Multata per Covid sul Titano, avvocato italiano trascina San Marino alla Cedu

Multata per Covid sul Titano, avvocato italiano trascina San Marino alla Cedu

Presentato a Strasburgo un ricorso il cui esito avrà, al di là del caso in sé, significativi risvolti sulla legittimità delle sanzioni elevate in quel periodo

ANTONIO FABBRI – Multata in periodo di restrizioni anti-covid in un bar del Titano, avvocato italiano contesta la sanzione e arriva fino a Strasburgo. L’episodio da cui ha tratto origine il ricorso alla Cedu risale al 5 aprile 2021, ironia della sorte quattro giorni dopo il famigerato festino di Via Gino Giacomini, con protagonisti politici che videro nessuna o quasi conseguenza. Ebbene, in quel periodo vigevano le restrizioni delle norme anti-covid

Secondo la ricostruzione della ricorrente riportata dalla Corte di Strasburgo, che ha pubblicato in questi giorni sul proprio sito lo stato del ricorso pendente, “il 5 aprile 2021 (Lunedì di Pasqua) alle ore 15 e 25, mentre si trovava in un bar-ristorante di San Marino con il suo compagno, residente a San Marino, e i figli, la ricorrente, la signora Cristina Bracci, cittadina italiana di professione avvocato e residente a Rimini, è stata multata con sanzione di 500 euro. Alla donna è stata contestata la violazione dell’articolo 2 del D.lgs. decreto n. 62 del 31 marzo 2021, che stabiliva che gli spostamenti all’interno di San Marino nel fine settimana di Pasqua, fossero limitati tra le ore 5.00 e le ore 20.00 alla luce della pandemia di Covid-19”.

Da quanto risulta scritto nel verbale redatto in loco e dal verbale dattiloscritto firmato dalla polizia in data 15 aprile 2021 – ricostruisce sempre la Cedu – la ricorrente aveva violato la disposizione perché, secondo gli agenti, non aveva giustificato motivo valido per essere presente sul Titano. Sono stati sanzionati di conseguenza anche altri residenti italiani presenti nello stesso locale. La patente di guida della donna in quell’occasione era stata anche sequestrata, in quanto straniera non sammarinese, fino a quando non ha proceduto successivamente al pagamento della sanzione il 3 giugno 2021.

Tuttavia la ricorrente (residente in Italia) – riporta la Cedu – ha ritenuto che nessuna norma le vietasse di essere presente in un bar-ristorante aperto al pubblico in San Marino con la sua famiglia. Ritiene infatti che il ricongiungimento di familiari

e conviventi rientrasse nella nozione di “necessità” ai sensi della normativa Covid-19, ed è stata multata pur rispettando i limiti del coprifuoco. Secondo l’avvocato non vi era quindi alcuna base per l’ammenda”, ricostruisce la Corte.

Così il 15 aprile 2021 ha proposto ricorso amministrativo alla polizia, ricorso che però è stato respinto. “In una successiva risposta datata 22 aprile 2021, notificata il 5 maggio 2021 – ricostruisce la Corte – si affermava che non vi erano errori formali negli atti relativi alla sanzione e si spiegava che il comportamento illecito a lei attribuito non era quello di essere in visita alla sua famiglia, ma di essere una straniera in un bar/ ristorante, che non era considerato una “struttura ricettiva”. 

La donna ha quindi depositato ulteriore ricorso dinanzi al Giudice Amministrativo di Appello, a proprio nome e firmandolo lei stessa come avvocato dopo essersi consultata con un avvocato del foro di San Marino presso il quale aveva eletto domicilio. L’avvocato sammarinese aveva così registrato il ricorso presso la cancelleria del Tribunale di San Marino. Due giorni dopo, però, il ricorso è stato dichiarato inammissibile in quanto “non depositato da un legale sammarinese o comunque non firmato da un legale sammarinese”. Non potendo quindi più ricorrere ad altri gradi di giudizio interno, la donna si è rivolta a Strasburgo.

L’avvocato Bracci, multata in periodo Covid, contesta dunque ai sensi dell’art. 6 della Cedu, che le sia “stato negato l’accesso a un tribunale per impugnare la sanzione commi- nata nei suoi confronti, a causa di un’interpretazione restrittiva della norma che non prevedeva in alcun modo che l’istanza di ricorso dovesse essere firmata da un avvocato sammarinese”. Non solo. La ricorrente lamenta anche di aver subito una discriminazione in quanto è stata multata solo perché italiana.

La Corte di Strasburgo ha al momento ricevuto il ricorso e lo ha iscritto tra le cause in discussione. Per questo ha formulato alle parti, lo stato di San Marino da un lato la ricorrente dall’altro, alcune domande. La prima rileva la discrepanza tra il primo verbale che richiama un articolo del decreto legislativo, e la successiva risposta che fa invece riferimento alle strutture ricettive. Chiede quindi di chiarire, vista la discrepanza, perché la donna sia stata sanzionata. Chiede inoltre se la sanzione sia di tipo penale o amministrativo e se la ricorrente avesse altre possibilità di ricorso interno. E ancora la Corte chiede se sia stato leso il diritto della ricorrente di accedere al tribunale dichiarandone inammissibile il ricorso e infine se sia stata effettivamente discriminata perché italiana.

Ora, il caso, al di là dell’importo della sanzione, è importante perché capace di mettere in discussione le norme e i provvedimenti adottati, oltre alle sanzioni elevate, durante il periodo Covid.

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

 

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