Nuovo contratto Pa a San Marino, ancora polemiche: “Troppe discrepanze, il ‘nuovo regime’ sarà nettamente peggiorativo”

Nuovo contratto Pa a San Marino, ancora polemiche: “Troppe discrepanze, il ‘nuovo regime’ sarà nettamente peggiorativo”

Riceviamo e pubblichiamo

Al giorno d’oggi si attribuiscono sempre maggiori responsabilità alla scuola e a noi insegnanti. Responsabilità di cui noi docenti siamo fieri di farci carico ma che emergono spesso solo quando serve criticare l’intero sistema. 

Per ogni triste fatto di cronaca si leggono articoli in merito all’educazione familiare e  scolastica: la scuola deve pensare a istruire, includere, accogliere, accudire, educare ma anche a formare individui emotivamente intelligenti, rispettosi dell’altro, del  diverso e dell’ambiente. La scuola deve prevenire il bullismo e le violenze, deve  occuparsi di educazione alimentare, affettiva e di cittadinanza. La scuola deve  promuovere gli apprendimenti, da quelli tradizionali a quelli innovativi e digitali; la  scuola non deve dimenticarsi della socialità, delle attività manuali ed extra  scolastiche. 

È sempre più importante il rapporto e la relazione con i genitori, il lavoro che viene  svolto in squadra e in collaborazione con tutti i servizi socio-educativi. Doveroso da  parte nostra accompagnare e supportare le famiglie in questo periodo storico ancora più complesso e delicato. 

Ecco il punto: alla scuola e a noi insegnanti si chiede tanto, sempre di più. Questo è giusto e lecito, dopotutto siamo noi ad avere in mano il bene più prezioso di ogni  famiglia e del futuro del mondo, ovvero i bambini. Eppure non facciamo altro che  dover difendere la nostra categoria perché la scuola non riesce più, da anni, ad  avere il rispetto e la considerazione sociale che merita. Di riflesso, questo, accade a noi docenti. 

Ma come può una popolazione avvalorare il nostro ruolo quando in primis chi ci  governa ci scredita, non riconosce il nostro impegno, la nostra dedizione e la nostra formazione e mette in atto azioni che mostrano scarsa conoscenza di questa realtà e  della sua importanza? 

Sono di questi ultimi giorni le tante considerazioni sull’ormai “famoso” allegato 2  della bozza del contratto collettivo per la PA, allegato sul quale siamo stati chiamati ad esprimerci venerdì 24 novembre noi insegnanti precari e stabilizzati in seconda  fascia. In questo periodo ci siamo confrontati con i sindacati e diversi Segretari di Stato ed esponenti della politica ci hanno ricevuti ascoltando, così ci è sembrato, tutte le nostre perplessità in merito. Tra le varie questioni da noi sollevate c’era anche quella della retribuzione degli insegnanti stabilizzati dal 2022 in avanti, perché  il così detto “nuovo regime” sarà nettamente peggiorativo per noi. Conosciamo le difficoltà dello Stato e, da persone intelligenti come ci riteniamo, comprendiamo la necessità di dover trovare un compromesso.

Ma com’è possibile creare discrepanze così importanti dal punto di vista remunerativo all’interno della stessa categoria? Svolgiamo le stesse mansioni e  abbiamo le stesse responsabilità. 

Dov’è la logica di un’indennità di posizione data dopo 7 e 15 anni di servizio se siamo docenti dal primo giorno? Nei primi 7 anni lavoriamo di meno per caso? Qual è la differenza tra noi e i colleghi più anziani che hanno la nostra stessa posizione ma che l’hanno vista riconosciuta economicamente da subito? Infine, qual è la differenza tra un insegnante della scuola superiore che riceverà la prima parte della sua indennità di posizione dopo 4 anni di servizio (ovviamente le perplessità sono verso le normative e non verso l’operato dei colleghi) e quello della scuola elementare che deve aspettarne 7? 

Invece che dare valore alla nostra formazione (tutti noi abbiamo almeno una laurea magistrale e molti di noi anche master e corsi di specializzazione nel nostro curriculum), invece che considerare la crescente complessità della realtà scolastica, invece di voler dare la giusta considerazione al nostro ruolo si sceglie di continuare a screditarci con annesse prese in giro. Sì, parliamo di prese in giro perché ora ci sentiamo dire che nessuno di noi avrebbe mai esposto il problema della retribuzione e che avremmo parlato soltanto delle modalità di valutazione del nuovo personale. 

Cari governanti, cari politici, cari sindacalisti, la tematica retributiva è stata ampiamente trattata in tutti gli incontri e confronti avuti insieme. Forse la vostra è una questione di sfiducia nei nostri confronti? Ritenete opportuno valutarci, e osservarci, nonché operare tagli remunerativi che aumenterebbero  ulteriormente il divario tra docenti di ruolo e nuove leve. 

Se di fiducia si tratta, ci chiediamo allora di riflesso, noi su chi potremo riporre la nostra fiducia? Nel frattempo continueremo a svolgere la nostra professione con gioia, entusiasmo, amore e dedizione e proveremo a guadagnarci noi il riconoscimento che voi non riuscite ad attribuirci. 

 

 

Un gruppo di insegnanti delle scuole elementari

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