San Marino. Commissione Finanze, approvato all’unanimità il progetto di legge “Legge sul consumo”

San Marino. Commissione Finanze, approvato all’unanimità il progetto di legge “Legge sul consumo”

Riportiamo il report di San Marino News Agency relativi ai lavori della Commissione Finanze avvenuti questa mattina e nel pomeriggio, fino alla conclusione.

Lavori della mattina

Terminata la seduta segreta, i lavori della commissione Finanze ripartono questa mattina dall’esame in sede referente del progetto di legge “Legge sul consumo” presentato dal segretario di Stato per l’Industria Fabio Righi.

La norma, sottolinea, è “necessaria per essere maggiormente aderenti agli standard internazionali”, ma “non si tratta di un codice del consumo bensì di una legge quadro”. In particolare sull’Autorità di vigilanza si rimanda a un decreto delegato la definizione della sua attività ma ne vengono specificate le funzioni. Viene inoltre introdotta la class action. Si tratta dunque, ribadisce il segretario di Stato, di un “importante passo in avanti che porta con sé una serie di semplificazioni come l’abrogazione della Commissione prezzi. C’è stato il confronto con le associazioni di consumatori e con le categorie economiche per trovare il giusto equilibrio”.

Sono sette i consiglieri che intervengono nel dibattito, concentrandosi in particolare sul ruolo delle Autorità: per Alessandro Rossi del Gruppo misto è “necessario fare una ricognizione di cosa comporta l’adesione all’accordo europeo, capire quante e quali Autority non sono istituite, prevedere una loro riorganizzazione e poi diramare le normative di riferimento”. Mentre il collega di Rete Emanuele Santi chiede una riflessione attenda sugli articoli 10 e 11 che riguardano l’Autorità. Dunque “bene la class action, ma manca un passo principale, il rapporto con l’Ue e cosa ci chiederà sulle Autority”. Da qui una serie di emendamenti presentati su cui il Movimento chiede il confronto con una sospensione della seduta.

“Non ha senso individuare l’Autority e poi qualcuno da qualche altra parte fa la regolamentazione. Ed è importante il rapporto con le attività di controllo, ci sono ambiti che non vanno sovrapposti”, sostiene Pasquale Valentini del Partito democratico cristiano sammarinese. Michela Pelliccioni di Domani-Motus Liberi sottolinea che il progetto di legge “garantisce una maggiore trasparenza anche nell’attività legata ai prezzi e può rappresentare sia una possibilità di maggiore competitività sia una spinta a un’offerta più profittevole. Ne beneficerà consumatore e Paese”. Sull’Autoruty chiede di evitare “l’ennesimo ufficio pubblico” Matteo Ciacci di Libera, segnalando anche la necessità di intervenire sul finanziamento ai sindacati e sull’autonomia delle associazioni dei consumatori. Dello stesso avviso Roberto Ciavatta di Rete: l’attuale meccanismo di finanziamento “non invoglia le organizzazioni sindacali ad andare tra i lavoratori per cercare tesserati e così sono meno rappresentativi e forti in fase di trattativa. Stesso discorso per le associazioni di consumatori”. Infine Matteo Rossi di Noi per la Repubblica si dice soddisfatto del dibattito iniziale e sottolinea che “il provvedimento deve trovare la modalità perché i vari soggetti e apparati in gioco riescano a coesistere al meglio”. Inoltre “occorre lavorare per garantire maggiore potere d’acquisto per le famiglie”.

Terminato il dibattito preliminare si passa all’esame dell’articolato. All’articolo 1 “Finalità e oggetto”, il consigliere di Rete, Santi, dato “il clima costruttivo, siamo tutti d’accordo che la legge vada avanti, e che la minoranza ha garantito il numero legale mentre la maggioranza ha numeri risicati”, chiede un’interruzione della seduta per un confronto sugli articoli 10 e 11 che riguardano l’Autority per “evitare un muro contro muro”. Gli emendamenti di Rete, aggiunge, vanno nella direzione di evitare duplicazioni di funzioni con Polizia civile e Ufficio di controllo, e di rivedere la delega  dopo l’accordo di associazione. Concorda con la richiesta di sospensione dei lavori Andrea Zafferani di Repubblica futura e il segretario di Stato Righi accorda l’interruzione. Al termine della quale viene annunciato il raggiungimento di un’intesa sull’articolo 10.

