San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta lunedì 29 agosto pomeriggio

San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta lunedì 29 agosto pomeriggio

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 26 AGOSTO- 5 SETTEMBRE

LUNEDI’ 29 AGOSTO– Seduta del pomeriggio

I lavori consiliari oggi ripartono dal Progetto di legge sull’Interruzione volontaria di gravidanza, presentato in seconda lettura dalle Segreterie di Stato per gli Affari Interni, per la Giustizia e per la Sanità. Si inizia il dibattito con le Relazioni di maggioranza e di minoranza, rispettivamente lette dai consiglieri Manuel Ciavatta, Pdcs, e Guerrino Zanotti, Libera. Mentre la prima relazione sottolinea come in Commissione IV^ i gruppi abbiano dato prova di condivisione e responsabilità, nella presentazione e votazione degli emendamenti presentati, proprio la seconda relazione che apre una ‘parentesi’ politica. Non solo si sottolinea come il testo di legge uscito dalla Commissione IV^ non ottenga un ‘giudizio positivo’, ma sono criticati gli atteggiamenti tenuti dagli altri gruppi consiliari (ad eccezione di Rete). “Siamo rammaricati che nei passaggi cruciali della legge abbia prevalso la visione confessionale del Pdcs- riporta la relazione di ‘minoranza’- alla quale si sono uniformati Rf e i Commissari di Npr e Domani Motus liberi”. E ancora: “Non possiamo sottacere che, aldilà della presenza o meno di Commissari dei due Partiti storici della sinistra sammarinese- Ps e Psd- si sottolinea- non abbiano presentato alcun emendamento a questo progetto di legge”.

La reazioni alla relazione letta dal consigliere Zanotti non si fanno attendere nel dibattito successivo che non si limita a entrare nel merito del provvedimento.

A partire da Miriam Farinelli, Rf, che sottolinea come sia ‘fuorviante’ definire il testo della minoranza. “Rf non condivide la relazione definita di ‘minoranza’, che altro non è che la relazione di Libera”, manda a dire. Durissima la replica di Matteo Rossi, Npr: “Si è intimato al mio partito, al Psd di aver smarrito la strada di casa- manda a dire- avrei una precisazione da chiedere: di quale casa parla Zanotti? Quella in Lussemburgo dalla quale partivano i decreti nella scorsa legislatura?”. Per Stefano Giulianelli, Pdcs, “evidentemente il rispetto nei confronti di chi sostiene un pensiero diverso non è contemplato da alcuni- stigmatizza- e l’affermazione della propria tesi politica deve avvenire attraverso una dialettica spregevole e ostile, caratterizzata da livore, acredine e risentimento”.

Carlotta Andruccioli, Dml, auspica che si arrivi a una legge che garantisca alle donne “un iter veloce e una scelta libera e consapevole”: solo così “avremo fatto il nostro dovere nel rispetto del quesito- fa notare- diversamente sono solo semplici slogan elettorali sentiti anche oggi in Aula”. Infine, Gian Matteo Zeppa, Rete, ricorda che alla luce dell’esito referendario, “i tanti silenzi e il tanto gracchiare dopo il passaggio in Commissione devono terminare oggi- ammonisce- Non possono esistere una maggioranza e una opposizione, chi riconduce tutto a ciò, dovrebbe smettere di fare politica, sono temi tanto grandi che incasellarli è delittuoso.”

Il dibattito proseguirà in seduta notturna.

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi del pomeriggio.

Comma 13. Progetto di legge “Regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza” (presentato dalla Segreteria di Stato per gli Affari Interni, dalla Segreteria di Stato per la Giustizia dalla Segreteria di Stato per la Sanità) (II lettura)

Manuel Ciavatta, Pdcs dà lettura alla relazione di maggioranza reperibile interamente a questo link.

Un estratto della parte finale della relazione:“…Il progetto di legge così emendato è stato approvato dalla Commissione mercoledì 27 luglio, alle ore 1.00, nella seduta notturna. Tutti i commissari in sede di dichiarazioni di voto hanno espresso il proprio compiacimento per il lavoro svolto in termini di condivisione e di elaborazione normativa da parte della Commissione. Tuttavia, pur esprimendo voto favorevole, da parte di Rete, Libera e il consigliere Giardi è stata espressa non piena soddisfazione per alcuni aspetti dell’iter legislativo, con particolare riferimento ai primi articoli, che secondo tali commissari limitano le indicazioni dettate dal quesito referendario, opinone tuttavia non condivisa da altri commissari. (…)

Al termine delle dichiarazioni di voto, il Commissario di Rf Andrea Zafferani ha proposto alla Commissione di indicare il presidente Filippo Tamagnini come unico relatore istituzionale al Pdl a nome di tutta la commissione. Proposta valutata favorevolmente dalla maggior parte dei commissari, perché avrebbe confermato il senso di responsabilità di tutte le forze politiche nel lavorare in maniera condivisa a un testo comune su un tema così delicato, evitando così strumentalizzazioni in vista della seconda lettura in Consiglio grande e generale e nell’esclusivo interesse della cittadinanza. Tale decisione tuttavia è stata sospesa fino al giorno successivo per la non condivisione di Rete e Libera. Nella seduta mattutina del 27 luglio le due forze politiche hanno confermato la propria contrarietà a tale proposta e si è deciso che sarebbero stati due i relatori al Pdl: il commissario Manuel Ciavatta del Pdcs per la maggioranza ei l commissario Guerrino Zanotti di Libera per l’opposizione. Nonostante tale scelta, tutte le forze politiche hanno evidenziato come le posizioni espresse nel dibattito fossero trasversali a tali raggruppamenti e, pertanto, non pienamente rappresentative della situazione.

