San Marino. Buriani in Tribunale rigetta tutte le accuse: “Semmai fui io a subire pressioni sulle indagini da me istruite”

San Marino. Buriani in Tribunale rigetta tutte le accuse: “Semmai fui io a subire pressioni sulle indagini da me istruite”

Buriani rigetta tutte le accuse: “Semmai fui io a subire pressioni sulle indagini da me istruite”. Contestate punto su punto le ricostruzioni accusatorie e il gossip denigratorio. Celli: “Campagna offensiva mai subita da alcun politico a San Marino”

ANTONIO FABBRI – Ieri in Aula è stata la volta della conclusione della deposizione di Simone Celli, iniziata nell’udienza prima dell’estate, e delle dichiarazioni spontanee del commissario Alberto Buriani. Nel processo che li vede imputati in procedimenti riuniti, tra i quali anche uno per divieto di pubblicazione nel quale sono sotto accusa anche caporedattore e direttore di L’Informazione di San Marino per avere pubblicato, tra l’altro, notizie pubbliche.

Le dichiarazioni di Simone Celli L’udienza di ieri si è aperta con le conclusioni delle dichiarazioni spontanee di Simone Celli, che fanno capire come una riflessione andrebbe fatta su una sorta di “linciaggio” messo in piedi. “Nei miei confronti è stata fatta una campagna offensiva e denigratoria che nessun politico ha mai subito a San Marino, nemmeno i protagonisti degli anni 90” .

“L’anno 2019 fu per me un annus horribilis anche sotto il profilo personale – ha detto Celli – In quel periodo infatti mi separai da mia moglie e sempre in quel periodo venni a conoscenza di alcune problematiche relative a mio figlio.

E’ proprio in questo contesto che iniziai a soffrire di uno stato depressivo che perdura – almeno in parte – tutt’oggi. Non ho mai rivelato pubblicamente questi fatti fino ad ora in quanto li ritenevo strettamente personali, ma ritengo che possano essere utili per fornirle il quadro complessivo del mio stato d’animo in quel periodo, essendo purtroppo ben conscio che la pubblicità a cui mi espongo sarà certamente strumentalizzata da certa stampa per continuare a denigrarmi ed insultarmi. Alla mia malattia certamente contribuirono, come già detto, ragioni personali, e altresì il fatto che nell’arco di pochi mesi lasciai tutti i miei incarichi politici, che fino a quel momento avevano rappresentato una parte fondamentale della mia vita, oltre ai ripetuti e costanti attacchi politici che ricevevo.

A posteriori posso riferire di aver, con ogni probabilità, male interpretato la percezione che i miei compagni di partito avevano di me. Ritenevo infatti che nel periodo febbraio-settembre 2019 avessi ancora un ruolo politico rilevante attesa la mia posizione lavorativa e politica. Prendo atto invece che già all’epoca ero inviso anche ai miei colleghi di partito, ma al tempo non ne avevo contezza. Per questo motivo e solo per questo, cercavo di dare il mio contributo anche – ma non solo – mettendo a disposizione della politica i miei contatti personali con la Presidente Catia Tomasetti. Riferisco inoltre che all’epoca ero sinceramente convinto che il mio rapporto con l’Avv. Tomasetti fosse franco e buono. Non ho mai inteso fare alcun tipo di pressione sulla Presidente al fine di orientare le sue scelte di Presidente Bcsm. Non ho mai interferito con le vicende giudiziarie che la hanno vista coinvolta. Se questo è stato percepito diversamente, me ne dispiaccio. Il mio attivismo all’epoca era dovuto solamente al tentativo di contribuire a rasserenare i difficili rapporti politici fra una parte della maggioranza e la stessa Presidente di Bcsm.

Concludo Signor Commissario, chiedendole di tenere in debita considerazione la versione dei fatti da me fornita, confidando in tal modo che Lei possa giungere al rigetto degli addebiti che mi vengono contestati”, ha detto Celli.

