Dall’editoriale di Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Il
“padre”, il Figlio e lo spiritoso.
Sono tempi strani, non c’è che dire. Non ci sono certezze su nulla.
Eppure, senza pretendere troppo, basterebbe a volte che si diradasse un
po’ di nebbia. Ma nemmeno questo sembra possibile nonostante la
primavera.
Come si fa, per esempio, ad esser certi che se ti affidi ad uno che si fa chiamare “padre”, poi la sua mano sia effettivamente benevola? A chi lo ha fatto non pare sia andata troppo bene. Anzi, sembra che da lì Bianchini abbia ricavato buona parte dei suoi guai.
E se incarichi qualcuno di autorevole per guidare Banca centrale, puoi essere assolutamente certo di essere al riparo da imbarazzi? Pare di no, soprattutto se lo vai a cercare in uno studio legale che ha fatto da consulente per quello che con il ‘padre’ aveva un fitto scambio epistolare.
E allora ti arriva tra capo e collo una questione di buon senso. Se è vero che la legge non prevede incompatibilità per chi ha difeso un soggetto vigilato e poi va a ricoprire il vertice del soggetto vigilante, pare altrettanto sacrosanto sollevare una ragione di non opportunità a rimanere in quell’incarico. Invece, senza troppa creanza, viene opposta una granitica inamovibilità.
Evidentemente in Via del Voltone solo l’incompatibilità degli altri è da tenere in considerazione come onta da lavare con le dimissioni. Devono aver pensato: “non è che per aver curato in passato gli interessi di chi è oggi indagato per una vicenda grave e oscura, uno può essere crocifisso” (…)
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