San Marino. Giuseppe Roberti: Nessuno mi metterà mai in galera

San Marino. Giuseppe Roberti: Nessuno mi metterà mai in galera
Il Resto del Carlino
L’intervista. Giuseppe Roberti dopo la pesante condanna
“Nessuno mi metterà mai in galera perché io comunque vincerò”
di Monica Raschi
«MI HANNO chiamato in tanti modi: Rasputin, Bisignani solo perché tenevo i rapporti tra la politica sammarinese».
Giuseppe Roberti, ambasciatore ed ex presidente della Banca commerciale sammarinese, condannato a nove anni e al sequestro di beni per quasi otto milioni di euro nel processo Conto Mazzini, non intende rassegnarsi alla sentenza del giudice Gilberto Felici e afferma che «nessuno mi metterà mai in galera, perché io vincerò. C’è l’appello poi la Corte di Strasburgo». E intanto se ne sta ben lontano da San Marino.
Immagino che non querelerà nessuno perché, come Andreotti diceva di se stesso, ‘possiedo il senso dell’umorismo’.
«Sono io che ne avrei da dire tante. Potrei parlare per ore, ma posso dire che il finanziamento della politica era all’ordine del giorno sul Titano, almeno fino a quando non è stata varata la legge, nel giugno 2006. E tutte le accuse che mi vengono avanzate riguardano periodi precedenti».
Comunque era lei che tesseva le fila dei rapporti politici e le accuse nei suoi riguardi sono rimaste molto pesanti.
«E’ vero che venivano da me per risolvere le loro begne e io cercavo di fare accordi che poi regolarmente non venivano rispettati. Ecco era questo il mio potere. Comunque per quanto riguarda il Conto Mazzini io non sono stato nemmeno sentito perché non c’è interesse a sapere come stanno realmente le cose. Sa perché è stato fatto questo processo?
Provi a dirmelo lei.
«Perché qualcuno ha deciso che determinati politici non erano più funzionali al sistema».
Chi è questo qualcuno?
«Pensi a chi comanda realmente a San Marino oggi: Banca Centrale e il tribunale».
Lei è accusato di avere gestito un mucchio di denaro.
«Non ho mai gestito i libretti. Li intestavo, tenevo per me una mediazione che oscillava tra il 10 e il 15 per cento, poi la politica faceva quello che credeva. Mi permetta di dire una cosa, alla quale tengo molto: non ho mai avuto contatti con la malavita, non ho mai riciclato denaro la cui provenienza non fosse lecita, non ho mai emesso fatture di comodo e nessun sammarinese ha dovuto tirare fuori di tasca sua nemmeno un euro per colpa mia. Il sistema stava in piedi con la commercializzazione di qualunque licenza».
Lei era un uomo di Cristofori, aveva rapporti stretti non solo con Andreotti ma anche con Cossiga e Tremonti: come è arrivato a San Marino?
«E’ stato dopo la Prima Repubblica. Il primo contatto fu con Alvaro Selva ai tempi del governo di sinistra. Io dovevo tessere rapporti per riportare al potere la Dc: tenevo i legami tra Gabriele Gatti e la politica italiana. Da qui il nome di Rasputin».
Nel bene o nel male, lei sembra conoscere bene i meccanismi della politica. Che cosa succederà a San Marino?
«Entro sei mesi il governo crollerà».
E chi avanzerà?
«I movimenti hanno molta presa sulla gente».
Ma, almeno in Italia, non sembrano ancora essere in grado di governare.
«Faranno un accordo con la Dc».
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