Antonio Fabbri di L’informazione di San Marino: La variabile
della sfiga
La sfortuna è diversa dalla
sfiga. La prima è episodica la
seconda è cronica. L’ultimo
Consiglio Grande e Generale
ha sdoganato la sfiga come
variabile dell’agire politico. C’è
la lungimiranza, per chi ce l’ha,
e c’è la contingenza. C’è la mediazione
e c’è l’autoreferenzialità.
C’è la posizione istituzionale
e c’è quella informale. C’è la scelta ponderata e quella avventata. C’è l’ordine di partito e c’è la posizione a titolo personale. C’è l’alleanza
e c’è la divergenza. Ma sopra tutto questo, ormai è assodato,
aleggia la sfiga. Una variabile tanto beffarda quanto
bizzarra che non sai mai quando ti arriva. E quando arriva
è imbarazzante, sì, ma allo stesso tempo risulta risolutiva.
Infatti è capace di togliere da tutti gli impicci, perché chi
è messo all’angolo dai propri errori di valutazione o, più
spesso, da previsioni distorte per opportunismi di parte o
di bottega, può sfoderare l’arma segreta. Allarga le braccia
e dice, plurale maiestatis d’obbligo: “Abbiamo avuto sfiga”.
E’ successo proprio questo in Consiglio. Ha iniziato il socialista
Celli a mettere la pulce nell’orecchio che si poteva
anche buttar la colpa sul fato maligno. Lui ha parlato di
“sfortuna nelle nomine”, ma si capiva benissimo che avrebbe
voluto dire “sfiga”. (…)
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