Riflessioni post referendum di Tarcisio Corbelli

Riflessioni post referendum di Tarcisio Corbelli

Il nostro paese sta vivendo una profonda crisi strutturale. E questo è innegabile. Come è innegabile che per affrontare una crisi strutturale, occorra un rinnovamento culturale. Cultura deriva dal verbo latino Colere, “Coltivare” ed indentifica un insieme di conoscenze. Il nostro paese per affrontare la sua crisi strutturale ha bisogno di un insieme di conoscenze. Ha bisogno di processi di sistema, con cui coltivare nuovi modi di vivere il paese, mettendo da parte processi di natura speculativa che hanno la sola specificità di oltraggiare risorse pubbliche a discapito delle esigenze della comunità.
L’insieme politico nel nostro paese ha subito dei mutamenti, non trascendentali, ha una matrice conservativa predominante. Si sono inseriti nello scenario politico del nostro paese i Movimenti Civici, con l’obiettivo di avvicinare l’agire politico al cittadino che li ha delegati a rappresentarli attraverso il voto, cosa che i partiti tradizionali hanno a mio avviso perso di vista. È affiorato anche ieri in un enunciato consiliare il concetto di disaffezione politica. Le persone che domenica hanno partecipato in modo attivo, alla designazione referendaria, a prescindere dall’espressione di voto, smentiscono questa visione. La consultazione referendaria di domenica non è un’espressione di disaffezione all’agire politico. È una precisa richiesta di un diverso modo di procedere della politica, nei confronti del cittadino che attraverso il voto gli ha concesso il privilegio di rappresentarlo.
Non c’è disaffezione nei confronti del mondo politico. Il voto referendario ha espresso in modo palese una richiesta di concretezza politica, lontana da contorsionismi verbali, che avvicinano la sfera politica a quella circense che ha nella sua prerogativa quella di coltivare l’illusorio ed i numeri ad effetto. Quando un paese attraversa una crisi strutturale, la politica non deve perdere tempo con l’autoreferenzialità, espressa nella ricerca spasmodica di alleanze che hanno il solo scopo di creare una base numerica solida.
I Movimenti Civici sono nella loro intenzione un modo diverso di vivere la politica. Nel loro muoversi c’è il proposito di dare concretezza alla loro azione politica, attraverso un maggiore contatto con il cittadino. C’ è anche una contrapposizione nei confronti dei partiti tradizionale. Una posizione culturale diversa. Un diverso modo di vivere il cittadino, soprattutto nel momento in cui diventa elettore. I Movimenti Civici a mio avviso palesano ancora un problema di maturità politica. Devono trovare elementi di coesione fra loro, senza snaturare le diverse anime che compongono questi Movimenti.
Un risultato elettorale, non esprime, a mio avviso, posizioni nette come una vittoria oppure una sconfitta. Un risultato elettorale stabilisce e sancisce l’inizio di un percorso nuovo. Di un cambiamento, sia in caso di vittoria sia in caso di sconfitta. Un’azione di concretezza politica, in relazione all’espressione di voto della consultazione referendaria, si può esprimere attraverso un’agenda di lavoro in cui stabilire le priorità del paese. L’inizio del percorso è una diversa base istituzionale. Il primo cambiamento deve essere portato a livello istituzionale. Ed un’idea in questo senso, può essere quella di avere una Segreteria che svolga un lavoro di regia e di controllo sulle altre. Occorre un’azione istituzionale coesa che dia seguito a tutte le riforme necessarie per risolvere la crisi strutturale di questo paese. Un’azione concreta, fatta di progettualità che coinvolga il territorio nelle sue diverse anime ed espressioni.
Il nostro è un paese, in tante manifestazioni, dedito al riciclo delle idee altrui. Siamo in una continua posizione di sudditanza, non sappiamo dare concretezza alla nostra sovranità. Leghiamo la nostra sovranità a concetti di sudditanza, come nella ricerca disperata d’investitori che vengano a portare sviluppo nel nostro territorio, dimenticando di dare al nostro contesto una reale strutturazione, non fatta di bieche speculazioni, ma fatta di infrastrutture e servizi, ed una base normativa lineare scevra di contorsionismi burocratici, ad agio di corruttori e corrotti.
Opportunità, una parola che per certi aspetti mi ricorda un fiore, e come un fiore hanno bisogno di tanti elementi per crescere, un intreccio di condizioni regolate dalla natura che li gestisce con equilibrio, senza forzature. Anche le opportunità di sviluppo per un paese, seguono questa regola. La natura sono i cittadini, sono loro a dover dare equilibrio al vivere civile, alla coesione di anime diverse, attraverso il rispetto. Ognuno di noi ha un percorso di vita differente, influenzato da tanti elementi, passioni, abitudini, attitudini talenti, ansie, paure, un intreccio di componenti, la trama di ogni essere umano. Per avere un paese civile, occorrono responsabilità e senso civico, tralasciando personalismi ed una spasmodica ricerca di posizioni di privilegio, cosa per cui è inutili lamentarsi dopo come prefiche se qualcosa non funziona a livello sociale.
Occorre coltivare, occorre una cultura fatta di lavoro e di crescita personale. Furbizia ed intelligenza non sono la stessa cosa. La furbizia preclude l’esperienza, e questa in un mondo fatto di frenetici cambiamenti è estremamente necessaria, se si vuole mantenere un buon livello di confronto con gli scenari internazionali.
Tarcisio Corbelli

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy