San Marino. Legge elettorale approvata d’urgenza

San Marino. Legge elettorale approvata d’urgenza

Delirio di insipienza

“Dobbiamo approvare la legge in fretta e furia”. Queste le esultanti parole pronunciate in Consiglio. Non è chiaro se qualcuno si sia reso conto, lassù dentro, che l’espressione ha una accezione negativa, seppure si sia voluta far passare come positiva. Ma il ribaltamento, non della sola realtà lessicale, è ormai di casa nel Paese. 

ANTONIO FABBRI Il pastrocchio che è stato fatto con la legge elettorale approvata d’urgenza è il frutto di un delirio di insipienza che porta a una bulimia del fare le cose peggio che si può. Chi più ignora è diventato l’ideologo, il pensatore eccelso, il pastore del gregge dell’incompetenza istituzionalizzata che emargina chi ancora mostra un po’ di conoscenza e buonsenso.

Mai vista una seduta del Consiglio così caotica, contraddittoria e raffazzonata. Sarà che doveva cadere il governo oggi? Mah, pazienza, cadrà domani. Comunque sia non è un buon motivo per fare coi piedi una legge così complessa come quella elettorale, che a volte non basta neppure metterci più teste pensanti per farla girare come si deve.

E allora, nell’obnubilazione da voglia di fine legislatura, l’opposizione rinuncia a tutto pur di fare in fretta e una parte della maggioranza trascina nella condivisione ridicola del “quieto vivere a tutti i costi” anche gli alleati più perplessi.

Risultato: la minoranza sbraga su tutto nel merito, pur di imporre un metodo che costringerà a rimettere le mani a settembre ad una normativa che non gira. La maggioranza, per dare la prova d’armonia e accondiscendere ai proclami capricciosi dei più scalpitanti, si fa imbarcare in una approvazione frettolosa a cui occorrerà rimediare… ammesso che prima non accada nulla che costringa ad andare alle urne con una normativa monca, non chiara, che mette in difficoltà gli uffici, l’amministrazione, i cittadini votanti, la Reggenza ed ha profili di incostituzionalità tali da rischiare di fare annullare le elezioni una volta fatte. Geniale. Quindi: sbarramento “mai sopra il 4%”, decretava nel dibattito almeno una parte della minoranza… bene, è stato portato al 5%.

Preferenze: “tre anni fa i cittadini avevano deciso che fosse una”, insisteva l’opposizione, almeno una sua parte… torneranno tre, senza manco prevedere la rappresentanza di genere.

Apparentamenti: i cittadini “hanno deciso che siano i partiti ad accordarsi, basta inserire il quesito così com’è”, si è pontificato… ed ecco che viene inserita la “dichiarazione preventiva e vincolante” di alleanza, che fa domandare a che cosa sia servito tutto il bailamme del referendum, ma soprattutto lascia aperti dei buchi normativi dai quali entrano pesanti spifferi di inapplicabilità. Nel merito, insomma, un successone per l’opposizione, non c’è che dire. Anche se nella minoranza c’è chi sghignazza.

Nel metodo non è migliore il ragionamento fatto da qualcuno in maggioranza: “Che bello! Diamo un segnale forte: approviamo una legge fatta male con urgenza tutti insieme, che poi a correggerla ci penseremo a settembre”… se ci si arriverà. Beh, davvero un ragionamento serio per forze che guidano, si fa per dire, il Paese e si assumono la responsabilità dell’irragionevolezza per compiacere l’unanimismo con l’opposizione. Un successone per la maggioranza. Insomma, nell’attuale legge elettorale come uscita dall’ultimo sconclusionato Consiglio, non si sa come funzionerà la dichiarazione preventiva e vincolante: se sia univoca, se necessiti di un pre-accordo, il che non farebbe cambiare molto le cose rispetto alla legge abrogata; non si sa cosa succeda se con l’alleanza pre-dichiarata non si raggiunge la maggioranza dei seggi; quale programma valga di fronte ai cittadini, se e come si vada al ballottaggio, se e come si applichi l’antiribaltone.

La verità è che il quesito referendario era un pastrocchio e una fregatura… e un pastrocchio e una fregatura è pure la legge che lo recepisce.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino

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