Guerrino Zanotti, Libera dà lettura alla relazione di minoranza, reperibile per intero a questo link.

Un estratto delle Conclusioni:

…Giunti al termine della relazione, è doveroso esprimere un giudizio complessivo sul risultato del lavoro svolto dalla Commissione su questo Pdl. Giudizio che non può essere positivo. (..)

Siamo rammaricati che nei passaggi cruciali della legge abbia prevalso la visione confessionale del Pdcs, alla quale si sono uniformati Rf e i Commissari di Npr e Domani Motus liberi. Nei primi due articoli si è voluto prevaricare la donna e il suo diritto all’autodeterminazione (…).

Non possiamo sottacere che, aldilà della presenza o meno di Commissari dei due Partiti storici della sinistra sammarinese- Ps e Psd- non abbiano presentato alcun emendamento a questo progetto di legge. O meglio, l’unico emendamento presentato da Npr recita così: ‘La Repubblica di San Marino tutela la vita umana dal suo inizio…”. A onore del vero, alla vigilia del referendum sembrava di aver compreso che davvero questa tematica interessasse anche i vostri due partiti, avvilente quindi tanta pochezza. Da tempo vi siete detti paladini dell’internazionalizzazione del nostro Paese e della necessità di un adeguamento alle sfide del futuro. Avete imboccato la strada per l’Europa, ma avete smarrito quella di casa! Abbiamo smesso di chiederci il perché di tanta compattezza in maggioranza, basta rinunciare completamente alle proprie prerogative e alla propria identità e tutto diventa possibile. Infine, un commento sull’atteggiamento tenuto dal Pdcs al momento del voto dell’intero Pdl. Inqualificabile!

Qui ci tengo a fare una precisazione: ho avuto modo di confrontarmi con la collega Civerchia e mi ha chiarito motivi della sua astensione e do atto della sua apertura al dibattito in seconda lettura, e devo dire il grande lavoro da lei fatto su tutti articoli con cui si è avuta condivisione dall’Aula.

Detto ciò, la Dc ha fatto prevalere il proprio peso, in termini di voti, per condizionare il percorso della donna verso l’Ivg, ha negoziato con il resto della Commissione la stesura di emendamenti approvati con tutti l’Aula, ma alla fine ha espresso un non-voto, 2 astenuti e 2 voti contrari. I cittadini è giusto che sappiano qual è il grado di rispetto della volontà espressa da loro a larghissima maggioranza. Il Pdcs ritiene di essere al di sopra della volontà dei cittadini ritenendoli incapaci di esprimere la propria visione del Paese. Evidenzia una arroganza che svilisce il valore degli strumenti della democrazia diretta con il referendum. ….”

Elena Tonnini, Sds per gli Affari Interni

Il Referendum ha dimostrato che la Repubblica di San Marino è pronta e ha le idee chiare, e in maniera trasversale alle generazioni, ai generi, all’appartennza politica, ideologica, religiosa, vuole che l’Igv sia regolamentata. La mia Segreteria di Stato, insieme a quelle di Sanità e Giustizia, ha fatto parte della delegazione di governo che si è occupata del Pdl che doveva recepire il quesito referendario. Quello depositato è stato un progetto elaborato con la consapevolezza che la legge doveva funzionare, essere applicabile anche senza eventuali emendamenti dell’Aula, per questo nel testo originario era stata prevista la possibilità di convenzione dell’Iss con strutture pubbliche e private interne ed esterne al territorio sammarinese ed si era espresso il principio che l’accesso all’Ivg fosse garantito dall’Iss.

I passaggi che hanno portato alla seconda lettura: con Decreto Reggenziale del 30 settembre 2021 è stato dichiarato l’accoglimento del risultato del referendum e fissato il termine del 30 marzo 2022 per il deposito del Pdl, che è stato adottato dal congresso di Stato con delibera del 31 gennaio 2022, quindi inviato al Collegio Garante per la costituzionaltà delle norme. Il 25 febbraio è pervenuto il parere del Collegio Garante, preso atto del parere, sono state apportate opportune modifiche al testo e lo stesso è stato adottato e depositato per l’avvio all’iter consiliare con delibera del 7 marzo 2022. Questo per rispondere a chi dice che è stato troppo lento l’iter, in realtà il Pdl è stato depositato con 23 giorni di anticipo rispetto alla tempistica prevista per legge. La prima lettura è avvenuta il 25 aprile, e successivamente l’esame in 4^ commissione il 27 luglio.
Compito della delegazione del governo non era di fare una legge per cambiare il Paese che è già cambiato. Il governo è semmai stato chiamato a tutelare il diritto del Paese di cambiare nella direzione indicata dalla cittadinanza, secondo il principio di libertà di scelta, diritto che mi auguro persegua anche il Consiglio grande e generale in questa seconda fase di lettura.

