San Marino. Caccia al cinghiale, APAS: ‘Dal 31 ottobre via alla strage’

San Marino. Caccia al cinghiale, APAS: ‘Dal 31 ottobre via alla strage’

SAN MARINO. L’Associazione Sammarinese Protezione Animali (APAS) informa che domani ha inizio nel territorio della Repubblica di San Marino la prima battuta di caccia al cinghiale nelle aree appositamente individuate. APAS nell’ambito dell’Osservatorio della Fauna selvatica e relativi Habitat, organismo in materia, ha ribadito la propria ferma contrarietà, non solo all’abbattimento di specie aviarie protette dalle Direttive europee, ma anche alla caccia agli ungulati in territorio e sul prelievo di alcune specie suscettibili di controllo limitativo. 

Nello specifico, riguardo al cinghiale, si parte dall’assurdo presupposto che questo animale a San Marino deve essere “eradicato” pertanto già dal 2010 è stato approntato un apposito Decreto governativo che legittima la caccia in braccata al cinghiale. Significa che 35 individui, con armi i cui proiettili possono giungere a notevoli distanze, si troveranno alle dieci del mattino di ogni mercoledì e sabato della settimana e ciò sino al 13 Gennaio 2016, per rastrellare le zone precedentemente monitorate al fine di verificare la presenza dell’ignaro ungulato, circoscrivendo fino allo sparo pacifiche famiglie di cinghiali. Per Decreto inoltre, potranno essere parecchie le vittime, una per ogni carnefice, a significare che ciascuno “sportivo” potrà rivendicare con enorme soddisfazione il proprio trofeo, fino a 35 animali uccisi ad ogni battuta. Addirittura i prodi cacciatori potranno fruire di “altane” cioè strutture mobili sopraelevate per sparare eroicamente dall’alto…qualora qualche povero animale terrorizzato volesse tentare di salvare la pelle! La demagogia usata dal mondo venatorio per giustificare questi interventi è il sovrannumero della specie, che causerebbe danni irrimediabili alle campagne ed ai boschi, divenendo addirittura fonte di pericolo per l’uomo. Omettono di precisare  di dire però che il sovrannumero lamentato è stato causato negli anni dai cacciatori stessi, con pratiche di ibridazione coi suini domestici e successiva immissione in natura, proprio a scopo venatorio. L’Osservatorio non ha mai voluto prendere fattivamente in considerazione soluzioni alternative agli abbattimenti, che di certo andrebbero ben valutate e sperimentate, come ad esempio la somministrazione di mangimi antifecondativi, recentemente praticata con successo in Liguria, risultando invece più facile e popolare accontentare una minoranza di cittadini armati non solo di fucile ma anche di voce grossa, a discapito della sicurezza, della tranquillità e della privacy, cui la popolazione ha diritto. 

Ufficio Stampa APAS

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