Debiti e Riforme
Nella Commissione Finanze del 12 novembre scorso emerse il timore che il Governo si accinga a reperire sul mercato altri 500 milioni di euro per far fronte all’indebitamento.
Abbiamo un debito pubblico che il Fondo Monetario Internazionale ha classificato ‘insostenibile’, stimato in un miliardo e mezzo di euro circa.
Il debito non è nato col governo attuale, che è però accusato di mancata trasparenza nel modo di procedere nel procurare i finanziamenti.
Il primo contratto di finanziamento, stipulato con la Cargill per 150 milioni di euro, è stato secretato in punti fondamentali come l’indicazione dei beni dati in garanzia. L’opposizione minacciò fuoco e fiamme per tale opacità. Fece balenare anche l’iniziativa di un referendum. Ci fu una presa di posizione netta della Confederazione del Lavoro. Di fatto, “parole soltanto parole”, come cantava Mina.
Poi arrivò l’operazione Titano Bond. I milioni racimolati furono 340. Circola il sospetto, alimentato dalle opposizioni, che i veri beneficiari dell’operazione siano stati i ‘guru’ della finanza, nostrani e forestieri, già protagonisti su quella piazza finanziaria, da cui è derivato il debito pubblico.
Con tanto ben di Dio messo in cassa coi prestiti ci si aspettava almeno un assaggio del programma di riforme dello Stato. Riforme non più rinviabili. Invece niente. Al solo parlare di riforme, nei partiti sono cominciati i mal di pancia. Già in Consiglio Grande e Generale il gruppo misto conta 4 consiglieri provenienti uno dalle file della minoranza e tre da quelle della maggioranza.
Davvero potrebbe accadere che – anche per evitare altri sfaldamenti al loro interno – i partiti pensino a un nuovo prestito per continuare a spendere, invece di cominciare ad occuparsi di riforme.
Da L’informazione di San Marino 22/11/21