Movimento Rete: ancora sulle coppie di fatto, Matteo Zeppa

Movimento Rete: ancora sulle coppie di fatto, Matteo Zeppa

Nessuno possiede la verità innata dentro il proprio io. Siamo tutti fallaci.
Parto da questo preambolo il cui finale porta direttamente ad una sola conclusione: il dialogo.
Dialogo che nei tempi e nei modi opportuni, porta sempre a scoprire le carte dei giocatori.
Ebbene, esso è stato di fatto negato da una larghissima schiera di persone tutte riconducibili alla Curia ed al Suo Vescovo. Ed il tutto nasce da una notissima, oramai, Istanza d’Arengo (più precisamente la numero 32, discussa ed approvata dal Consiglio Grande e Generale nel mese scorso e visionabile sul sito dello stesso) catalogata con la dicitura: “Cittadini sammarinesi per richiedere la modifica dell’art.15 della Legge n.118/2010 affinché il diritto alla convivenza sia esteso a tutti senza discriminazione alcuna”.
Quindi nulla che lasciasse paventare le terrificanti (per alcuni) convivenze tra non eterosessuali.
Di fatto tale Istanza richiedeva semplicemente la presa di coscienza di una evidente carenza normativa nel nostro ordinamento. Punto. Nulla di più di più nulla di meno.
Ed invece ecco alzarsi una levata di scudi da parte della corrente Cristiano-Cattolica (attenzione, tale termine non è usato con disprezzo, ma semplicemente osservando i firmatari di lettere di appoggio all’intervento del Monsignore) in primis con l’estemporanea nonché inopportuna uscita di Negri, che scambiò lucciole per lanterne -ma questo già lo dissi- seguito a ruota dal PDCS (recalcitrante di fronte ad un voto positivo espresso dall’intera aula) poi dai Parroci, (con affissione di foglio durante la Domenica) infine dai movimenti laici.
Tutti con un minimo comune denominatore: tacciare chi non la pensa come il Monsignore, avendo -secondo molti di loro- osato dare contro la sua uscita pubblica.
Signori miei tutti, qui non si tratta di ardire; si tratta di dialogare. Basta leggersi semplicemente il testo dell’Istanza stessa per capire che il dialogo che tanto millantate non lo vogliate affatto.
Nessuno è migliore o peggiore. Si scambia ciò con la presenza fisica degli aderenti -o meno- a degli schieramenti, ricordando tanto il tipico fenomeno del “machismo sociale”; ovvero: se si è numerosi e si riesce a fare una certa massa, si hanno maggiori possibilità di zittire le minoranze.
Sarebbe sin troppo semplice ricordare a voi tutti che anche l’ambiente clericale ha le sua pecche, nei millenni di storia umana. Tali e quali, ma con un peso specifico differente, a coloro che non ne fanno parte. TUTTI siamo peccatori. La differenza è che c’è chi crede che questi peccati si possano alleviarsi con la fede e chi invece che ciò non possa avvenire in quell’ambito, cercando in altre direzioni. Si chiama appunto “il mistero della fede”, che non ha un solo simulacro. Ne ha infiniti. Non esiste un migliore o un peggiore per il semplice motivo che in ballo c’è la natura umana, troppo sfuggevole per poterla rinchiuderla in settorialità ridicole.
Pertanto pare molto più semplice tentare di confermare certe posizioni di pensiero maggioritarie, piuttosto che uscire dal gregge e dire che probabilmente qualcuno ha commesso un errore di esposizione concettuale.
Carta canta, il testo è lì, visionabile da tutti anche da parte di coloro che ragionano utilizzando preconcetti.
Attaccare quell’Istanza, coloro che l’hanno studiata e proposta, coloro che l’hanno firmata, coloro che l’hanno votata in Consiglio, significa semplicemente che i primi a non voler cercare il dialogo sociale, e badate bene non religioso, siate proprio voi, che vi esponete solo quando vi vengono pestati i piedi, men che mai per altre situazioni sociali che hanno annientato la recente sovranità sammarinese. Appare che i primi a cercare un possibile scontro ideologico o di pensiero, siate infine voi.
Il terrore di uscire dal seminato è tale da riuscire ad obnubilare la ragione. Per non parlare poi del passo indietro auspicato dal partito di maggioranza relativa, su una votazione oramai effettuata.
Quello fu un lapalissiano messaggio dell’alta ingerenza che il potere spirituale ha da sempre avuto su quello normativo. Ciò è del tutto palese, sia ad un occhio cattolico che no.
Mi spiace tornare sull’argomento, ma la presa di posizione da parte di enti o associazioni che mai si esposero su altro, mi ha spinto nel (ri)farlo.
Mi auguro che l’iter burocratico che andrà a colmare tale carenza normativa, non debba fare i conti con l’ennesima stoccata del potere secolarizzante.
Dovesse accadere, si renderebbe evidente quanto detto poco sopra, e non saremo una terra libera.
Matteo Zeppa (movimento RETE)

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