L’esame dell’articolato riprende: all’articolo 2 “Principali definizioni” viene accolto un emendamento del governo con modifiche prettamente tecniche. Il consigliere di Repubblica Futura Nicola Renzi pone tre interrogativi: “Se sia stata tenuta presente la conformità alla normativa quadro europea, se sia stata tenuta presente la permeabilità con la normativa italiana, se possiamo stare tranquilli sulle televendite”. Il segretario di Stato Righi replica che “la norma è stata mandata agli uffici per il vaglio alle normative europee, si è tenuto conto della normativa italiana, adottandola al nostro ordinamento, e le televendite sono definite e normate. Ci sono stati riscontri positivi dai controlli e si interviene anche sulle truffe online”.

All’articolo 4 “Informazione del consumatore e obblighi generali”, viene accolto un emendamento tecnico del governo e il consigliere Renzi sottolinea che “l’articolo ci fa capire come il percorso di associazione europea sia ineludibile”. Il collega di partito Zafferani chiede se ci sia l’obbligo di “indicare il luogo di provenienza di ogni singolo prodotto”. Si garantiscono, replica Righi, “i minimi standard internazionali”.

A questo punto, come concordato, la seduta viene sospesa e ripartirà nel pomeriggio alle 14.30. 

Di seguito un riassunto del dibattito

Comma 5 – Esame in sede referente del progetto di legge “Legge sul consumo” presentato dalla

segreteria di Stato per l’Industria, l’Artigianato e il Commercio.

Fabio Righi, segretario di Stato per l’Industria: c’è l’assoluta necessità, anche per il percorso di integrazione europea, di un adattamento della normativa sul consumo. L’obiettivo è evolvere la legislazione interna ma non si tratta di un codice del consumo. Non sono declinate nel dettaglio alcune sezioni, come i servizi legati alla Pa e quelli finanziari. Ci sono principi generali a cui sottostare ma una normativa secondaria sarà data in mano agli organi competenti per entrare nel dettaglio. Questa è una norma quadro con principi in linea con i regolamenti dell’Ue. Il testo è stato visionato dall’Ufficio Affari europei. La norma porta con sé una serie di innovazioni e la più rilevante è l’introduzione della class action. Con la possibilità di rivolgersi all’organo giudiziario a distanza. Si tratta di un passo avanti importante per garantire una tutela maggiore. La parte sulle pratiche commerciali è accennata e demandata nello specifico a un decreto delegato.

Sull’Autorità di vigilanza, ci sono articoli dedicati alla formazione e alle funzioni, non c’è però il dettaglio dell’operatività perché così è stato chiesto dal collega agli Affari esteri. Il tema infatti è aperto nel confronto sull’associazione europea. In definitiva la norma è migliorabile ma è un importante passo in avanti che porta con sé una serie di semplificazioni come l’abrogazione della Commissione prezzi. C’è stato il confronto con le associazioni di consumatori e con le categorie economiche per trovare il giusto equilibrio. Alcuni processi si appesantiscono perché prima non erano normati ma si garantisce operatività e saremo maggiormente leggibili dall’esterno. La legge è necessaria per essere maggiormente aderente agli standard internazionali.

Alessandro Rossi, Gruppo misto: dobbiamo interrogarci sul fatto che se procediamo con l’accordo di associazione con l’Ue, per gestire tutti gli ambiti del mondo sociale e produttivo avremo la necessità di creare molte strutture di regolazione e controllo, e molto complesse. Poi ci sono gli altri mille aspetti che regolano la vita civile. Prima di procedere sarebbe opportuno fare un ragionamento su come disdegnare le necessarie Autority di regolazione e controllo per queste attività. Abbiamo le risorse per farlo? Si possono creare sinergie con l’Italia o altri Paesi europei? È stato sondato come realizzarlo? Il tema è strategico. La tutela del consumo è una legge importantissima. Ma rischiamo di introdurre una norma che non potrà essere efficace perché non c’è l’Autority, è prima necessario fare una ricognizione di cosa comporta l’adesione all’accordo europeo, capire quante e quali Autority non sono istituite, prevedere una loro riorganizzazione e poi diramare le normative di riferimento.