In Commissione IV^ il confronto è stato molto serrato, in alcuni casi è servita un’intera seduta per riuscire a condividere un solo articolo. Deve essere punto di orgoglio per il nostro Paese, a paragone di altre realtà in cui sul tema dell’Igv i parlamentari hanno deliberato in maniera scissa tra tante tensioni. Il percorso sammarinese parte proprio dal Referendum per attuare la volontà della cittadinanza: il lavoro in Commissione ha fatto emergere come il metodo può fare la differenza. Nella prima fase di lavoro si è proceduto per compartimenti stagni e ha inevitabilmente sottolineato gli aspetti più divisivi. Ma dall’articolo 3 in poi, su quasi ogni singolo articolo si è trovata la condivisione di tutti i commissari presenti, che hanno sottoscritto e votato all’unanimità ogni emendamento, con il ritiro di tutti quegli emendamenti che continuavano ad essere divisivi. L’atteggiamento conflittuale ad un certo punto è stato dunque messo da parte. Dall’articolo 3 fino alla fine, tutti i gruppi hanno condiviso. sottoscritto e votato i contenuti. Unico rammarico è che nella votazione finale non si è corrisposto questo percorso di condivisione. Sono orgogliosa del percorso fatto fin qui e del testo scaturito in Commissione, con l’auspicio che l’Aula possa procedere con lo stesso spirito collaborativo trovato in quell’occasione da un certo punto in poi.
Sottolineo come la regolamentazione dell’Ivg non obblighi le donne ad abortire o a portare avanti una maternità che non desiderano, la legge offre invece alle donne tutti gli strumenti utili per prevenire gravidanze indesiderate e per scegliere in maniera consapevole, contando sulla tutela da parte dello Stato che per decenni è irresponsabilmente mancato. Lo Stato con questa normativa smette di interferire nella vita delle cittadine e si assume la responsabilità di accompagnarle.

Stefano Giulianelli, Pdcs

(Ndr. cita estratti da relazione di minoranza relativi a critiche rivolte al Pdcs) Evidentemente il rispetto nei confronti di chi sostiene un pensiero diverso non è contemplato da alcuni, l’affermazione della propria tesi politica deve avvenire attraverso una dialettica spregevole e ostile, caratterizzata da livore, acredine e risentimento. Ma il consigliere di minoranza riesce a superarsi nella propria relazione quando, oltre ad attaccare la Dc, accusa la Chiesa cattolica di avere un ruolo influente nel dibattito dato l’‘impostazione patriarcale della religione’. Il tempo per replicare al consigliere Zanotti è poco e sarebbe sprecato. Tuttavia il mio invito a cercare di riposizionare il dialogo e il ragionamento politico su altre basi e argomentazioni è rivolto anche lui. Sì, perché il confronto sull’Igv non dovrebbe trovare strumentalizzazione politica ma i partiti, pur divisi su questa tematica, dovrebbero sforzarsi di pervenire a un provvedimento normativo rispettoso di tutti i diritti in questione. Se il conflitto tra diritti è prima di tutto un conflitto biologico esistenziale, che si svolge nel vissuto materno precoce, allora giustificare l’aborto in qualunque circostanza, senza motivazioni, diventa troppo semplicistico. Nella scelta di abortire, la donna si porta dentro un conflitto irrisolto e promuovere la sua libertà non può significare limitarsi a ratificare la scelta di abortire, ma aiutarla a superare ciò che la rende sofferta. In caso contrario, qualora la scelta di abortire venisse presa come fatto compiuto, si rischierebbe di rassegnarsi a ciò che la donna decide sotto pressione, bisogni e difficoltà enfatizzando come libera scelta una decisione che, se magari ci fosse una alternativa, sarebbe diversa. In questo contesto agiscono condizionamenti educativi, economico-sociali e psicologici spesso inavvertiti, facendo avvertire come una fatalità ciò che è frutto di relazioni umane distorte e di politiche miopi.
Come sostenuto da Vescovo Turazzi, nessuna legge può rendere moralmente lecita la soppressione di una vita umana, quello che viene proclamato come diritto è in realtà una piaga dell’umanità. Tuttavia è importante operare attivamente per migliorare quanto più possibile tale legge al fine di supportare il più possibile nascituri e genitori, per evitare il ricorso all’aborto. In procinto di esaminare in seconda lettura il Pdl, auspico i lavori in questa seduta si possano svolgere in un clima collaborativo e costruttivo.

