SAN MARINO. Dalle carte del processo Conto Mazzini pare che 100-150 persone abbiano movimentato 800–1100 milioni di euro in una decina d’anni o poco più. Sotto indagine 8 ex Segretari di Stato e 5 ex Capitani Reggenti. Eppure la classe politica si comporta di fatto come se nulla fosse accaduto.
Il processo Conto Mazzini ha portato allo scoperto il sistema criminoso cresciuto nel sottobosco politico affaristico concimato a suo tempo da 548 società anonime, oltre 300 immobiliari, 120 fondazioni circa, migliaia di società per azioni e società a responsabilità limitata con azioni e quote intestate a fiduciarie (anche dei paesi offshore). Tutto in piena liberalità, anche nel sistema finanziario in mano a filibustieri senza scrupoli: facevano più controlli gli enologi del consorzio vini che non la vigilanza di BCSM‘.
Non è vero che non è successo nulla e che non dobbiamo preoccuparci. Questi delinquenti hanno messo a rischio il futuro del nostro Paese. Un Paese che per costruirlo ci sono voluti 1700 anni. Hanno messo a rischio l’avvenire nostro, dei nostri figli, dei nostri nipoti.
Ha scritto Antonio Fabbri nell’incipit di “Tangentopoli, Conto Mazzini, sesto volume” (nelle edicole e librerie di San Marino, €5, Carlo Filippini Editore): Le condotte di riciclaggio, corruzione, frode che emergono dalle carte, sono reati a vittima diffusa. Danneggiano tanti e, proprio per questo, non si ha la percezione che, in realtà, danneggiano ogni singolo cittadino. Nessuno percepisce direttamente di essere vittima di questi reati. Anzi, a volte li accetta come normali, come “le cose funzionano così”, voltando spesso la testa dall’altra parte e magari guardando con una punta di invidia i “vincenti”.
(*) QUANDO NON TACERE È UN DOVERE è il titolo di una raccolta di articoli (dal 1997 al 2002) di Marino Cecchetti pubblicato nel 2003. Si legge nella prefazione: ““Al governo si è avuto un girotondo di politici, i quali, … in genere hanno brillato per l’assenza di qualsiasi idea guida e per la scandalosa disponibilità a farsi corrompere”.