Emanuele Santi, Rete: la legge sul consumo è attesa da anni ed è richiesta da più parti. È importante perché disciplina la tutela del consumatore, i suoi diritti e tutta una serie di obblighi e responsabilità di fornitori, produttori e distributori. Ci sono due parti contrapposte: i consumatori che vanno tutelati, anche a fronte delle tante truffe che imperversano; dall’altra parte ci sono distributori, fornitori, produttori che devono avere anche loro le giuste tutele. Occorre rispettare un equilibrio tra le due parti e non è facile. La contrapposizione è emersa, ci sono interessi contrapposti, ma la legge, a carattere generale, cerca di rispettare diritti e responsabilità. L’elemento di novità qualificante è l’articolo 27, la class action. Un elemento importante è accendere un focus sulle Autorità. L’Ue ci chiederà di implementarle, con dispendio di tempo, energia e soldi. Occorre capire come quella sul consumo si inserisce a San Marino, il rischio è di introdurre una norma non ancora definita nei rapporti con l’Ue. L’Autority così come è stata disciplinata agli articoli 10 e 11 ha dei limiti. C’è il rischio di sovrapposizione di funzioni con la Polizia civile e l’Ufficio di controllo. Abbiamo portato in merito degli emendamenti. È una buona legge, mancano alcune parti come detto dal segretario di Stato: bene la class action, ma manca un passo principale, il rapporto con l’Ue e cosa ci chiederà sulle Autority.

Pasquale Valentini, Partito democratico cristiano sammarinese: lo scopo principale della legge è fare un passo importante per conformarsi alla normativa europea. Se dobbiamo ragionare il più possibile nell’ottica dell’accordo di associazione, servono elementi più concreti. Se il fulcro sono l’Autorità di vigilanza e le norme di regolamentazione, ha più senso che questa legge abbia forma di una legge quadro piuttosto che essere già dettagliata su norme e Autority. È un segnale della direzione in cui il Paese vuole andare, ma c’è da capire la funzione delle Autorità, sono organismi che devono essere indipendenti e vanno tutelati in quanto rispondono alle norme dello Stato e non al Congresso di Stato. Non ha senso individuare l’Autority e poi qualcuno da qualche altra parte fa la regolamentazione. Ed è importante il rapporto con le attività di controllo, ci sono ambiti che non vanno sovrapposti. La legge inevitabilmente rimanda perché sono tutte cose da definire.

Michela Pelliccioni, Domani–Motus liberi: accolgo in maniera favorevole il progetto legge che è una risposta importante per i consumatori ma permette anche di accrescere la competitività dei consumi nel Paese. Garantisce inoltre una maggiore trasparenza anche nell’attività legata ai prezzi e può rappresentare sia una possibilità di maggiore competitività sia una spinta a un’offerta più profittevole. Ne beneficerà dunque tanto il consumatore quanto il Paese. L’attività si instaura nel processo di integrazione europea. Rappresenta un passo in avanti rispetto a normative già in uso. Abbiamo fatto un lavoro in linea con la normativa esistente da altre parti ma più nuovo e creativo, che può portare maggiori benefici. L’articolo sul recesso per esempio. Mentre l’introduzione della class action è una delle proposte più innovative. Se vogliamo incardinare il procedimento di integrazione europea dobbiamo riconoscere l’Autority come entità individuata per disciplinare i contenziosi, Bene infine anche il decreto delegato per disciplinare il messaggio pubblicitario