Marica Montemaggi, Libera

Quello di oggi è sicuramente un passaggio epocale. Devo ringraziare il collega Zanotti, perché nella sua relazione ha contestualizzato il tema sugli ultimi decenni della vita delle donne. Spiace che si parli di strumentalizzazione e politicizzazione, ma sottoscrivo parola per parola la relazione del collega. Il dibattito che affrontiamo qui non è frutto di una campagna referendaria, ma di anni e anni di battaglia in cui le donne hanno avuto un ruolo subalterno. Non è il problema del Pdl, ma dell’uso della libertà che se ne fa di una donna, noi oggi dobbiamo ancora sentire che le donne devono avere una libertà condizionata da qualcun altro ed è inaccettabile. Ed è qui il punto che ci ha visto divisi. Il quesito era semplice. Per come è formulata oggi la legge, il diritto delle donne sarà ben poco applicato dalle donne, perché c’è una fase di controllo, burocratica e lunga, che fa sì che le donne saranno depenalizzate nel loro esercizio del diritto all’Ivg, ma poco cambierà dalla situazione attuale e mi sembra proprio uno degli obiettivi: accettiamo che le donne vadano ad abortire il più possibile altrove. Nel momento in cui andremo a vedere l’articolato, colleghi, chiedetevi se quell’articolo può rispettare la libertà di esercitare il diritto all’Ivg.

Ci abbiamo tenuto a sottolineare il concetto di laicità. Significa che si è indipendenti da qualsiasi condizionamento ideologico. Ci deve essere laicità dello Stato e garanzia che gli operatori sanitari siano solo loro a fornire informazioni e tutto quello che serve alla donna per prendere una decisione consapevole. Ci sono emendamenti che preoccupano moltissimo: noi chiediamo che le associazioni pro-vita siano fuori da un processo regolamentato dall’Iss. Privatamente ci si può rivolgere a queste associazioni, ma lo Stato non può permettere ingerenze in questo percorso, poi che ci sia un consenso legato e subalterno a tutti questi passaggi: una donna così non può prendere una decisione, ma viene condizionata a fare tutto un percorso inquisitorio e deve motivare ed essere consapevole delle sue motivazioni in un momento di grande fragilità e vulnerabilità, prima le facciamo un processo alla intenzioni.

Giovanni Maria Zonzini, Rete

Preso atto del risultato referendario, credo sia compito dell’Aula non di portare posizioni religiose, etiche o personali sulla legge. La popolazione non è minorenne o malata, va ascoltata e rispettata la sua volontà. E rispettare la volontà popolare in merito a questo referendum significa farlo anche nello spirito, non solo depenalizzando l’Ivg. Ovvero, se si interponessero atti mortificanti e penalizzanti, è evidente che non si rispetterebbe la volontà popolare. Qual è la credibilità e legittimità di una classe politica che, di fronte a quasi l’80% dei sì, tenta con cavilli di sottrarsi dalla responsabilità di dare una risposta a un referendum. Se vigliaccamente si eludesse la volontà popolare, perderemmo la credibilità che ci rimane.

Con quale faccia chiederemo ai nostri concittadini di tornare a recarsi alle urne, se dimostriamo che il loro voto non conta nulla, perché contano di più la parola del Vescovo e le ingerenze ideologiche dei consiglieri? Vogliamo dare un’immagine di classe sorda, cieca e muta per il popolo e prona su ingerenze clericali o ripiegata sulle idee personali dei candidati? Noi siamo per un approccio diverso e con molta serenità, senza cercare di politicizzare, di dare uno scontro politico, nostro obiettivo è quello di dare una legge che garantisca effettivamente l’accesso della donna all’Igv, rimuovendo cavilli e via crucis, e lo faremo votando gli emendamenti che abbiamo presentato e cercando di confermare i lavori della commissione e magari migliorando ulteriormente il testo licenziato dalla Commissione IV. Non intendiamo tradire il mandato della volontà della popolazione sammarinese.

Maria Luisa Berti, Npr

Mi ero illusa, dai lavori della Commissione- che avevano visto una collaborazione responsabile e matura- si potesse affrontare questo delicato tema fuori da strumentalizzazioni politiche. Purtroppo la decisione di non accoglimento della proposta di una relazione unica al Pdl, lasciata al presidente della commissione, proposta avanzata dal commissario Zafferani, e poi il contenuto della relazione di ‘minoranza’- anche se rappresenta anche un partito di maggioranza- hanno evidenziato una volontà contraria, quella di attacco a un partito politico, il Pdcs, o a chi ha culture diverse che antepongono il rispetto della vita quale assoluta priorità rispetto al diritto della donna all’Igv. È un’occasione mancata per dimostrare alla cittadinanza una certa responsabilità istituzionale. Il quesito referendario proponeva la depenalizzazione dell’Ivg, il governo ha fatto la scelta di non intervenire meramente sul codice penale, che sarebbe stata la migliore soluzione per lavorare poi alla regolamentazione Igv, ma di articolare un Pdl con un ampio oggetto di disciplina, che in prima lettura manifestava varie carenze. Oggi rimangono dei nodi da sciogliere, legati alle diverse visioni e culture, su cui auspico ci si possa confrontare. Tra questi c’è il tema della tutela della vita.