Le dichiarazioni di Alberto Buriani “Respingo con fermezza gli addebiti che mi sono”, ha esordito Buriani, che ha poi esaminato uno per uno i fatti che gli vengono contestati, ricostruendo con chiarezza alcuni episodi chiave e smontando l’interpretazione, perché di questo si tratta, che è stata data ai fatti per formulare i capi di accusa.

Ha quindi parlato dell’incontro con il Direttore di Bcsm Giuseppe Ucci e con la presidente Catia Tomasetti, spiegando il perché dell’incontro, ovvero l’indagine sui denari azeri: circa 30 milioni finiti a San Marino alla Bac, piccola parte di un giro di riciclaggio miliardario. Nulla c’entrava la vicenda Cis, ma l’incontro, come già emerso, era finalizzato a cooridnarsi su questa indagine. “Lo stesso Ucci ha precisato testimoniando – ha ricordato Buriani – che in quell’incontro non venne fatto alcun riferimento a BancaCis o alla vendita di questa”.

La vicenda azera coinvolgeva gran pare delle autorità di vigilanza dei paesi del Consiglio d’Europa, fu per questo che Buriani, ha spiegato, aveva chiesto un incontro su tali indagini con i vertici di Bcsm.

Tutte circostanze, queste, che “ho cercato di spiegare anche alla Commissione di inchiesta, ma non mi è stata data la possibilità”. ha detto Buriani. Quindi la “concomitanza cronologica”, dalla quale si vorrebbero fare discendere presunte pressioni che non ci sono state.

“E solo una congettura priva di fondamento. Io – ha detto Buriani – ignoravo il calendario e l’agenda dell’avvocato Tomasetti e non ero interessato alle vicende relative ad acquisto o vendita di BancaCis. Inoltre quell’incontro era stato richiesto per ragioni che nulla c’entravano né con BancaCis né con il 735/2018”, ovvero il procedimento in cui erano indagati Tomasetti e Gozi per la nota consulenza a Bcsm. Tra l’altro lo stesso Ucci ha testimoniato che l’incontro fu improntato “ad estrema cordialità – ha ricordato Buriani – ed è strano che se vi fosse stata una asserita concussione nessuno dei partecipanti all’incontro avesse poi riferito qualsiasi atteggiamento sulle pretese pressioni”. Anzi, rileva Buriani, “la presidente di Bcsm si incontrò con Celli poco dopo ed essa stessa nella sua testimonianza ha parlato del comportamento cortese dello stesso Celli. Non comprendo, non solo perché l’avvocato Tomasetti non rifiutò l’incontro con Celli, ma addirittura disse che aveva apprezzato che non avesse annullato l’incontro stesso”. Quindi “si lamenta con l’avvocato Mancini di sentirsi braccata, ma poi allo stesso tempo esprime stima verso Celli per non avere annullato ncontro… Inoltre nulla disse a Mancini in ordine all’incontro avuto con me”, se vi fossero state pressioni probabilmente lo avrebbe riferito.

Dunque “quei contatti nulla avevano a che fare con la vicenda BancaCis e con una presunta concussione verso la Tomasetti, che tra l’altro non aveva alcun titolo”, viste le norme e lo statuito di Bcsm, “per occuparsi della vicenda della vendita della banca. Non vi sono ragioni per cui avrei dovuto concutere l’avvocato Tomasetti”.

Anzi le pressioni, semmai, le subì Buriani: “Dopo la comunicazione giudiziaria, l’avvocato Tomasetti – ha ricostruito Buriani – chiese un incontro alla Reggenza; incontrò alcuni Segretari di Stato e disse di avere parlato con il capo dei servizi segreti e con non meglio precisati esponenti della Commissione antimafia; chiese una convocazione urgente del Consiglio in seduta segreta; io fui convocato da due Segretari di Stato. Semmai fui io a subire pressioni sulle indagini da me istruite”, ha detto Buriani.

