Corriere Romagna San Marino
Il Palazzo trema
Mistero Bcs, spuntano altri conti
sospetti
La magistratura ha impiegato tre mesi per sequestrare una
marea di carte / Lievitano anche i milioni che sarebbero stati prelevati dai
cinque politici di tre partiti
Patrizia Cupo
Non uno, ma più conti. E tutti intestati a
Giuseppe Mazzini, ma dai quali avrebbero attinto sempre i soliti cinque
esponenti politici
Una marea di carte, e centinaia di movimentazioni bancarie per un totale
di soldi ben superiore a 2 milioni di euro (cifra relativa in realtà a un solo
“rapporto”), che la magistratura ha impiegato ben tre mesi per recuperare dagli
uffici della Banca commerciale sammarinese, ora
commissariata.
Prelievi e finanziamenti di tali entità da far
rabbrividire metà tribunale.
Trema di certo di più il Palazzo: mentre impazza il toto-politico alla
ricerca dei cinque nomi apposti ai libretti al portatore usati per i prelievi
dei contanti, dopo le rivelazioni pubblicate dal Corriere Romagna, più d’uno
chiede l’apertura di una commissione d’inchiesta. Tra
tutti, Noi sammarinesi, al Governo
al fianco di Dc, Psd e Alleanza popolare.
«E’ giunto
il momento di azioni forti per chiarire le eventuali responsabilità dei singoli,
affinché i disonesti non si possano confondere con gli onesti. E’ ora che la
sana politica – scrive il movimento – si smarchi da quella cresciuta nel
malaffare». All’appello, dai banchi dell’opposizione, si unisce anche Sinistra
unita: «Se i fatti verranno confermati, è ovvio serva una commissione
d’inchiesta per fare piena luce», si scalda il consigliere Ivan Foschi.
Un vero buco nero, i conti Mazzini. Non a caso, la magistratura ci sta
lavorando da oltre un anno. E non a caso, l’intera inchiesta Bcs è declinata in
più parti. Quella relativa ai rapporti intestati all’omonimo del repubblicano
italiano è finita mesi fa sulla scrivania del commissario della legge Simon Luca
Morsiani.
Sarà lui a valutare se i prelievi, del tutto esistenti, siano realmente
riconducibili alle firme riportate in calce alle movimentazioni di denaro. Non è
infatti ancora escluso che i nomi citati, ossia quelli dei cinque politici
sammarinesi (in quota a tre partiti), siano in realtà stati usati come
“prestanomi”, appositamente per costruire una calunnia. Ma se così non fosse,
quanto scoperto dai tecnici dell’Agenzia di informazione finanziaria e dai
magistrati rischia di riscrivere la storia del Titano. Chi ha rimpinguato quei
conti?
Chi foraggiava i politici?
E che fine facevano i soldi?
Erano regalie o finanziamenti occulti ai partiti?
Una risposta la magistratura potrebbe trovarla non solo analizzando le
movimentazioni di denaro, ma anche scandagliando i pochi dati a corredo
dell’apertura dei conti. Questi, tutti intestati a Mazzini, avrebbero nascosto
nei dati anagrafici i collegamenti ai reali frequentatori dei conti (così come
era prassi all’epoca coi libretti al portatore). L’indirizzo di residenza, o la
data di nascita dell’intestatario Mazzini, o ancora il numero di telefono: forse
sono questi gli elementi che nascondono la tracciabilità dei protagonisti
dell’amara vicenda.
Ma mentre la magistratura va lasciata al suo lavoro, la politica si scalda.
«Noi Sammarinesi – si legge nella nota – ha sempre denunciato i pericoli del
malaffare e della corruzione. Già dal momento delle perquisizioni effettuate in
Banca commerciale e nelle due finanziarie collegate – Finproject
e PradoFin
– avevamo evidenziato la necessità di fare luce sui preoccupanti rumor che
circondavano l’operatività di queste società. Allo stesso modo, chiedemmo
l’immediata revoca dei passaporti diplomatici a due figure collegate alla banca:
Gian
Luca Bruscoli e Giuseppe Roberti». Ex consigliere di Finproject il primo (quello
del famoso segreto libico che doveva fermare le perquisizioni), ex
responsabile dell’antiriciclaggio per Bcs il secondo.