Orietta Ceccoli: “Dalla relazione sui disastri bancari a San Marino”

Orietta Ceccoli: “Dalla relazione sui disastri bancari a San Marino”

Sto completando la lettura della relazione della Commissione Consiliare d’inchiesta sui dissesti bancari e come cittadina, che ama la Repubblica, sono completamente sconvolta per quanto ho letto. Ho appreso, attraverso una narrazione coordinata, che nel giro di pochi anni, circa 14 anni, sono state compiute una serie di irregolarità, tante azioni speculative e tante azioni predatorie di “una cricca o di più cricche” a danno di gruppi di risparmiatori e di cittadini.
Ne consegue l’obbligo, che ci dovremmo porre individualmente e come comunità, perché è accaduto tutto questo? Perché l’amata Repubblica è entrata nel buco nero della decadenza e della crisi fino al rischio di default? Quali sono le cause e quali le responsabilità? Perché le istituzioni sono così fragili da non avere baluardi e contrappesi per impedire che il processo di predazione continui e non si ripeta?

Domande legittime e necessarie!!! Domande che non solo pochi cittadini dovrebbero porsi, ma tanti più cittadini, che oggi sono silenziosi e distratti. Forse pensano che la Divina Provvidenza interverrà? Non riescono o non vogliono fare previsioni, il default lo debbono toccare con mano, lo debbono sentire sulla loro pelle, per capire! Ma se questa è la loro prospettiva, la soluzione sarà più dolorosa.

Intendo esprimere un aperto ringraziamento all’intera commissione d’inchiesta. Hanno prodotto una documentazione, hanno concretizzato una narrazione importante, hanno rotto il muro della segretezza e dell’omertà dell’agire della cricca o delle cricche. La trasparenza è un antidoto, ma da più parti non si vuole ancora capire quale sia la sua potenza. I membri della Commissione dì Inchiesta sono prevalentemente giovani, salvo poche eccezioni. Se questi giovani vogliono superare il ruolo di narratori e assumere il compito di innovatori, hanno tanto spazio per la loro azione. Debbono assumere questo coraggio e questa volontà, superando e agendo all’interno dei partiti di appartenenza, diventando così classe dirigente competente e responsabile.

Entrare nel buco nero
Entrare nel buco nero, è una metafora, per poter elencare le fasi di un processo perverso, che si trova descritto nella relazione della Commissione d’Inchiesta. Anzi la relazione integrale dovrebbe essere consegnata a tutte le famiglie sammarinesi. Almeno un membro per famiglia dovrebbe leggerla e commentarla nell’ambito familiare.
Il processo di finanziarizzazione dell’economia sammarinese parte con persone o gruppi di persone che hanno progetti di business nel settore bancario e finanziario, campo molto delicato, da regolamentare e monitorare. Hanno competenze imprenditoriali e professionali diversificate, in prevalenza insufficienti, ma precisi obiettivi di puro carattere speculativo. Chiedono licenze bancarie e professionali e le ottengono con estrema facilità.
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Il Congresso di Stato, a composizione diversa secondo le maggioranze al potere, concede le licenze bancarie (1999- 2003), ma come si legge mancano le verifiche sulla professionalità dei soggetti autorizzati all’esercizio della gestione del risparmio e del credito e sono carenti le verifiche sulla necessaria onorabilità dei gestori di imprese bancarie e finanziarie (si veda da pag 56 a 66).
In taluni casi emergono fenomeni di corruzione attraverso tangenti ed uso di “libretti al portatore”. Il tema può essere approfondito seguendo il filone giudiziario.
Sono documentati i fatti di soci di banca e non solo, che per puri scopi speculativi, chiedono credito alla loro stessa banca, che in taluni casi usano per capitalizzare lo stesso Istituto. Questi crediti sono concessi con poca attenzione rispetto ai criteri di merito creditizio e di solvibilità del fruitore, invece indispensabili. Tant’è che questi crediti non vengono restituiti e si creano NPL (crediti non performanti), che incidono negativamente sui bilanci di alcune banche. Gestioni economiche e finanziarie di istituti bancari di questo tenore, provocano forti perdite di esercizio, che prolungate nel tempo assorbono i capitali sociali degli stessi istituti.
Due concetti diventano virali: la banca non deve fallire; l’investimento finanziario dovrebbe essere coperto”. Partono le politiche e le strategie di copertura delle perdite bancarie con il credito d’imposta o sussidi per le capitalizzazioni di alcuni istituti. L’onere delle perdite bancarie sono trasferite al bilancio pubblico, quindi l’onere viene addossato al cittadino e al contribuente. Da considerare la diversa trattazione del rischio d’impresa: il diritto societario addossa all’imprenditore dell’economia reale, l’onere del rischio d’impresa e regolamenta l’istituto del fallimento. Diverso è il trattamento del banchiere e diversa è la responsabilità degli amministratori, che in molti casi, come si legge nella relazione, sono coperti nelle loro responsabilità dalle manleve o dalle ratifiche.
La strategia appena descritta provoca crisi di liquidità del bilancio dello Stato.
La soluzione adottata per fronteggiare questa crisi di liquidità è ricorrere all’indebitamento estero, con tassi di interesse elevati e tempi di restituzione del debito estero a breve termine.
I tassi d’interesse dell’indebitamento estero incidono pesantemente sul bilancio dello Stato e invece di puntare ad un saldo primario positivo, anche attraverso la riqualificazione della spesa pubblica, si punta ad un aumento annuale del deficit. Il prestito estero ottenuto dai mercati finanziari, viene destinato per dare sussidi alle banche e a copertura delle spese correnti, tant’è che qualche esponente politico dice alla popolazione “vi abbiamo pagato gli stipendi e le pensioni! Perché criticate!” Se si chiedesse a Mario Draghi di dare la sua valutazione sul debito sammarinese e sulla sua destinazione, direbbe” Ma questo è debito cattivo!!! Bisogna cambiare rotta!!!”
Siamo sempre all’interno del buco nero e siamo sempre sullo stesso percorso. Ma ecco che la parola salvifica diventano le Riforme. Ma quali riforme: non certo quelle per aumentare la ricchezza nazionale, il benessere collettivo. Riforme per trarre risorse dai cittadini, dai contribuenti, dai pensionati. Queste sono le prospettive in atto, basta attendere per sapere di avere ragione o di avere torto. La seconda parola salvifica diventa la creazione di nuovo debito, questa volta interno. Ma anche con questa soluzione siamo, come Repubblica, sempre all’interno del buco nero.
Un primo passo positivo è stato fatto, l’analisi dei nostri guai. Un modo per andare avanti e per uscire da buco nero può essere quello di individuare le criticità del sistema e utilizzare tutte le risorse umane e professionali per individuare e definire le politiche e le strategie per fuoriuscire dal percorso perverso attuale. Papa Francesco dice: la speranza non delude. Il nostro ancoraggio è nella speranza.

Orietta Ceccoli

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