Matteo Ciacci, Libera: se ne parla da 12 anni di questa legge e il provvedimento prova a dare tutele al consumatore in un momento in cui i consumi si contraggono e la salvaguardia dei cittadini va particolarmente attenzionata. I due elementi fondamentali sono l’Autorità e il grado di autonomia dell’associazione dei consumatori, che sono il braccio allungato delle forze sindacali già sostenute. Sarebbe necessario un ragionamento sulla volontà reale di aderire ai sindacati. Farebbe bene al sindacato uno stimolo a essere più incisivo. Vogliamo rendere autonome e sganciate dal sindacato le associazioni dei consumatori? Per farlo servono finanziamenti. È opportuno? Si può rinviare a una riflessione più profonda, ma non so se maggioranza e governo andranno in questa direzione. Comunque ben vengano tutti gli interventi legati a diritti e salvaguardie, però il nodo è questo. Sull’Autorità c’è la necessità di capire dove collocarla. Sarà l’ennesimo ufficio della Pa? Servono collaborazioni? C’è poi la questione dell’aumento del tasso di interesse dei mutui e il ruolo delle associazioni di consumatori è di pungolo. Diteci se l’obiettivo è garantire economicamente le associazioni di consumatori, ma sarebbe bene provare a confrontarsi e trovare soluzioni per strutturare al meglio organizzazioni sindacali e associazioni di consumatori. Evitiamo l’ennesimo ufficio pubblico.

Matteo Rossi, Noi per la Repubblica: c’è un sostanziale apprezzamento del progetto di legge, ereditato da un quadro politico diverso e sentendo il collega Santi mi sembra ci sia un atteggiamento positivo sui principi e sulla necessità di portare a casa il provvedimento. Gli emendamenti possono essere considerati di buon senso, con rilievi tecnici che chiariscono alcuni aspetti. Se c’è la volontà ci può essere un confronto civile e nel merito per un buon risultato. Cruciali è l’Autorità. È stata scongiurata l’ipotesi di un’altra sovrastruttura della Pa. Il provvedimento abbraccia le esigenze dei consumatori e istituisce tutele, e quelle del mercato unico europeo. Inoltre si introduce la class action. Il provvedimento deve uscire dalla commissione e dalla seconda lettura trovando la modalità perché i vari soggetti e apparati in gioco riescano a coesistere al meglio. Occorre lavorare per garantire maggiore potere d’acquisto per le famiglie e per una politica dei redditi che garantisca livelli minimi di benessere. E l’Autorità può essere utile in quel senso.

Roberto Ciavatta, Rete: è una norma necessaria che dobbiamo portare avanti. Abbiamo presentato degli emendamenti che cercano di fare ordine sull’Autority, ne abbiamo tante e ci creano difficoltà. Nel contesto dell’Ue fioriscono ma non siamo un Paese di 30.000 anime. Non possiamo permetterci strutture per ogni singola tematica come richiede l’Ue. È un tema delle trattative. Venga indicata come Autority l’Unione delle forze dei due uffici che si occupano del consumo, senza aumento dei costi e duplicazione dei compiti. Nel 2006 abbiamo proposto un referendum sulla scala mobile che avrebbe preservato il potere d’acquisto facendo crescere i salari in base all’inflazione di un quinto. C’è stata una forte contrarietà dei sindacati perché avrebbe arginato il loro peso. Ma così non hanno fatto l’interesse dei lavoratori. Il metodo di finanziamento dei sindacati, il 4 per 1.000, è sbagliato. Non perché è oneroso, ma sono comunque 2,5 milioni di euro più 800.000 euro di stipendi dei dipendenti pubblici distaccati. Non invoglia le organizzazioni sindacali ad andare tra i lavoratori per cercare tesserati e così sono meno rappresentativi e forti in fase di trattativa. Stesso discorso per le associazioni di consumatori.

Fabio Righi, segretario di Stato per l’Industria, replica: il dibattito è stato pacato e costruttivo. Il tema centrale è quello dell’Autorità di controllo e vigilanza, oggetto di confronto con le parti politiche e i colleghi di governo coinvolti. Il tema è più ampio e chiederà del tempo per capire come fare fronte alle preoccupazioni su costi e gestione. Nel testo di legge sono indicate le funzioni perché è determinate per il confronto con l’Ue, mentre è demandata a un decreto delegato l’attività. Il 95% delle attività sono già svolte dal sistema di controllo, l’idea della non applicabilità della norma non è corretta. Non c’è inoltre una sovrapposizione delle funzioni, c’è invece una loro razionalizzazione, e ciò non significa che non collaborerà con gli altri organi. La collaborazione con l’Italia sull’Autority è sul tavolo ma non è possibile per vari motivi. C’è un bilanciamento con le preoccupazioni riportate in Aula con i vari uffici. Sulla questione delle Autority credo servano sezioni specializzate in unico punto cercando di negoziare la terzietà di queste realtà. Sull’autonomia delle categorie, occorre ragionare sulla loro sostenibilità per renderle autonome e sganciate dal bilancio dello Stato, ma non è facile.

