San Marino. Report della Commissione Consigliare Affari Esteri, 10 febbraio mattina

San Marino. Report della Commissione Consigliare Affari Esteri, 10 febbraio mattina

COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE ED IMMIGRAZIONE, SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO, INFORMAZIONE

-GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO-

MATTINA

I lavori della commissione in mattinata, dopo un paio di riferimenti da parte del presidente Paolo Rondelli, sono totalmente occupati dal comma Comunicazioni, aperto dall’intervento del segretario di Stato per gli Affari esteri Luca Beccari. Vari i temi posti all’attenzione dell’Aula, dall’accordo di associazione con l’Unione europea alla sua recente missione a Londra, dalle prossime visite istituzionali all’oratore per la cerimonia di insediamento dei nuovi Capitani Reggenti il 1^ aprile, che sarà il ministro italiano della Giustizia Marta Cartabia. Diversi i consiglieri che prendono parola: per Libera Giuseppe Maria Morganti, Marica Montemaggi e Alessandro Bevitori; per Repubblica Futura Nicola Renzi e Alessandro Zafferani; per il Pdcs Manuel Ciavatta; per Noi per la Repubblica Gerardo Giovagnoli, per il Gruppo misto Denise Bronzetti; per Domani-Motus Liberi Carlotta Andruccioli. Diverse le tematiche su cui accendono l’attenzione: tra queste le dichiarazioni del direttore di Limes Lucio Caracciolo sulla pericolosità per San Marino dell’accordo con l’Ue; la richiesta da parte di funzionari dell’ambasciata di Francia a un incontro con la commissione Finanze e e quella d’inchiesta; l’opportunità di rapporti bilaterali con Paesi extra Ue. Il segretario di Stato Beccari chiude il giro di interventi ribadendo che sull’accordo di associazione con l’Ue “non siamo né fermi né silenti, ma attenti a cercare di dargli impulso”.

I lavori riprenderanno nel pomeriggio.

Di seguito un riassunto degli interventi

Comma Comunicazioni

Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari esteri: sono appena rientrato da una missione a Londra dove ho incontrato i rappresentanti del Foreign Office che seguono San Marino e il ministro per il Commercio. Stimo negoziando due importanti accordi sulla promozione degli investimenti e sull’abolizione della doppia tassazione per favorire gli scambi e la crescita economica. Accordi che molto spesso facciamo fatica a chiudere con Paesi grandi. Negli ultimi sei mesi abbiamo fatto un forte lavoro e ci auguriamo di arrivare alla firma in tempi rapidi. Abbiamo anche parlato della prossima visita della Reggenza in Inghilterra, l’ennesima testimonianza che abbiamo impostato un quadro di lavoro, anche grazie al memorandum di novembre, per una diversa base di sviluppo delle relazioni.

Recentemente ci sono stati vari incontri con altri Paesi con i quali sono in corso negoziati e sono in preparazione visite ufficiali: quella dell’ambasciatore di Israele per la Giornata della memoria; l’incontro con l’ambasciatore della Serbia in programma a San Marino il 1^ marzo per negoziare il protocollo sugli investimenti; la visita del presidente del Montenegro e del ministro degli Esteri il 4 marzo per un accordo su consultazioni rafforzate e memorandum di cooperazione. La prossima settimana sarò in Argentina per i negoziati su doppia cittadinanza, pensioni, titoli di studio, investimenti e doppie imposizioni. Abbiamo ricevuto nuove credenziali dagli ambasciatori di Turchia, Oman, Lussemburgo e Argentina.

Sull’accordo con l’Ue le competenze sono state trasferite al commissario Maros Sefcovic e a un nuovo team negoziale: abbiamo già incontrato i rappresentati di gabinetto che ci assicurano massima attenzione. È anche in programma a San Marino una visita del ministro degli Esteri greco. Infine l’oratore il 1^ aprile sarà il ministro della Giustizia Marta Cartabia.

Giuseppe Maria Morganti, Libera: c’è una certa preoccupazione, ci sono i presupposti per dedurre un leggero o importante cambio di rotta nella politica estera sammarinese. Serve un comma specifico nei prossimi giorni per capire cosa sta succedendo. Due cose sono fondamentali: il rapporto con l’Ue, l’accordo di associazione modifica sostanzialmente le priorità di discussione con il nuovo negoziatore, partendo dalle questioni più economicistiche. Negoziatore che ha attenzione alle problematiche sociali, mentre noi siamo più interessati ai rapporti bancari e finanziari.

I rapporti bilaterali: il viaggio a Londra, così come altre missioni, non devono influire sui percorsi definiti. L’Inghilterra forse non è il partner più idoneo. Con l’Italia ci sono ragionamenti che vanno al di là degli elementi politici di convivenza, ma anche percorsi economici importanti. Gli incontri londinesi portano conseguenze? Servono approfondimenti. E una convocazione al più presto su Ue.