Miriam Farinelli, Rf

In Commissione IV^ sono stati presentati circa 100 emendamenti dalle forze politiche e la commissione è stata la sola sede del confronto, un lavoro immane, difficile e complesso, criticabile per come è stato organizzato. Il coinvolgimento e il confronto prima della Commissione tra gruppi è stata pari allo zero, ma non è una novità in questa legislatura. Non sono qui a sostenere la condivisione, termine inadeguato in un sistema parlamentare, parlo invece di confronto che per alcuni provvedimenti, e quello sulla regolamentazione dell’Ivg è uno di questi, non può essere limitato al solo confronto consiliare, e non credo occorra spiegare il perché.

Ci siamo arenati sull’affermazione che lo Stato deve essere laico e mi meraviglio ancora nel 2022 si debba ribadirlo, come se la contrarietà all’Ivg fosse una questione religiosa. Sono tanti i fattori che condizionano l’argomento, non solo religiosi. In Italia la maggioranza di ostetrici sono obiettori, motivo non è che son più cattolici del Papa. E’ che a tanti colleghi, laici, non va di sopprimere una vita. Ma qui siamo ancora a posizioni ideologiche degli anni ‘70. Si sono trovate poi difficoltà nell’esame sui primi articoli, e su alcuni non si è trovata condivisione, sui ruoli del consultorio, sulle informazioni da fornire, sulle associazioni di volontariato. L’accesso al consultorio a nostro avviso deve essere obbligatorio, a garanzia di un percorso di aderenza alla legge, per offrire alla donna maggiori garanzie di sostegno, di informazione e percorsi definiti nel rispetto dei tempi previsti per legge. E per offrirle semplici indicazioni circa l’esistenza di associazioni che si interessano ad aiutare le donne in difficoltà. Non dunque l’obbligo di rivolgersi a loro, ma “semplici indicazioni”. Se l’accesso al consultorio non fosse obbligatorio, quale sarebbe il percorso a garanzia dell’applicazione della legge, nell’interesse della volontà della donna? Nessuno ne ha parlato in dettaglio, sono stati fatti solo riferimenti generici al fatto che se ne deve occupare l’Iss, ma

il consultorio è già struttura Iss ed è formato solo da personale non obiettore, dove sono allora i condizionamenti?

Rf ha ritirato l’emendamento sulle norme della sepoltura di resti umani relativi agli aborti, in quanto il Segretario di Stato Tonnini ha proposto di inserire la norma nel Regolamento di Polizia mortuaria, di prossima pubblicazione, prendendosi l’impegno. Per noi è una norma importante per il rispetto dovuto.

A nostro avviso, con il testo finale dei lavori, la Commissione ha dato esempio di buona politica, per la volontà dimostrata di non sottrarsi a un confronto pacato e responsabile. Il desiderio di mettere la bandierina della politica a volte è emerso, ma è stato soprattutto dopo la Commissione che sono riapparse posizioni radicali e affermazioni fuori luogo. Rf ha suggerito una relazione unica del presidente di tipo istituzionale, ma la proposta è stata rigettata da Rete Libera e ci sono due relazioni dove i termini ‘minoranza’ e ‘maggioranza’ sono fuorvianti.

Rf non condivide la relazione definita di ‘minoranza’, che altro non è che la relazione di Libera. Non la condividiamo. E’ presente ancora la stucchevole premessa dello Stato laico, la criminalizzazione del consultorio come modalità di di accesso all’Igv definita turtuosa, per impedire alla donna di abortire, ed è un’assurdità. Avete forse paura che la donna cambi idea dopo essere stata informata da personale non obiettore? Le donne sono forse facilmente influenzabili e malleabili, come fantocci senza cervello? E’ offensivo.

Per non parlare delle elucubrazioni sul tempo in cui inizia la vita umana, che nulla hanno di scientifico. Respingo poi la visione che Rf si sia uniformata a una visione confessionale del Pdcs. Rf ha trovato, prima al proprio interno, la condivisione di emendamenti da presentare, e poi l’atteggiamento da tenere rispetto agli emendamenti di altre forze politiche. Noi decidiamo con la nostra testa e votiamo ciò che riteniamo giusto. Sulla vocazione religiosa del nostro Paese, in virtù del quale sarebbero stati negati alle donne i diritti, sarebbe meglio ognuno guardasse a casa propria.

Non mi azzardo a dire che Libera discenda dal Partito comunista sammarinese, anche se lo scrivente della relazione sicuramente sì.

La Commissione con suo lavoro non semplice e non scontato ha dato esempio di cosa può fare la politica per la comunità, lo spirito collaborativo ha prevalso in tante occasioni, spero che in Aula avvenga lo stesso atteggiamento. Io non parlerò mai di una buona legge perché una legge che sopprime una vita non lo è. Ma mi limito a ripetere che il testo soddisfa il quesito referendario e a quello dovevamo rispondere.

Carlotta Andruccioli, Dml

Parto dai dati. Al Referendum sull’Ivg si è espreso solo il 41% degli aventi diritto. Ha vinto quindi l’indifferenza, non il ‘sì’ e il ‘no’. Di quel 41% che hanno votato il 77%, ovvero 31% della popolazione, si è espresso in modo inequivocabile per il ‘sì’. Al di là delle posizioni personali, che sono legittime, è dovere di ciascuno di noi come consigliere rispettare la volontà popolare, anche se in coscienza avremo fatto in altro modo. Vorrei ringraziare il consigliere Troina, membro di Dml in Commissione 4°, che si è sempre espresso a nome personale, ma ha messo sempre in primo piano il mandato popolare. Concordo con il consigliere Berti, è curioso chi si professa aperto di mente e poi è il primo a non rispettare chi la pensa diversamente.