Lavori del pomeriggio

Nel pomeriggio la commissione Finanze riparte dall’esame dell’articolato del progetto di legge “Legge sul consumo”. Nello specifico dall’articolo 5 “Obblighi specifici di informazione” per il quale viene approvato un emendamento tecnico del governo.

All’articolo 6 “Attuazione”, che, come spiega il segretario di Stato per l’Industria Fabio Righi, dà all’Autorità di vigilanza il potere di intervenire sul regolamento per un mutamento delle esigenze, Rete presenta un emendamento per una formulazione “più neutra”, spiega il consigliere Emanuele Santi: “Non si toglie il potere all’Autorità di modificare la legge o il regolamento per esigenze sopravvenute, ma lo si estende anche al Congresso di Stato e soprattutto al Consiglio grande e generale”. Per Pasquale Valentini del Partito democratico cristiano sammarinese “la formulazione di Rete allarga il discorso oltre l’Autorità di vigilanza ed è ammissibile”. Il segretario di Stato Righi fa notare che in merito c’è un riferimento all’articolo 31 che allarga ad altri organi la possibilità di modifica della normativa. “Specificarla all’articolo 6 ha una caratteristica più forte, ma accettiamo e ritiriamo l’emendamento”, replica Santi.

Anche all’articolo 7 “Pubblicità nei rapporti tra operatori economici e verso i consumatori” Rete presenta un emendamento per delle modifiche di forma e per, entra nel dettaglio Santi, eliminare la parte sui criteri di ingannevolezza. In merito un articolo specifico aggiuntivo, il 7 bis, norma nelle specifico le azioni ingannevoli. “Non è accettabile a livello formale per un errore nella numerazione”, ribatte Michela Pelliccioni di Domani-Motus liberi: “Siamo seri, non si è mai vista una bocciatura per un errore nella numerazione”, sottolinea Giovanni Maria Zonzini di Rete. D’accordo con la formulazione Alessandro Rossi del Gruppo misto mentre Valentini del Pdcs chiede una serie di precisazioni: “Non dobbiamo entrare in un dettaglio che la legge non dà”. Roberto Ciavatta di Rete, concordando con la necessità di avere correttezza formale, ironicamente chiede di abrogare un decreto in tema di vaccini che riporta lettere errate. Il segretario di Stato Righi accoglie le modifiche tecniche ma non le altre: creare un articolo 7 bis, infatti, “cambia un po’ l’impostazione della norma, entrando più nel dettaglio”. Rete ritira allora l’emendamento all’articolo 7, per il quale sono accolte le modifiche tecniche, ma mantiene il 7 bis “Azioni ingannevoli”. Non è altro, spiega Ciavatta, di “una trasposizione del codice di consumo italiano” ed è “importante aggiungerlo- gli fa eco Santi- perché c’è un problema grosso di tutela dei consumatori dalle truffe. Se non lo si accetta serve subito il decreto delegato, altrimenti ci si gioca buona parte della legge”. Per Valentini del Pdcs “o si rimane sul generico o si entra nello specifico. Lo lascerei così com’è”. Il segretario di Stato Righi concorda e chiede il ritiro dell’emendamento: “Non c’è contrarietà sul contenuto ma a livello formale, per essere coerenti con quanto scritto sopra nella legge”. Rete non lo ritira e l’emendamento viene respinto con sette voti favorevoli e nove contrari. 

All’articolo 10 “Autorità vigilanza dei consumatori” il segretario di Stato Righi illustra l’emendamento concordato in mattinata. Soddisfatta Rete, che ritira la sua proposta di modifica: in sostanza, spiega Santi, si danno temporaneamente le funzioni dell’Autority a chi già ce le ha, Polizia civile e Ufficio di controllo, con la delega a costituire l’Autority stessa, così da non duplicare funzioni e costi.

