Corriere Romagna: Una donna lancia l’allarme a Rimini. I carabinieri si presentano a casa dell’autrice del post in Sardegna /
Panico per un refuso sul web / ‘Sterminare i bambini’. Ma il verbo corretto era sverminare
RIMINI. Una “t” al posto di una “v” scatena il panico sul web. Per questo scambio di consonanti, in un blog su Facebook la parola sverminare è diventata sterminare. E il verbo si riferiva a bambini. Tanto basta a destare preoccupazione a chi non poteva certo pensare che si trattava di un errore. Ad accorgersi del refuso è stata una donna di Rimini, la scorsa notte intorno all’1.15 e, allarmata, ha pensato di chiamare il 112. La signora, che a quell’ora era ancora davanti al computer, si è immaginata gli scenari peggiori. Al centralinista che le ha risposto ha spiegato che su Facebook aveva trovato un blog, creato da una donna sul gruppo “Sos mamma”, che conteneva la domanda “Ciao, ma voi avete mai provato a sterminare i vostri bambini?”. Il militare si è così collegato al social network per verificare il racconto e ha accertato la fondatezza della segnalazione. (…)
Il militare della centrale operativa, fatti i controlli del caso e riuscito a risalire all’identità dell’autrice e poi al suo indirizzo. Si trattava di una ragazza sarda di 30 anni. Così sono stati avvisati i carabinieri di Villacidro, in provincia di Cagliari, che hanno raggiunto l’abitazione della donna. Quando la 30enne si è vista i militari alla porta in piena notte si è spaventata perché non riusciva a capire il motivo della visita. Non poteva certo pensare che un semplice errore di battitura sulla tastiera del computer potesse far scomodare le forze dell’ordine nel
cuore della notte. I militari le hanno così spiegato il motivo del loro intervento e lei ha chiarito che alle 23 circa del giorno precedente, aveva inserito una richiesta su quel gruppo perché voleva chiedere alle altre mamme se avevano mai provato a “sverminare” un bambino. La donna, che non poteva credere alla bagarre generata su internet, ha spiegato che la parola sterminare era di sicuro frutto di un errore di battitura o della correzione automatica del computer. (…)
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