San Marino. Ingiuria aggravata a sfondo razziale, multa per l’imputato

San Marino. Ingiuria aggravata a sfondo razziale, multa per l’imputato

Ingiuria aggravata a sfondo razziale, condanna a una multa per 44enne

ANTONIO FABBRI – Il caso è quello che si scatenò dopo la denuncia di una donna, poi risultata infondata, relativa all’aggressione di un uomo di colore ai suoi danni.

Era maggio del 2018 e da quell’episodio raccontato dalla moglie al marito, scattò una sorta di caccia all’uomo, prima, e poi si alimentò l’inaccettabile propaganda xenofoba sviluppatasi in quel periodo ad opera di diverse persone e di un costituito gruppo “No migranti”, supportato da profili social e siti internet. Il periodo è stato ricostruito anche ieri in aula, nell’ultima udienza a carico di Fabrizio Albani, sammarinese di 44 anni, che era accusato di ingiuria aggravata, appunto, dalla discriminazione razziale ed etnica. Reato che, così aggravato, vede la procedibilità d’ufficio, diversamente dall’ingiuria semplice che necessita della querela di parte. Ma al di là dell’episodio specifico, che ha visto una condanna a 600 euro di multa, è il contesto sociale di quel periodo in cui si è sviluppato un gruppo, attivo anche mediaticamente, che ha mosso un certo odio razziale, tanto che fu necessario un moto di popolo e anche una fiaccolata contro l’odio per contrastare questa ondata di xenofobia.

Un contesto rilevato dal Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, ma anche dal difensore, Rossano Fabbri, che ha tuttavia distinto tra il fatto imputato al suo assistito e il contesto esacerbato e portato avanti da altri con azioni deprecabili. E proprio per quanto emerso durante il processo in seguito alle varie testimonianze, il Commissario della legge Simon Luca Morsiani ha deciso di trasmettere gli atti all’inquirente perché valuti, nei confronti degli altri soggetti, la eventuale possibilità di procedere per il reato di cui all’articolo 179bis primo comma, ovvero “Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi (…)” che punisce, tra le altre cose chi “incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici”.

La deposizione dell’imputato Nell’udienza di ieri l’imputato è stato sentito. “Il motivo per cui mi sono recato a Casa San Michele, era mosso unicamente dal fatto che mia moglie mi aveva riferito di essere stata aggredita da un uomo di colore – ha detto Fabrizio Albani – non vi è alcun motivo razziale, anzi, quando sono arrivato a San Michele mi sono presentato e avevo preavvertito la gendarmeria”. Ha quindi dichiarato di non avere mai rivolto insulti razziali nei confronti delle persone ospitate dalla casa. Affermando che poi sono stati gli altri intervenuti, del gruppo “No migranti” ad esacerbare la situazione “sono arrivati modello spacchiamo tutto”, ha dichiarato. Tra le frasi volate pronunciate in quel conte[1]sto: “Dentro casa ci sono degli animali del tuo stesso colore”. Ma l’imputato ha smentito di averla mai pronunciata.

La requisitoria del Pf Il Procuratore del fisco ha richiamato le testimonianze raccolte durante le udienze. In particolare quella del responsabile della casa San Michele: “In quel contesto si era creato un momento di attenzione, di istigazione quasi all’odio razziale. Ci dice il testimone – prosegue il Pf – che addirittura in quel periodo si era creata una situazione in cui anche da parte di alcuni media sembrava arrivassero chissà quante persone di colore. Era un discorso razzista. E allora – aggiunge il Pf – ci facciamo belli che San Marino dà ospitalità e accoglienza, poi vediamo atteggiamenti razzisti. Non so se ci fosse un progetto politico per cercare di colpire persone e strutture che promuovono l’accoglienza – aggiunge sempre citando il testimone – ma a fronte a episodi come quello avvenuto, i giorni seguenti i ragazzi ospiti della casa dovevano essere accompagnati al lavoro, per timore di possibili aggressioni”. Poi il Pf ha sott[1]lineato che, una volta avvisata la Gendarmeria, l’imputato avrebbe dovuto far fare ad essa il suo lavoro, e non recarsi lui a Casa San Michele. “Questo clima che si era venuto a creare non è finito lì. I giorni seguenti è continuata questa “caccia al nero”. Il Pf ha poi citato alcune espressioni ingiuriose a sfondo razziale, da testimonianze attribuite all’imputato, ravvisando quindi l’aggravante della discriminazione razziale. Ha quindi chiesto l’arresto per due mesi.

L’arringa della difesa L’avvocato Rossano Fabbri ha contestato le conclusioni del Procuratore del fisco. “Non si è trattato di una azione mossa dall’odio razziale, ma si è trattato dell’istinto del marito che è quello di proteggere la moglie e di andare a cercare l’aggressore della moglie, vero o presunto. Ed è questo l’unico motivo per cui Albani si è recato a Casa San Giuseppe ed ha chiesto se fossero presenti ragazzi di colore, perché così gli era stato descritto l’aggressore. Albani era in buona fede, a prescindere che il racconto della moglie fosse attendibile o meno, ma non esisteva alcun piano preconfezionato – ha detto il legale – Poi si sono mossi su internet in quattro o cinque ed è vero che si era sviluppato un clima vergognoso in quei giorni. Compresa questa associazione “No migranti” sostenuta da determinati organi chiamiamoli di informazione. Un clima veramente basso che non è per nulla rappresentativo dei sammarinesi, per l’accoglienza che per natura hanno sempre saputo esprimere. E probabilmente quelle sarebbero state le persone che dovevano essere qui a rispondere dell’articolo 179bis. Ma di tutta questa situazione deve pagare Fabrizio Albani? Non ne faccio una colpa se ha aderito al gruppo “No migranti”, mentre cercava di trovare l’aggressore di sua moglie, ma quando si è accorto di essere stato strumentalizzato, ha preso le distanze da quel gruppo. Le espressioni usate da Albani non sono state usate a sfondo razziale, ma solo avendo in mente l’aggressione che aveva subito la moglie”. Quindi l’avvocato Rossano Fabbri ha chiesto l’assoluzione del suo assistito o, in subordine, la pena nel minimo con i benefici di legge.

La sentenza Il giudice Morsiani, dopo la camera di consiglio, ha condannato l’imputato per l’ingiuria aggravata alla multa a giorni 30 pari a 600 euro, concedendo il beneficio della non menzione. Riconoscendo la gravità di quanto emerso ha però trasmesso gli atti all’inquirente viste le nuove prove raccolte in dibatti[1]mento circa l’istigazione all’odio razziale prevista dal primo comma del’articolo 179bis. La difesa di Albani ha intanto annunciato appello. L’ingiuria è comunque prossima alla prescrizione, prevista nei primi mesi del 2022.

Il giudice Morsiani, dopo la camera di consiglio, ha condannato l’imputato per l’ingiuria aggravata alla multa a giorni 30 pari a 600 euro, concedendo il beneficio della non menzione. Riconoscendo la gravità di quanto emerso ha però trasmesso gli atti all’inquirente viste le nuove prove raccolte in dibattimento circa l’istigazione all’odio razziale prevista dal primo comma dell’articolo 179bis. La difesa di Albani ha intanto annunciato appello. L’ingiuria è comunque prossima alla prescrizione, prevista nei primi mesi del 2022.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino, pubblicato integralmente dopo le 23

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