Nicola Renzi, Repubblica Futura: la politica estera è molto dedicata verso Paesi fuori dal rapporto diretto con l’Ue. La visita di Ungheria, Federazione Russa, Uk e poi Israele, Serbia e Montenegro. Bene, ma il tema è a che punto siamo con l’Ue. Da un seminario al dipartimento Affari esteri emerge che l’accordo di associazione sarebbe negativo per San Marino, queste cose sono boutade che disorientano. Subito dopo a raddrizzare la barra intervengono il Psd e i giovani democristiani. Non sappiamo nulla del negoziato. Dite chiaramente se all’accordo crediamo ancora, se ci sono elle difficoltà: condividiamo le informazioni per remare tutti nella stessa direzione. Sulle visite in Paesi o ‘nemici’ dell’Ue p che hanno creato una frattura nei rapporti c’è disponibilità da parte nostra, ma occorre essere seri.

La visita dell’addetto dell’ambasciata francese a San Marino per capire la nostra realtà anche dal punto di vista bancario. Perché non riusciamo a prepararla? O non la si ritiene importante o non si può andare alla garibaldina con l’opposizione che non sa certe cose. Occorre fare sistema ma non ce la facciamo. Sono tutte occasioni perse: il cambio di negoziatore può essere un’occasione, non lasciamola chiusa nel cassetto.

Marica Montemaggi, Libera: questa richiesta di incontro dell’ambasciata francese con la commissione Finanze e di Inchiesta come è nata? É difficile gestire gli incontri che hanno un peso, rischiamo di agire con superficialità. Mi sembra strano che non si condivida il tema in commissione. Occorre capire di cosa si tratta, chi ci sarà e in che veste.

Sull’accordo con l’Ue siamo disorientati. Le dichiarazioni del direttore di Limes Lucio Caracciolo durante un seminario vanno illustrate alla commissione: il tema è delicato e divisivo, la politica deve fare squadra. Non si ha idea della portata di certi gesti. L’accordo di associazione è diventata una soap opera che rischia di andare avanti senza una fine. Occorre fare chiarezza qui prima di andare a questi incontri. Serve un aggiornamento vero in commissione.

Manuel Ciavatta, Partito democratico cristiano sammarinese: il Commissario Baratta è venuto a relazionare chiarendo le questioni sulla procedura di continuazione dell’accordo negoziale. Al di là delle dichiarazioni, l’indirizzo è quello di camminare verso l’integrazione con l’Ue in maniera molto chiara. È un’opportunità e il percorso negoziale è in continuità con quello iniziato dal governo precedente. La scadenza è nel 2023 e quest’anno saremo nettamente impegnati. Utile una tabella di marcia chiara.

Alessandro Bevitori, Libera: non voglio dare eccessive colpe alla maggioranza ma è chiaro che paghiamo una mala organizzazione, si porta avanti un dossier nevralgico senza la necessaria determinazione. Immagino le difficoltà, ma non ci sono grossi salti in avanti, anche per le varie posizioni della maggioranza. Motus Lberi per esempio non spinge per l’accordo di associazione, mentre il nostro gruppo spinge con determinazione e metodo; c’è disorganizzazione, poco allineamento politico. Dispiace il silenzio della Repubblica e della segreteria di Stato sul dossier Ucraina. L’auspicio è che la Repubblica faccia sentire la sua voce, non può rimanere in silenzio.

Denise Bronzetti, Gruppo misto: ci sono incontri con una serie di Paesi che dimostrano che San Marino bene fa a a continuare a percorrere la strada dei rapporti bilaterali. La politica estera per una piccola Repubblica è fondamentale. È importante il rapporto, in particolare, con il Regno unito. Sull’Ue va dato un impulso alla definizione dell’accordo di associazione, diverse forze politiche sono tornate sull’argomento, dopo anni di trattativa lo si deve portare a termine. Tenendo informato Parlamento e commissione, valutando la serie di criticità. Le sensibilità sul tema nel Paese sono tante e certe affermazioni, fatte a un seminario al dipartimento Affari esteri, possono creare smarrimento. Si gestisca meglio la comunicazione.

Come Gruppo misto abbiamo necessità di chiarimenti sulla visita dell’ambasciata francese. Tra l’altro la commissione d’inchiesta non è più in essere. Il rapporto si inserisce in un momento molto delicato, con i piccoli Stati che stanno portando avanti l’associazione con Ue. La questione della visita è delicata e che nulla sia passato per questa commissione lascia perplessi. Una valutazione sull’opportunità della visita la farei.