Ha poi smentito di avere mai riferito a Simone Celli circostanze relative all’indagine pendente nei confronti di Gozi e Tomasetti, rigettando così l’accusa di violazione del segreto istruttorio, sottolineando che il rinvio dell’interrogatorio di Sandro Gozi, che si vorrebbe mutuato dall’intercessione di Celli, in realtà venne richiesto dai legali di Gozi ai quali il Commissario propose un rosa di date, fino a che questi decisero di depositare una memoria difensiva.

Ha spiegato che il rapporto con Celli era di conoscenza derivante “dagli impegni istituzionali legati anche alla consulenza, fornita da più giudici del tribunale, relativamente a normative”. Tra l’altro i contatti con Celli che gli vengono contestati sono successivi al luglio 2019, quando la questione BancaCis era già stata superata.

“Celli stava vivendo una fase di profondo dolore. Affermò che lui al pari di tutti coloro che si erano opposti a Banca Centrale avrebbero pagate care le loro scelte. E mi diceva che anche io ero bersaglio poiché la maggioranza mi riteneva responsabile di avere istruito l’indagine conto Mazzini; mi diceva che se avessero vinto le elezioni avrebbero fatto terra da ceci e che io sarei stato il principale obiettivo”.

Cose che poi accaddero. In effetti “è un dato certo ed innegabile quello per cui nella Commissione di inchiesta politica venni sentito all’apparenza come testimone ma in realtà come indagato, dopo che a questa erano stati trasmessi dalla Commissione affari di giustizia gli esposti disciplinari nei miei confronti presentati dall’avvocato Tomasetti di cui io all’epoca non sapevo nulla”. E’ un fatto che “la Commissione affari di giustizia, ad esclusiva composizione politica, decise l’azione disciplinare e il susccessivo Consiglio giudiziario plenario, sempre a maggiorana politica, decise la mia sospensione. E’ dato innegabile che, sia prima e sia costanza di questo dibattimento, il Consiglio grande e generale abbia adottato Ordini del giorno che esprimono una visione colpevolista”.

Poi Buriani ha contestato tutte le ricostruzioni fatte a suo carico e anche le affermazioni strumentali di taluni testimoni, peraltro già smentite da altri testi.

“Si intrecciano vicende, anche cronologicamente distanti, che vengono rilette in ottica accusatoria”, ha detto riferendosi alla famigerata foto di una vacanza del 2007. “Un conto è un rapporto personale, un conto è un rapporto professionale”. Vicende personali che non hanno inciso con l’attività professionale, dunque.

Smentite le affermazioni di Federico D’Addario circa la partecipazione di Buriani allo spoglio delle elezioni del 2008, come era stato d’altra parte già stato smentito dall’altro teste, Gilberto Ghiotti, presente in quella circostanza. Smentita anche l’affermazione di D’Addario circa un presunto rapporto omosessuale di Buriani con Daniele Guidi. D’Addario disse che gli era stato riferito da Emilio Giannatti, ma proprio quest’ultimo ha negato recisamente nella sua testimonianza quanto detto da D’Addario.

Smentite da Buriani, poi, presunte cene a bordo piscina o la partecipazione a feste o a incontri nei quali sarebbero stati elargiti consigli.

Ha poi aggiunto: “Non ho mai ritenuto di dover rendere conto di miei rapporti sentimentali. Ci sono state chiacchiere malevole di persone che erano sottoposte a procedimenti penali e rilanciate da un blog. Una intrusione nella mia vita privata inaccettabile, chiacchiere poi riesumate da persone che ritenevo a me vicine per assestarmi dei colpi”, ha detto Buriani smentendo rapporti sentimentali con Maria Stefania Lazzari. Un gossip denigratorio e abietto.

Rigettate poi anche tutte le altre accuse tra cui la falsa testimonianza, abuso di autorità, divieto di pubblicazione.

Prossima udienza fissata per il 27 settembre per le conclusioni delle parti civili.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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