Il testo uscito dalla Commissione: siamo partiti dalla convinzione che il testo in prima lettura fosse incompleto e penso che il confronto abbia portato a miglioramenti evidenti. Mancava il tema delicato dell’obiezione di coscienza, è un diritto che va garantito, ma non può prevalere sul diritto della donna a chiedere l’Ivg. E viene di fatto garantito. Altro tema: la tutela della privacy della donna. Se una donna in territorio si sente giudicata nella decisione che prende, abbiamo il dovere di inserire questa tutela e l’abbiamo inserita: nell’articolo 10, sull’astensione dal lavoro, con la richiesta telematica, con un articolo dedicato proprio sulla privacy…Altro aspetto poi è la prevenzione, anche qui sono stati inseriti contenuti che migliorano la legge: si parla di collaborazie Iss-scuola…

Se vogliamo parlare di una scelta veramente libera, deve avvenire nella consapevolezza che esista anche un’assistenza psicologia, nell’informazione che ci sono anche associazioni che possono aiutare le donne, nel diritto a non si sentirsi giudicate: ed è quello che fa il Consultorio. Il tema dei temi è se inserire o meno questo passaggio come obbligatorio. Uno Stato che si impegna a dare tutte le informazioni utili a una donna su un passaggio delicato, affinché sia consapevole, non sbaglia.

Se si parla di obbligatorietà però può essere pericoloso: si rischia di dilatare i tempi e in questo caso per una donna una settimana in più o meno fa la differenza. E spero ci si possa chiarire su questo, anche con i regolamenti dell’Iss. Se si riuscisse a garantire un iter veloce, e d’altra parte, una scelta libera e consapevole, allora, se faremo questo, avremo fatto il nostro dovere nel rispetto del quesito. Diversamente sono solo semplici slogan elettorali sentiti anche oggi in Aula.

Pasquale Valentini, Pdcs

Nei miei 34 anni di presenza in Consiglio, mi trovo per la prima volta a vivere con preoccupazione il mio ruolo, per la rilevanza di quello che è in gioco. In questo momento è in gioco l’essenza stessa di un essere umano, allora la questione assume un significato particolare e ringrazio già alcuni interventi- quelli di Farinelli, Berti, Andruccioli- credo che abbiano aiutato un po’ di più ad acquisire maggiore consapevolezza della responsabilità che abbiamo rispetto a quello che andiamo a decidere .

Non posso dire che sostengo questa legge, perché è un vulnus pensare che una vita è di nostra padronanza. Però spero che anche questo dibattito e gli interventi ci aiutino a fare in modo che le donne non siano lasciate sole, perchè questo è il problema, e questo chiede di andare a fondo della questione, mentre noi stiamo scegliendo una strada superficiale.

Massimo Andrea Ugolini, Sds Giustizia

Su questo tema anche all’interno delle singole forze politiche ci può non essere una veduta unica. Il collega Tonnini ha ripercorso tutto l’iter che avuto la legge, il governo ha cercato di mettere sul tavolo un Pdl che recepisse il quesito referendario su una realtà anche di dimensioni piccole come la nostra. E sicuramente abbiamo scontentato un comitato e l’altro, ma su certe tematiche era complicato trovare una sintesi. Qui abbiamo messo sul tavolo un Pdl e mi spiace della relazione di minoranza perchè non si evince il lavoro della Commissione. Perché se da un lato ci sono state diversità di vedute su certi aspetti, dall’altro si è innescato un confronto sincero su una tematica non semplice, che ha prodotto un testo di legge che va a completare la legge su elementi di carattere politico e che, se il governo avesse affrontato immediatamente, sicuramente sarebbe stato passibile a critiche di aver adottato una scelta da una parte o l’altra, e sarebbe stato strumentalizzata. Questo è stato un confronto e una opportunità unica svolta in Commissione. A fronte di una responsabilità che si è voluta prendere in Commissione, i singoli commissari in maniera franca hanno cercato di portare un contributo e si è cercato di portare avanti un lavoro di completamento.

Negli ultimi 15 anni le donne sammarinesi che si sono rivolte a strutture esterne per l’Ivg sono più di 300. Obiettivo di oggi è far sì che i numeri siano più bassi possibile, attraverso l’introduzione di strumenti, e che non ci siano più donne e uomini lasciati soli. Con la legge si possono mettere a disposizione strumenti con cui le donne e le coppie possano scegliere piuttosto la vita. Auspico possa rivedersi il clima in Aula avuto in Commissione e che non sia un Pdl in cui qualcuno possa tentare di fissare la sua bandierina.

Matteo Ciacci, Libera

La relazione redatta dal collega Zanotti racchiude in maniera toccante la nostra posizione rispetto all’impegno profuso, non solo in campagna referendaria, ma anche nell’ambito istituzionale.