Andrea Zafferani, Repubblica Futura: certi incontri come quello con la Francia andrebbero preparati, per capire lo scopo della visita e che argomentazioni produrre, non capisco questa maniera dilettantistica di affrontarli. Sull’Ue sentiamo silenzio e ci preoccupa, è una trattativa centrale. Siamo disponibili a dare un contributo costruttivo, fuori dalla contrapposizione politica, però se si fanno incontri con certi Paesi non mi pare ci sia tutta questa spinta. Occorre dare seguito all’incontro con il professore Baratta e definiamo strategie e posizioni negoziali, anche in seduta segreta. Spero ci sia l’occasione per un confronto politico sul tema. Sul tema dell’ordine pubblico, l’aggressione a un noto imprenditore, l’esplosione di un bancomat e il riapparso killer dei cani, in commissione Antimafia abbiamo sentito vari uffici del Paese per i quali ci manca qualcosa a livello tecnologico, formativo e di risorse umane. Occorre dibattere sull’investimento in sicurezza.

Gerardo Giovagnoli, Noi per la Repubblica: il negoziato con l’Ue dovrebbe terminare entro l’autunno 2023 ed è iniziato nel 2015, per cui siamo nel settimo anno di negoziato. Se ne parla sempre in maniera astratta e così si rovina la capacità di ottenere risultati e l’immagine esterna. Ancora di più se i consulenti che chiamiamo in Repubblica dicono che l’accordo sarebbe negativo. È intollerabile, è una scelta fatta dalla Repubblica. Servono più compattezza e coerenza, ci sono ancora delle incognite che possono bloccare l’accordo, come la volontà di Andorra e Monaco. All’accordo non c’è via alternativa, se non l’adesione, ma non possiamo permetterci di non capire se il percorso viene ultimato o no. Occorre anche capire la posizione di Ue e Italia: c’è molta incertezza. La richiesta di incontro della Francia con la commissione d’inchiesta è anomala, ma abbiamo valutato di partecipare e c’è molta curiosità su quanto ci verrà chiesto.

Carlotta Andruccioli, Domani-Motus Liberi: non abbiamo mai avuto sentimenti euro-scettici o contrari all’integrazione. Ma siamo in tanti a pensare che l’Europa vada riformata, servono approfondimenti maggiori per affrontare accordo che avrà impatto importante sul Paese. Serve un incontro di approfondimento in commissione.

Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: su Ue e dichiarazioni Caracciolo c’è interpellanza di Libera. L’incontro alla segreteria di Stato è stata un’occasione di formazione, la prima di una serie. La formazione è stata abbandonata per decenni e si sta facendo un tentativo. Si è parlato di tendenze geopolitiche attuali. La dichiarazione di Caracciolo non è la sintesi dell’incontro di formazione. È una posizione personale, non legata al nostro percorso e volontà, che sono completamente diversi. La volontà ferrea è andare avanti e arrivare velocemente alla conclusione del negoziato. Se San Marino fosse al palo, e Monaco e Andorra pronti a chiudere, direi che stiamo sbagliando qualcosa. Ma non è così. Il rallentamento nel negoziato non dipende dalla nostra inerzia che non c’è mai stata, noi vogliamo chiudere ma la chiusura dipende da temi cruciali e dal tentativo di portare la Commissione europea su quei temi. C’è stato anche un passaggio di competenze. Comunque la macchina non si è fermata. Noi facciamo il negoziato con la Commissione ma poi l’accordo lo devono approvare gli Stati e facciamo un lavoro con i singoli Paesi per creare le condizioni giuste. Come Paese dobbiamo prepararci all’accordo di associazione, mi sorprende la lettura che emerge oggi, come se dovessimo congelare la politica estera in relazione del negoziato. Se proviamo a sviluppare negoziati con Paesi extra Ue non facciamo qualcosa contro l’Europa, vogliamo fregiarci delle conquiste passate o vogliano un orizzonte di rapporti che va oltre? Montenegro e Serbia saranno i prossimi Paesi a entrare in Ue, il Regno unito è alleato dell’Ue, e San Marino non deve avere queste relazioni? Non è questa la lettura. Come si fa a fare politica estera così?

Sull’iniziativa dell’ambasciata francese abbiamo chiesto chiarimenti: è un’iniziativa che la Francia sta facendo con diversi Paesi per formare un dossier informativo. Oggi il nostro sistema finanziario ha delle scorie da smaltire ma è proiettato verso altri orizzonti rispetto a 10 anni fa. Nell’accordo di associazione certo è importante, si tratta dell’accesso al mercato unico ed è per l’80% di livello economico. Ho a cuore l’accordo di associazione, è un’esigenza sentita da tutti e voglio potere andare avanti, non siamo né fermi né silenti, ma attenti a cercare di dargli impulso, ma non possiamo pensare che in base a quanto successo negli ultimi due anni sia una priorità per l’Unione. Nei prossimi incontri andiamo a vedere l’accordo quadro per misurare il timore di tutti, la perdita di sovranità. E vedrete che la nostra strategia è valida, non così quella dei nostri partner.

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