In quasi tutti i programmi elettorali si vedono generici slogan che richiamano al rilancio dell’occupazione o alla necessità di coniugare le esigenze di flessibilità delle imprese con le tutele dei lavoratori: ma non si dice mai come realizzare tutto questo, nell’attuale contesto economico e produttivo.
Civico 10, come sempre, ha provato a rendere concreti questi slogan, traducendoli in proposte precise.
Per quel che riguarda la “domanda” di lavoro, ha elaborato un programma di rilancio economico che in parte è stato esposto Giovedì scorso e in parte lo sarà Giovedì 20 Settembre.
Invece questo Giovedì 13 Settembre, alle 21 alla sala del Castello di Chiesanuova, ci concentreremo sull’”offerta” di lavoro, cioè su come creare un mercato dinamico e competitivo ma all’interno di un quadro di regole che non creino una giungla come quella attuale.
La principale innovazione che Civico10 propone è quella di regolamentare il mercato del lavoro secondo meccanismi di flex-security. La flex-security, da anni sperimentata con successo in nord Europa e considerata da varie risoluzioni del Parlamento Europeo come modello a cui tendere, è un meccanismo che garantisce contemporaneamente massima flessibilità al datore di lavoro e massima tutela al lavoratore.
In pratica il datore di lavoro assume sempre con contratto a tempo indeterminato, con un periodo di “formazione” iniziale, ma può interrompere il contratto quando vuole al variare dei livelli di produzione o per motivi organizzativi (ristrutturazioni aziendali, esternalizzazioni di cicli produttivi precedentemente svolti internamente, ecc…), pagando solamente un’indennità al lavoratore e un contributo ai Fondi per gli ammortizzatori sociali (quest’ultimo fino a che il lavoratore non trovi una nuova occupazione). Questo da un lato disincentiva i licenziamenti (che hanno un costo, comunque quantificabile, crescente al crescere dei licenziamenti) e dall’altro spinge alla creazione di un mercato dinamico, dove la disoccupazione duri poco e sia relativamente facile trovare una nuova occupazione (visto che la “rigidità” del posto fisso non c’è).
Il lavoratore per contro è tutelato da ammortizzatori sociali molto importanti. In primis un’Indennità di Disoccupazione, crescente come durata al crescere del periodo di lavoro nell’azienda “licenziante”, di importo pari inizialmente al 90% del precedente reddito, calante fino al 70%. Terminata questa indennità, il lavoratore residente godrà di un “Reddito di Reimpiego”, pari ad 1/3 del reddito medio dei lavoratori dipendenti, in modo che nessuno si ritrovi senza reddito in nessun momento. Questo “Reddito di Reimpiego” non sarà un prestito, come in maniera abbastanza incomprensibile intende proporre il Governo, ma un vero e proprio ammortizzatore, mirante a evitare situazioni di bisogno e povertà: ma sarà ovviamente “condizionato”. E la condizione per l’erogazione del Reddito di Reimpiego, così come dell’Indennità di Disoccupazione, è che il lavoratore sia a completa disposizione per la ricerca di una nuova occupazione: diversamente perderà l’ammortizzatore sociale.
Si passa quindi dalla spasmodica ricerca della continuità del posto di lavoro (al prezzo di un utilizzo più che improprio della Cassa Integrazione, come vediamo oggi) all’introduzione della “continuità del reddito”: l’impresa può aggiustare la forza lavoro liberamente al variare delle condizioni di mercato, il lavoratore è tutelato, potendo sempre godere di un reddito, purchè sia alla ricerca di una nuova occupazione. Il mercato è dinamico e la disoccupazione è di breve durata.
Nei prossimi giorni entreremo nel dettaglio della nostra proposta e ne spiegheremo altri aspetti, tra cui quello del funzionamento del processo di ricollocamento.
MOVIMENTO CIVICO10