Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Stipendi pubblici, il governo rimanda i tagli

Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Stipendi pubblici, il governo rimanda i tagli

Corriere Romagna San Marino

Si inceppa la spending review

Stipendi pubblici, il governo rimanda
i tagli

Rtv e Giochi del Titano hanno già detto “no”. “Paperoni” a
Banca centrale: per loro, la scure del 35% / Caos sui contratti di natura
privata, Felici: “Dobbiamo studiare come attuarli ma faremo presto”

Patrizia Cupo

 SAN MARINO. Tagli agli stipendi
pubblici, ma anche alle paghe d’oro:
il governo “congela” la scure. «La
legge va applicata, ma stiamo valutando
come», ma Felici assicura: «Ci
impiegheremo poco».

Il segretario alle Finanze rassicura
“Il taglio coinvolgerà tutti: dipendenti,
dirigenti e collaboratori”.
A via del Voltone, paghe d’oro:
300mila euro al presidente,
190mila al direttore e 156mila al vice

«Ci impiegheremo poco
». E’ caos sulle paghe da
tagliare, specie nel settore
pubblico allargato: Rtv
e Giochi del Titano si sono
già dette contrarie alla
scure dell’1,5% sui contratti
(«I nostri son privati
»); mentre a Banca centrale
e in Carisp tutto è
fermo, «ma il taglio coinvolgerà
tutti, anche i super
emolumenti a consulenti
e manager, come dice
la legge», assicura Felici.
Il riferimento sembra
essere proprio ai dirigenti
di Banca centrale, dove
il divario tra i vertici e il
resto dei dipendenti è
davvero elevato: c’è il presidente
Renato Clarizia
(che da solo si porta a casa
300mila euro lordi, oltre a
viaggio, vitto, alloggio e
telefono), il direttore generale
Mario Giannini
(uomo da 190mila euro
all’anno netti), il vice direttore
Daniele Bernardi
(che vanta una paga da
156mila euro annui, con
tanto di indennità di funzione
da 15mila euro). Sui
primi due dovrebbe abbattersi
la scure del 35%,
stando alla finanziaria
che prevede un taglio così
elevato per gli stipendi over
180mila euro: e poco
importa se i contratti sono
“ad personam” (quello
di Clarizia non sottosta alla
normale contrattazione
sindacale ma è deciso direttamente
dal cda), e a
scadenza; il taglio avrebbe
dovuto insistere dal
primo gennaio anche su
questi contratti, ma le paghe
del mese scorso non
subiranno invece nessuna
decurtazione. Forse da
febbraio, ma chissà.
Rtv e Giochi del Titano. I
dubbi della segreteria alle
Finanze circa il taglio lineare
dell’1,5% sugli stipendi
pubblici, così come
deciso dalla Finanziaria
approvata a dicembre, nascono
proprio dai contratti
del settore pubblico allargato.
Secondo l’articolo
50 della finanziaria, la
scure dovrebbe abbattersi
indistintamente sui dipendenti,
ma il sindacato
è contrario: il problema
nasce dal fatto che, per alcuni
enti il contratto che
vincola gli impiegati e i
dirigenti è dettato dalla
contrattazione nazionale
del settore industria. Ne
sono esempio Rtv e Giochi
del Titano che, proprio
l’altro ieri, si sono espressi
«sull’i ll e gi tt im it à
del provvedimento in
quanto si mette in discussione
e si cancellano norme
contrattuali di natura
esclusivamente privatistica
». A parlare è la centrale
sindacale che ha appena
incontrato le rappresentanze
sindacali delle
due aziende i cui vertici
hanno già deciso «di far
slittare l’entrata in vigore
della norma in attesa che
vi siano chiarimenti sia
da punto di vista giuridico
che politico».
“Paperoni” a Banca
centrale
. Particolare la situazione
in via del Voltone.
Lì, il contratto dei dipendenti
(di natura privatistica
anch’esso, ma non
collettivo nazionale) è
scaduto nel 2010. Da mesi,
i sindacati sono al lavoro
coi dirigenti di Banca centrale
per il rinnovo. Via
del Voltone ha già chiesto
alle parti sociali la stretta
sugli straordinari e nuove
norme sulla reperibilità,
ma di soldi non s’è ancora
parlato anche se è già
emersa la volontà di prestare
tanta attenzione alla
spending review. Come a
dire: cali degli stipendi
magari no, ma gli aumenti,
nel caso, saranno “risicatissimi”.
Non sottosta
alla contrattazione “n o rmale”
la paga di consulenti
e manager, come quella
del presidente Clarizia, il
cui contratto scadrà a dicembre
del prossimo anno.
Quello a Giannini invece
decadrà a marzo del
2016, mentre è dipendente
a tempo indeterminato il
vice direttore Bernardi.
Tra la più bassa delle loro
paghe, quella di Bernardi,
e quella media dei dipendenti
dirigenti, passano
circa 90mila euro di differenza.
Che diventa abissale
che si paragona lo stipendio
medio di un dipendente
di via del Voltone
(33mila euro circa) alla
paga del presidente, dieci
volte più alta. Ma stando
alla legge, gli emolumenti
superiori ai 180mila euro
dovranno essere comunque
tagliati del 35%. Già:
ma da quando?
Felici “congela” ma rassicura.
«La finanziaria è
legge e prevede l’applicazione
del taglio – spiega il
segretario di Stato alle Finanze
Claudio Felici -,
stiamo solo verificando
come attuarla. Banca centrale
e Carisp hanno contratti
ad hoc: lì sarà più facile
attuare il risparmio,
ma altri enti hanno contrattazione
collettiva».

Non servirà un decreto,
assicura Felici: basta la
legge di bilancio. «Non
credo servirà un’a ltra
norma e in ogni caso siamo
già al lavoro per portare
a casa le valutazioni
tecniche in breve tempo».
Forse febbraio, ma il segretario
non ci mette la
mano sul fuoco. Servirà
invece un decreto per tagliare
i gettoni di cda e
collegi sindacali delle aziende
autonome e partecipate,
ed è la stessa finanziaria
a dirlo: tempo fino a
fine marzo.

I precari sulle barricate.
La spending review degli
stipendi non coinvolgerà
solo dipendenti e super
manager, ma anche i precari.
Anzi: per loro, il tag
l i o n o n s i limiterà
al l’1,5% ma sarà elevato
al 6,5%. Per questo, le forze
di minoranza hanno depositato
un ricorso ai Garanti:
la norma è incostituzionale,
dicono, perché
incompatibile con l’a rt icolo
13 della Dichiarazione
dei diritti, che prevede
che tutti i cittadini hanno
l’obbligo di «concorrere
alle spese pubbliche in ragione
della loro capacità
contributiva». I precari
della scuola hanno già
manifestato pubblicamente
il proprio dissenso
alla finanziaria.

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