All’articolo 11 “Funzioni dell’Autorità di vigilanza dei consumatori”, viene accolto un emendamento del governo, mentre Rete, dato l’accordo sull’articolo precedente, ritira il suo.

All’articolo 12 “Clausole vessatorie nel contratto tra professionisti e consumatori” viene accolto un emendamento del governo con due specifiche richieste dagli studi legislativi.

 All’articolo 21 “Recesso per i contratti a distanza, online o negoziati fuori dai locali commerciali” viene accolto un emendamento formale presentato dal governo.

Anche all’articolo 26 “Camera di conciliazione consumatori” viene accolto un emendamento proposto dal governo.

All’articolo 27 “Class action”, il consigliere Santi sottolinea che si tratta di un “elemento qualificante. Lo strumento manca a San Marino e dà una risposta concreta dando finalmente la possibilità a chi ha subito un torto, e che da solo non riesce a fare ricorso, di un’azione tra più persone. Così da avere più forza. Siamo concordi ma una volta promulgata la legge occorre mettere  gli elementi mancanti: i servizi della Pa, quelli finanziari e la pubblicità ingannevole”.  Rossano Fabbri di Noi per la Repubblica aggiunge che “si abbattono anche i costi dell’azione. Avremo modo di verificare la fattibilità della procedura introdotta. Ci sono alcune parti che riproducono le regole e i meccanismi di tutte le azioni civili. Avrei messo in rilievo quanto deroga o aggiunge all’azione ordinaria”. Pelliccioni di Domani-Motus liberi sottolinea come l’articolo sia “innovativo. In Italia ci sono state delle problematiche, noi abbiamo creato una disciplina unica con elementi innovativi: si chiude la class action prima dell’inizio della procedura, così da renderla più snella”. Anche Nicola Renzi di Repubblica futura riconosce “il merito di un buon intervento. Siamo contenti di questo articolo e convinti che potrà dare i suoi frutti. Un’ulteriore e doverosa tutela per i consumatori”. 

All’articolo 28 “Modifiche” viene accolto un emendamento tecnico del governo, così come  all’articolo 30 “Sanzioni amministrative”. La modifica dell’esecutivo prevede un raddoppio delle multe, da 300 a 30.000 euro si trasforma dunque da 600 a 60.000. Anche Rete propone un emendamento per togliere il riferimento alle politiche di controllo da parte delle Autorità politiche sulle sanzioni comminate dall’Autorità: “Il segretario di Stato scivola all’ultimo metro”, rimarca Santi. “La discussione è stata collaborativa”, concorda Renzi di Rf, e “la dicitura del segretario di Stato viene da un’esigenza, ma non è bella la forma”. Anche per Ciavatta di Rete la specifica “stona anche se non ci fosse la volontà di indirizzare i controlli dell’Autorità”. Anche Valentini del Pdcs ritiene “opportuna la proposta di emendamento, è l’articolo 11 che riguarda i controlli e dà già tutti i poteri all’Autorità”. Per Zonzini di Rete il riferimento è “improprio ed è chiaro che una segreteria di Stato ha già un potere di indirizzo generale, ma precisarlo così in una legge sarebbe controproducente. Sarebbe una diminutio, invito il segretario di Stato ad accogliere una modifica di buon senso”. A Fabbri di Noi per la Repubblica “non piace la discrezionalità degli uffici sulle multe da 600 a 60.000 euro e nemmeno che non siano indicate le sanzioni per ogni violazione”. Chiudendo il breve dibattito il segretario di Stato Righi accoglie lo spirito dell’emendamento e sospende la seduta per coordinare la modifica. “Non si vuole che la politica metta le mani nei fascicoli dei controlli degli operatori, e lo si voleva ribadire- precisa- ma c’è la necessità che la politica indirizzi le funzioni di controllo negli interessi del Paese”. Alla ripresa dei lavori l’emendamento concordato fa marcia indietro sull’aumento delle sanzioni, mantenendo la possibilità di oblazione, e ingloba le richieste di Rete che ritira così la sua proposta di modifica.