In questa fase se non si capisce che l’esigenza primaria è quella di rispettare il mandato del referendum, che è stato chiarissimo, faremo un lavoro del tutto delittuoso nei confronti della volontà popolare. Il secondo aspetto riguarda il merito e il testo che arriva in Commissione, che non ci soddisfa come Libera. Non ci soddisfa appieno pur avendo svolto un lavoro di alto livello in Commissione, in cui finalmente si è fatto un buon lavoro di sintesi o di scontro, se necessario. Spero anche in questa seconda lettura il dibattito sia elevato, ma ricordiamoci di non cadere in discussioni futili, che non hanno a che vedere con il risultato del Referendum.

Non ci soddisfa perché? Degli elementi possono distorcere la volontà popolare. Il consultorio obbligatorio, per quanto ci riguarda, doveva essere assolutamente non obbligatorio, la libera scelta è quando una donna può legittimamente compiere una Ivg in maniera consapevole e libera. E si rischia ciò non avvenga se noi al consultorio, valutato come obbligatorio, introduciamo la possibilità di accesso da parte delle Associazioni pro-vita, che nel paese svolgono un ruolo legittimo, ma non possono farlo dentro il consultorio.

Non mi sono piaciute poi le prese di posizione di alcune associazioni e anche del Vescovo Turazzi che rispetto, ma entrare così a gamba tesa nel dibattito consiliare lo ritengo decisamente inopportuno. Va rispettato il quesito referendario, va fatta una norma che rispetti la libera scelta della donna, per quanto riguarda anche l’attuazione e il ruolo dell’Iss.

Albertini Maria Cristina, Pdcs

Da oggi il Consiglio Grande e Generale è impegnato ad analizzare e approvare questo Pdl riguardante Ivg, oggetto di un quesito referendario che nel settembre scorso ha ottenuto parere favorevole da parte della cittadinanza sammarinese. Ribadisco, oggi l’aborto non è una conquista felice in una società che sempre più ha bisogno di capitale umano costituito da individui in grado di accogliere le peculiarità umane di ogni essere umano. Il valore della vita va custodito in ogni sua fase. Mi ritengo ferita nel mio essere donna considerare una conquista per il modo femminile sbarazzarsi di una vita nel ventre materno. Le donne possono offrire alla società contributi fattivi e hanno tutte le risorse per affrontare esperienze anche dolorose, per dimostrare il diritto all’autodeterminazione per ciascuna. D’altra parte, anche la politica è fatta di persone con sensibilità e valori diversi, e oggi si esprimeranno su questo progetto che ha visto tutte le forze politiche impegnate sul testo che andremo ad analizzare. Il Pdl depenalizza l’Igv e attiva strumenti perché sia una scelta consapevole per la donna, augurandoci che sia l’ultima opzione possibile.

Gian Matteo Zeppa, Rete

Anche in passato qualcuno ha parlato di ‘non dare sponde a tifoserie sull’Ivg’, ma così non è mai stato. La questione ha radici lunghe 44 anni, rispetto la legge italiana n.194.

Le reticenze o la volontà di mettere bandierine si palesano in entrambe le relazioni di maggioranza e minoranza legate al comma. Bisognerebbe concordare almeno su una cosa: che la politica degli ultimi anni ha offerto un pessimo spettacolo alla cittadinanza sull’essere susseguente all’effettività normativa di un diritto o che la volontà confessionale che orchestra certe decisioni è stata sconfessata da quella popolare del referendum, riportata in auge dall ferrea volontà di Uds. L’Unione donne sammarinesi ha svolto quel ruolo politico che l’Aula consiliare ha rimandato e che per veti incrociati non ha mai voluto affrontare per questi 44 lunghissimi anni, nonostante ne avesse avuto le possibilità. Oggi siamo qui sull’onda di quella iniziativa e dei numeri che nessuno in quest’Aula può minimamente pensare di stravolgere. I tanti silenzi e il tanto gracchiare dopo il passaggio in Commissione devono terminare oggi. Non possono esistere una maggioranza e una opposizione, chi riconduce tutto a ciò, dovrebbe smettere di fare politica, sono temi tanto grandi che incasellarli è delittuoso.

C’è chi oggi pontifica- non a caso- da colonne di giornali di parte, definendo questa legge iniqua o incastonandola in presunti ideologismi di parte concludendo ‘se è accaduto questo triste esito referendario, mi pare sia frutto di individualismo diffuso e di una non approfondita conoscenza della proposta di legge’, e ancora, ‘le promesse elettorali sono state per lo più tradite e i rilievi fatti da coloro che difendevano la vita si stanno dimostrando drammaticamente vere’. Il pontificatore, in virtù del ruolo che riveste, dovrebbe avere in mente che deve esistere netta separazione tra volontà ecclesiastica ed ecumenica e quella di chi deve legiferare, in particolare successivamente a un quesito referendario approvato dal Collegio dei Garanti e votato con percentuali quasi bulgare.

