San Marino. Il credito di imposta compare a cavallo fra 2006 e 2007

San Marino. Il credito di imposta compare a cavallo fra 2006 e 2007

SAN MARINO. Da mesi l’attenzione dei sammarinesi viene concentrata  sul sistema bancario dove la politica ha bisogno di continuare a nascondere l’immane capitale pubblico assorbito dai faccendieri forestieri e sammarinesi. Questi non solo per oltre un decennio hanno capitalizzato i guadagni e socializzato le perdite, ma sono intenzionati ad andare avanti fino a coprire ogni traccia di quanto avvenuto ed ancora a spese dello Stato.

Tutto è partito con l’introduzione del credito di imposta  per salvare le banche andate in difficolà in genere per ruberie messe in atto all’interno delle banche stesse. Qui l’espressione ‘mala gestio‘ va intesa come un eufemismo. Qui c’è chi ha operato in regime di immunità giudiziaria, oltre alla immunità  assicurata – avrebbe potuto essere altrimenti? – da Banca Centrale. 

Prima banca ad usufruirne, la chiacchieratissima Banca del Titano. Trattando della vendita di  Banca del Titano nasce l’idea di concedere il credito di imposta a chi subentra a una banca in difficoltà. Se ne parla a cavallo fra 2006 e 2007 quando si incontrano i rappresentanti del governo, i vertici di Banca Centrale e certi personaggi che operavano nella Cassa di Risparmio di Teramo (Banca Tercas) o gravitavano attorno a detta Banca, ben noti al direttore della banca stessa, Antonio Di Matteo, proveniente da Unipol.
In quel periodo, a San Marino, erano membri del Comitato per il Credito ed il Risparmio:  Stefano Macina, Fiorenzo Stolfi, Tito Masi e Ivan Foschi.
Erano allora rispettivamente Presidente e Direttore di Banca Centrale:  Antonio Valentini e Luca Papi.  

Nell’occasione a  favore di quei di Tercas non solo si dette il credito di imposta ma   si spese  anche una somma enorme per coprire certi buchi in banca su cui il tribunale non ha mai indagato perché agli ex amministratori fu concessa una immunità giudiziaria da Banca Centrale (a firma di Antonio Valentini). Lo  Stato non ha mai recuperato nulla perché, nell’occasione,  nonostante la enorme somma investita,  fu  dichiarato da Banca Centrale, non creditore.  

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