Il governo presenta anche un emendamento aggiuntivo per l’articolo 30 bis “Recidiva”, che appunto definisce la recidiva prevedendo un aumento delle sanzioni di tre volte oltre alla sospensione dell’attività.

All’articolo 33 “Abrogazioni” il governo propone un emendamento, accolto, che aggiunge alla lista l’articolo 10 della legge 28 ottobre 2005 n.144.

All’articolo 34 “Entrata in vigore” viene accolto un emendamento del governo che modifica la data dal 1^ gennaio 2023 al 1^ gennaio 2024. Rete presenta un emendamento simile che viene ritirato, “il segretario di Stato era troppo ottimista”, scherza il consigliere Santi. Valentini del Pdcs sottolinea che è opportuno fare la richiesta all’Ufficio legale per una modifica sull’uso dei decreti delegati. Il segretario di Stato Righi spiega che “l’inserimento della possibilità di modifica per decreto delegato senza dettagliare la delega viene fatto per esigenze perché l’ordinamento non prevede il decreto in bianco. Non si vuole assolutamente esautorare l’organo legislativo. Serve un utilizzo responsabile degli strumenti”. Fabbri di Noi per la Repubblica ricorda che “il decreto delegato torna in Consiglio grande e generale per la ratifica. E potrebbe creare grosse distorsioni perché le deleghe non possono essere in bianco, senza limiti come avviene puntualmente da parte del governo. Negli anni passati abbiamo fatto battaglie. Può diventare legge una modifica presentata solo in sede di ratifica. E si bypassa tutto l’iter legislativo”. Pelliccioni di Domani-Motus liberi condivide che “ci siano criticità, questa è una legge quadro e serviranno accorgimenti in futuro. Manca il riconoscimento delle associazioni di consumatori in un registro europeo, per poi instaurare una class action in un Paese con la normativa migliore”. Renzi di Rf la pensa come Valentini e Fabbri, “è drammaticamente vero che il decreto delegato può essere oggetto di qualsiasi modifica al ritorno in Aula. Prima o poi si dovrà intervenire. Diverso è se la delega è ben stabilita”.

Terminato l’esame dell’articolato si passa alle dichiarazioni di voto dopodiché il progetto di legge viene approvato all’unanimità con 15 voti favorevoli, quanti i presenti in Aula. Come relatore unico viene nominata Michela Pelliccioni di Domani-Motus liberi e la seduta termina.

Di seguito un riassunto degli interventi

Comma 5 – Esame in sede referente del progetto di legge “Legge sul consumo” presentato dalla

segreteria di Stato per l’Industria, l’Artigianato e il Commercio.

Dichiarazioni di voto

Emanuele Santi, Rete: a nome di tutta l’opposizione voteremo sì al provvedimento. Quando il clima è costruttivo si lavora molto meglio e non succedeva da tempo. È merito di tutti. Da noi c’è stata piena disponibilità e abbiamo garantito il numero legale. Abbiamo fatto emendamenti sensati e un buon lavoro. La legge è attesa da anni, ha parti qualificanti come la class action, si norma la parte consumatore e quella produttore. Sulle parti politiche, l’Autority, si è trovata una mediazione. Occorre proseguire il percorso perché ci sono parti mancanti, sui servizi della Pa, su quelli finanziari e sulla pubblicità ingannevole. Viene ribadita l’autonomia di chi fa i controlli. Possiamo dire che abbiamo dato uno strumento utile che può essere perfettibile.

Michela Pelliccioni, Domani Motus liberi: a nome della maggioranza esprimo voto positivo, è un buon testo nato da un lavoro coordinato. Attendiamo l’impatto sul territorio. Ci si adegua al modello europeo accrescendo la fiducia del consumatore e creando un supporto per un mondo in continuo cambiamento. Il perno è la class action e occorre creare degli incentivi adeguati.

Nicola Renzi, Repubblica futura: ringrazio il presidente Troina, sono stati tre giorni non facili che sono sembrati tre anni e ho apprezzato l’elasticità nella gestione dei lavori.

Fabio Righi, segretario di Stato per l’Industria: ringrazio anche io, ho trovato un’Aula molto collaborativa, se il clima è questo si lavora serenamente e nell’interesse del Paese producendo un risultato positivo

 

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