Qual è la salute delle imprese per affrontare gli effetti sull’economia del COVID-19? Questa la domanda a cui ANIS ha tentato di dare una risposta attraverso il suo Osservatorio.
L’indagine completa è disponibile sul sito: http://www.anis.sm/3-it-305199-indagine-anis-impatto-del-covid-19.php. “Il campione analizzato – si legge in una nota di Anis – di 121 aziende, rappresenta circa 1,3 miliardi di euro di ricavi: un peso rilevante nell’economia sammarinese, anche a livello sociale, stante gli oltre 5.000 lavoratori occupati. Ebbene, simulando due scenari, uno più ottimistico e uno più pessimistico, abbiamo rilevato che anche se le nostre aziende associate hanno retto l’urto della pandemia, le conseguenze del COVID-19 rischiano di metterle in seria difficoltà, soprattutto sul piano finanziario. La liquidità, dunque, è un tema che non riguarda solo lo Stato di San Marino, ma tutto il sistema. Ed è urgente tenere monitorata la situazione per approntare tutti gli interventi possibili, oltre a quelli già attuati, idonei a sostenere le imprese.
È fondamentale, dunque, rafforzare la capacità del sistema bancario di fornire credito alle imprese per superare le prossime fasi: la scelta, mesi orsono, dei prestiti garantiti dallo Stato, è opportuna ma la procedura per ottenerli va assolutamente resa più rapida.
Questo, però, potrebbe non bastare, non avendo le stesse banche una capacità illimitata di prestare denari in questo momento, come invece hanno in teoria i loro competitor europei. Anche per questo motivo, è fondamentale che il dialogo con l’Unione Europea prosegua speditamente anche sul piano dell’accesso ai canali finanziari istituzionali.
Collegato al credito, non possiamo non evidenziare che il Fondo Straordinario a sostegno del rilancio dell’economia, che avrebbe dovuto portare risorse fresche alle imprese – ovviamente di tutti i settori – è ancora laconicamente vuoto. A questo si deve aggiungere l’effetto negativo che avrà sui conti statali e sulla Cassa degli Ammortizzatori Sociali per il protrarsi del ricorso alla cassa integrazione. L’unica strada, oltre al finanziamento esterno su cui ancora non ci sono certezze di ottenerlo, è quella di ridurre il peso della spesa corrente e dei trasferimenti statali, mettendo mano una volta per tutte alle riforme strutturali che renderebbero sostenibili, la Pubblica Amministrazione, le pensioni e in generale tutto il nostro welfare state.
Nel frattempo, non si può perdere di vista l’obiettivo che San Marino deve avere come Paese, se vuole non solo mantenere il livello degli investimenti industriali e dell’occupazione, ma anche attrarre nuove imprese e capitali: la competitività. Urgono interventi a favore delle imprese, politiche economiche espansive e un repentino allineamento agli standard internazionali per quanto riguarda infrastrutture (fisiche, tecnologiche e normative) e approvvigionamenti energetici. A proposito di quest’ultimo, spiace rilevare che dopo un primo importante segnale verso la liberalizzazione del gas, l’emendamento in assestamento sia sparito nel nulla: il legame di stampo monopolistico con l’AASS è uno dei tanti esempi di come il nostro sistema tolga competitività alle imprese. Dobbiamo assolutamente ribaltare questo paradigma: fare impresa a San Marino deve essere più facile, più veloce, più garantito e anche più profittevole.
È ciò che ci aspettiamo dal Tavolo per lo Sviluppo che finalmente, come abbiamo sempre chiesto, il Governo ha aperto per costruire quel progetto nazionale organico e strategico con il quale ridisegnare il futuro del Paese”
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