San Marino. Io in galera non ci vado, parola di Giuseppe Roberti

San Marino. Io in galera non ci vado, parola di Giuseppe Roberti

SAN MARINO. Monica Raschi di Il Resto del Carlino pubblica un’intervista al prof. Giuseppe Roberti indicato spesso come il ‘gestore’ dei libretti  dei politici presso la Banca Commerciale Sammarinese più volte richiamati nel maxi processo  (indagine Conto Mazzini).

Reati contestati: Associazione a delinquere, vari episodi di riciclaggio e false comunicazioni sociali caso Penta.
Richiesta Procuratore del Fisco: 10 anni di carcere.
Sentenza di primo grado: 9 anni di carcere; 8 mila euro di multa, 4 anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, confisca delle somme sequestrate per 1.026.047,56 e del denaro, beni o altre utilità fino a raggiungere 7.911.687,24 euro.

Il Resto del Carlino titola: L’intervista. Giuseppe Roberti dopo la pesante condanna / “Nessuno mi metterà mai in galera perché io comunque vincerò/ «Mi hanno  chiamato in tanti modi: Rasputin, Bisignani solo perché tenevo i rapporti tra la politica sammarinese». 
Giuseppe Roberti, ambasciatore ed ex presidente della Banca commerciale sammarinese, condannato a nove anni e al sequestro di beni per quasi otto milioni di euro nel processo Conto Mazzini, non intende rassegnarsi alla sentenza del giudice Gilberto Felici e afferma che «nessuno mi metterà mai in galera, perché io vincerò. C’è l’appello poi la Corte di Strasburgo». E intanto se ne sta ben lontano da San Marino.
 
Immagino che non querelerà nessuno perché, come Andreotti diceva di se stesso, ‘possiedo il senso dell’umorismo’.
«Sono io che ne avrei da dire tante. Potrei parlare per ore, ma posso dire che il finanziamento della politica era all’ordine del giorno sul Titano, almeno fino a quando non è stata varata la legge, nel giugno 2006. E tutte le accuse che mi vengono avanzate riguardano periodi precedenti». 
Comunque era lei che tesseva le fila dei rapporti politici e le accuse nei suoi riguardi sono rimaste molto pesanti.
«E’ vero che venivano da me per risolvere le loro beghe e io cercavo di fare accordi che poi regolarmente non venivano rispettati. Ecco era questo il mio potere. Comunque per quanto riguarda il Conto Mazzini io non sono stato nemmeno sentito perché non c’è interesse a sapere come stanno realmente le cose. Sa perché è stato fatto questo processo?
Provi a dirmelo lei. (…) 

Leggi l’intera intervista di Monica Raschi  pubblicata il giorno dopo
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