Stefano Elli di IlSole24Ore si è occupato ieri molto della Repubblica di San Marino, L’offshore dentro casa.
In primo piano l’indagine
Staffa con al centro Livio
Bacciocchi.
L’imbarazzo a San Marino per le rivelazioni sull’avvocato notaio è enorme. Le frequentazioni di Bacciocchi sono di alto livello. Le protezioni, anche politiche, di cui ha goduto per un lungo periodo, blindate. Cosa che inevitabilmente ha scatenato la polemica interna.
Anche a livello bancario: se è vero, come si evince dagli atti, che alcune banche locali accettavano di affidarlo pure in assenza di garanzie ipotecarie.
Il veicolo delle operazioni di Bacciocchi e degli altri due professionisti e manager indagati nell’operazione ‘Staffa’, Roberto Zavoli e Oriano Zonzini, si chiama FinCapital. Una finanziaria commissariata dopo la scoperta di un buco di circa 50 milioni di euro (che sale a circa 130 se spalmato sulle società controllate e collegate). Ironia della sorte: la sera precedente agli arresti, lunedì 19 settembre, alla sede della Banca Centrale, gli istituti più esposti (Banca di San Marino in testa) e i loro advisor, firmavano un accordo per l’acquisto in blocco dei suoi attivi e passivi. Una mossa sorprendente, ancorché corroborata dal parere pro veritate del professore Francesco Vassalli di Roma. Sì perché su quei beni pendono assai concrete le possibilità di decreti di sequestro e confisca. Va detto, anche, che proprio su questa operazione si è consumata nei giorni scorsi una frattura tra l’allora commissario straordinario di Fincapital, Andrea Vicari, e l’establishment locale.
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