San Marino. Massoneria? Michele Bovi sulla nascita della Serenissima Gran Loggia e poi i contrasti

San Marino. Massoneria? Michele Bovi sulla nascita della  Serenissima  Gran Loggia e poi i contrasti

SAN MARINO. Michele Bovi ha indagato sulla massoneria sammarinese intervistando alcuni personaggi addentro alla materia, cominciando dall’avv. Alvaro Selva  ( leggi prima puntata). Ha raccontato  di  Giacomo Maria Ugolini (leggi seconda puntata). Qui ci dice della nascita della Serenissima Gran Loggia della Repubblica di San Marino. Il tutto   in un servizio pubblicato sul mensile sammarinese SUPER n. 6,  novembre 2017.

MICHELE BOVI, giornalista e autore di saggi. Ha realizzato inchieste televisive su diritto d’autore e plagi musicali. Le sue ricerche internazionali sugli antenati del videoclip lo hanno accreditato come massimo esperto della materia. Alla RAI è stato caporedattore centrale del Tg2, dirigente di Raidue e capostruttura per l’intrattenimento di Raiuno. Ha ideato programmi TV di successo come Eventi Pop, I ’60 a colori, TG2 Mistrà, DaDaDa, TecheTecheTe’, Segreti Pop.  Nel febbraio scorso ha pubblicato il saggio  ‘NOTE SEGRETE Eroi, spie e banditi della musica italiana‘. 

Titolo: A che loggia appartieni? / Tutti i grembiulini del Titano / Ieri e oggi: i protagonisti della massoneria sammarinese

(…) … Domenico Bruschi, 81 anni, il più antico massone vivente della Repubblica di San Marino.
Nato e cresciuto a New York, Bruschi è una gloria dello sport del Titano, nell’automobilismo come pilota di rally e soprattutto dell’aeromodellismo di cui è stato più volte campione europeo, e poi a lungo alla guida della Federazione di automobilismo e dal 1981 al 1989 presidente del CONS, il comitato olimpico sammarinese. Di professione bancario, alla Cassa di Risparmio di San Marino è stato per tredici anni vicedirettore generale, “l’ultimo eletto dall’Assemblea degli azionisti – ama evidenziare – e non dal Consiglio d’amministrazione come accade tuttora”.
Domenico Bruschi è iscritto alla massoneria dal 1969. “Confermo quello che rivelò Gamberini: all’epoca non c’erano logge a San Marino e quella di Rimini era ritenuta irregolare. Io fui iniziato nella loggia di Pesaro, intitolata a Giuseppe Garibaldi, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. Successivamente, assieme a quel galantuomo d’altri tempi di Federico Micheloni, fondammo a Rimini il primo gruppo riconosciuto dal dopoguerra dal GOI: la Loggia Europa”.
Rapporti con Licio Gelli?
Non io personalmente. Una volta vennero a trovarci dei confratelli fiorentini proprio per parlarci di Gelli e chiederci così di sostenere la sua posizione nel dibattito che si era aperto all’interno del Grande Oriente d’Italia. Soltanto un affiliato della loggia riminese, che lo aveva conosciuto e brevemente frequentato, si palesò favorevole. Gli altri, io in testa, contrari. Dicemmo no: la P2 è un centro di potere, non può che nuocere all’immagine della massoneria. E questo molto tempo prima della condanna della società civile nei confronti di Gelli”.
Fu il clamore sollevato dalla loggia costituita a San Marino da Ugolini a spronarvi a fondare finalmente un tempio nella vostra terra?
L’iniziativa di Ugolini ci convinse dell’urgenza di portare ordine in un magazzino di ideali messo a soqquadro da spregiudicate fantasticherie, insomma il rischio di lasciar crescere anche sul Titano una sorta di P2 che cancellasse i precipui ideali della massoneria, consistenti nella straordinaria opportunità per recepire inconsuete esperienze culturali attraverso un’intesa etico-morale tra uomini davvero liberi”.
E nel 2002, secondo la vostra fraseologia, furono innalzate in San Marino le colonne all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia.
Sì, una prima loggia – Guaita – poi altre due – Cesta e Montale – per arrivare a formare nel giro di un anno la Serenissima Gran Loggia della Repubblica di San Marino con al timone, ovviamente, Federico Micheloni”.
Un’acquisizione di sovranità e autonomia rispetto al Grande Oriente d’Italia?
La comunione restava la stessa, anzi il gran maestro del GOI, l’avvocato di Bagnacavallo Gustavo Raffi, verosimilmente venne incontro alle nostre esigenze con un aiuto economico per affittare e arredare la sede del tempio a Rovereta, appena dentro i nostri confini”.
Verosimilmente?
Non ero il tesoriere pertanto non posso essere preciso sull’entità dell’aiuto. Di certo con le sole quote ordinarie di 21 liberi muratori non potevamo raggiungere un tale decorosissimo risultato”.Una punta di attrito nei confronti del governo del GOI?
Anch’io ho fatto parte del governo del Grande Oriente d’Italia, con l’incarico di revisore delle nuove logge. Gli attriti arrivarono in seguito”.
Alla scomparsa del professor Micheloni, nel 2006? Forse perché si aspettava lei di assumere l’incarico di gran maestro?
Me lo proposero, proprio perché Micheloni mi aveva sempre indicato come suo erede naturale, ma fui io a rifiutarlo. Diventò gran maestro Italo Casali, mio caro amico ed ex compagno di avventure di rally: io pilota, lui navigatore. Preferii fare un passo indietro. Ero entrato in un convulso vortice di guai. Avevo concesso la mia firma d’avallo presso la mia banca, la Cassa di Risparmio, a sostegno dell’impresa aziendale di un altro amico, Pietro Muzio, figlio del direttore del Cotonificio del Titano all’epoca nella proprietà del Credito Industriale Sammarinese. Muzio si manifestò insolvibile e io fui chiamato a rispondere in solido dei suoi debiti. Li ho pagati fino all’ultimo centesimo”.
La Cassa di Risparmio di San Marino, alla cui direzione generale alcuni avrebbero visto lei come ideale candidato, non le venne incontro?
Diciamo pure che la Cassa mi affondò. Il direttore Mario Fantini si oppose a ogni tipo di trattativa. In seguito trovai più di un acquirente per la mia villa: offrivano un milione e mezzo di euro, somma adeguata a chiudere le pendenze dovute alla mia imprudente firma di garanzia. Ma anche i successori di Fantini non ne vollero sapere. Qualche anno dopo la mia villa fu venduta dalla stessa Cassa per una cifra inferiore a ottocentomila euro. Un mirabile esempio di oculata amministrazione. Il mio incubo si è chiuso da pochi mesi con una transazione dolorosa: ho perso la mia abitazione ma riconquistato la serenità. Furono quelle preoccupazioni a convincermi a declinare la proposta di gran maestro. La mia vicenda era a rischio strumentalizzazione e avrebbe potuto danneggiare il ritratto della confraternita”.
Dalla quale comunque uscì poco tempo dopo.
Sì. Ci fu un impetuoso diverbio al vertice. Secondo alcuni, e io tra questi, un fratello aveva modificato a suo favore lo statuto: paragonammo l’accaduto al passaggio della Fattoria degli animali di George Orwell in cui i maiali nottetempo emendano il testo del regolamento che da ‘gli animali sono tutti uguali’ diventa ‘gli animali sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri’. A dirimere la controversia fu un altro affiliato, un avvocato riminese, che dette ragione alla controparte costringendoci a lasciare la Serenissima”.
E così a San Marino nacque una nuova loggia.

(Continua)

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