Per 44 anni si è deciso di chiudere in faccia la porta alle donne e alle famiglie sammarinesi che per forza di cose hanno pensato di ricorrere a questa scelta, che non è come bere un bicchiere d’acqua. Le donne sono state lasciate da sole in un percorso irto di difficoltà in uno Stato impegnato a non affrontare leggi che ancora qualcuno definisce inique. Abbiamo il dovere oggi di porre fine a 44 anni di nulla, dando gamba a una normativa fortemente richiesta dalla cittadinanza, senza vincoli di appartenere a questa maggioranza e opposizione, abbiamo il dovere di legiferare in maniera lineare per difendere diritti da troppo tempo negati.

Matteo Rossi, Npr

Tutta questa necessità di buttare in politica una questione così delicata, personale e intima, che ovviamente come legislatori dobbiamo affrontare, ma che abbraccia la sfera più personale di ognuno di noi, non la capisco. Tutta questa necessità di fare una relazione “Col ghigno e l’ignoranza dei primi della classe”, dando pagelle, ostentando protagonismo e una moralità superiore a noi comuni mortali, io non la capisco. Tutto questo bisogno di creare distinguo inutili, di mettere la bandierina, purtroppo invece lo capisco, ma non facendo parte del mio stile, l’avrei evitato. Parlo ovviamente di Libera e della sua relazione di minoranza: c’era davvero bisogno? Soprattutto dopo un referendum vinto con un consenso così ampio. Comunque, visto che l’avete fatto voi, visto che avete deciso di ridurre un tema così importante, così delicato, così ad una semplice bagarre politica, qualche precisazione politica va fatta. Si è intimato al mio partito, al Psd di aver smarrito la strada di casa, avrei una precisazione da chiedere: di quale casa parla Zanotti? Quella in Lussemburgo dalla quale partivano i decreti nella scorsa legislatura? Nessuno me lo leverà dalla testa, se in passato Libera avesse impiegato lo stesso ardore che ha impiegato nel redigere la relazione accompagnatoria al Pdl, probabilmente, non avremmo rasentato il default dei conti pubblicinon sarebbe stato necessario andare sui mercati per salvare la liquidità del Paese, forse sareste ancora al governo.

(…)Parto da lontano. Nel 2005 il movimento giovanile del Psd aprì nel paese una campagna sul tema dell’Ivg con approfondimenti, serate pubbliche, articoli. Percorso ostacolato prima e frenato poi dal Segretario del Partito e dall’allora Presidente, oggi entrambi autorevoli esponenti di Libera, che tirarono le redini ai “giovani” per non scontentare gli alleati di turno. Con un balzo in avanti di 9 anni arriviamo al 2014, al governo Dc-Psd-Ap quando arriva in consiglio un’istanza d’Arengo presentata da Lazzaro Rossini nella quale chiedeva la depenalizzazione tout court dell’aborto. Al termine del dibattito si è votato e approvato un ordine del giorno nel quale sostanzialmente si impegnava il governo di allora, nel quale una grossa fetta dell’attuale Libera era presente tra le fila del Psd per trovare una formula affinché non si perseguisse una donna che volesse andare ad abortire in un posto dove il codice penale lo consentisse. È stato fatto qualcosa? Ovviamente, no. Tutto cadde nell’oblio.

Nel 2016 poi, al tramonto di quella legislatura, ecco lo scatto d’orgoglio: il 20 settembre dopo un dibattito fiume, l’aula approva ben tre istanze d’arengo che vanno nella direzione della depenalizzazione dell’aborto. Nel frattempo all’interno del Psd oramai era saltato il banco per le alleanze. Gran parte del blocco ex comunista, scelsero la strada di Lab Dem (Simone Celli), Sinistra Unita e soprattutto Repubblica Futura. E l’operazione funziona! Vincono le elezioni e mandano noi e ma soprattutto la Dc all’opposizione, cosa che nel nostro Paese è successa davvero poche volte. Politicamente applausi, tanto di cappello. Noi del Psd tutto sommato, assorbita la sconfitta, ma con l’eredità di quelle tre istanze approvate sul fine legislatura, sotto sotto, abbiamo tifato perché finalmente una legge che regolamentasse l’aborto a San Marino finalmente potesse vedere la luce. Le condizioni -come si dice in politichese- c’erano. Ovviamente non ce l’hanno fatta. Magari un giorno poi ci spiegheranno il perché. Quindi la grande sinistra progressista ora ci viene a fare la morale.

Fortunatamente ci ha pensato la gente con il referendum a dare il mandato di fare sta legge ad una politica incapace di trovare da sola una sintesi, un anno fa circa. Il referendum -come si dice- ci ha levato a tutti le castagne dal fuoco, ma invece di stringerci, di essere contenti e di fare squadra per un risultato che obbiettivamente ci cade dall’alto, eh no, troppo facile, vuoi non fare i distinguo? Incredibile è che lo fa proprio Libera, che nonostante le occasioni perse e i rigori a porta vuota sbagliati. Ma da quale pulpito.

Per cui, dopo questa analisi, capiamo sinceramente la vostra frustrazione Guerrino, capiamo che è dura andare a raccontare ai vostri elettori che mentre questo governo varava una legge denominata Regolamentazione dell’Ivg, voi dall’opposizione lanciavate strali e ricostruzioni false, come quelle lette nelle conclusioni che hai scritto nella tua relazione(…).

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