Rimini. Ivano Dionigi, l’ex rettore di Bologna presenta le tre eredità del latino

Rimini. Ivano Dionigi, l’ex rettore di Bologna presenta le tre eredità del latino

RIMINI  ‘A lezione di latino’, domani, venerdì 27 gennaio 2017: pubblica conferenza di Ivano Dionigi, lo studioso di Lucrezio e di Seneca.  

Comunicato stampa

Venerdì 27 gennaio 2017, alle ore 17,30 nell’aula magna della Fondazione Carim (Palazzo Buonadrata – Corso d’Augusto 62 – Rimini), il prof. Ivano Dionigi, ordinario di Lingua e letteratura latina, già rettore dell’Università di Bologna, terrà una pubblica conferenza su “Il latino, la parola e il tempo”, in occasione della pubblicazione del suo ultimo volume Il presente non basta. La lezione del latino (Rizzoli, Milano 2017). L’evento è a cura della Fondazione Igino Righetti-Università Popolare di Rimini

L’incontro con il prof. Dionigi sarà un momento di libero confronto su un tema che è oggetto di dibattito pubblico da qualche tempo. Sembra prevalere, almeno in Italia, l’opinione che solo il presente sia importante e che il passato sia ormai un inutile peso da lasciar cadere alle spalle. Nell’età della comunicazione simultanea, nell’età di twitter, anche il latino deve essere messo in soffitta, tra vecchi mobili e oggetti in disuso.
Appiattiti sul presente, sembra di poter fare a meno di un parlare che ha attraversato per secoli tutta la storia europea sino al punto di diventare “la lingua franca” di medici, naturalisti, scienziati e non solo di letterati di professione. La lezione del latino, come suona il sottotitolo del bel libro di Dionigi, è lì a dirci invece che il presente non basta e che consegna qualcosa di decisivo agli uomini, ai giovani di oggi ipertecnologici. Per Dionigi, “a fronte della chiacchiera imperante e di una vera e propria anoressia del pensiero,il latino ci mette a parte di una triplice eredità:il primato della parola,la centralità del tempo, la nobiltà della politica”.
Eredità di cui non si può fare a meno, che va continuamente conquistata in situazioni sociali e culturali radicalmente mutate e che ci proietta perciò verso il futuro da costruire. Non si tratta di mettere in discussione quanto scienza e tecnica hanno messo a disposizione di tutti, ma di renderci conto che attraverso l’apprendimento nella scuola di questa lingua, si difende la nostra umanità e si riscopre il gusto dell’impegno pubblico: per garantire la concretissima realtà della convivenza democratica, della Repubblica che i romani concepivano come “cosa del popolo” per cui la politica deve sempre perseguire il primato del bene comune, le ragioni del “noi” e non solo dell’Io.

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