San Marino. La figlia denuncia il Casale La Fiorina per la morte della madre 86enne

San Marino. La figlia denuncia il Casale La Fiorina per la morte della madre 86enne

“Da giorni non si alimentava, aveva le vene collassate e non riusciva ad assumere farmaci, ma nessuno ha chiesto il ricovero in ospedale”.

ANTONIO FABBRI – La vicenda è triste. Risale alla scorsa settimana e, su quanto accaduto, toccherà adesso alla Autorità giudiziaria fare chiarezza e, se vi saranno gli estremi, perseguire gli eventuali responsabili. Una signora, ospite del Casale La Fiorina, è deceduta lo scorso 13 giugno dopo essere stata portata all’ospedale su insistenza della figlia che, ora, per i ritardi che ritiene ci siano stati nel riconoscere la situazione di gravità della madre, nell’assistenza e nella richiesta di ricovero, ha sporto denuncia nei confronti dei vertici del Casale, del medico e delle infermiere che assistevano nella struttura l’anziana di 86 anni. Secondo quanto denunciato dalla figlia della signora alla Gendarmeria, la donna da giorni non si alimentava, ma nonostante questo i familiari non erano stati avvertiti e neppure era stato richiesto il ricovero in ospedale.

“Giovedì 9 giugno di mattina ho telefonato per avere notizie di mia madre, ma in prima battuta non sono riuscita ad averne. Ho richiamato nel pomeriggio. Mi ha risposto un’infermiera che mi ha riferito dell’aggravarsi dello stato di salute di mia madre in quanto era anche dal lunedì precedente che non si nutriva. Ho chiesto perché non fossi stata informata della cosa nell’immediatezza è ho chiesto come mai, nonostante l’aggravarsi della situazione, non fosse ancora stata ricoverata in ospedale, intimando di farlo immediatamente. L’infermiera mi riferiva che il medico del Casale aveva detto che non vi erano ancora le condizioni per il ricovero. Ho chiesto allora di essere chiamata immediatamente dal medico, ma nessuno mi ha contattato. Ho chiamato allora il pomeriggio del 10 giugno e ho detto che mi sarei recata sul posto, mentre l’infermiera mi diceva che, causa restrizioni Covid, non potevo recarmi in loco. Risposi che sarei andata comunque e volevo vedere mia madre. Arrivata sul posto mi hanno fatto vedere mia madre: aveva il terrore negli occhi, non parlava più, da tempo non mangiava e ho insistito di nuovo con l’infermiera che era con mia madre di farla ricoverare immediatamente. La stessa mi ha risposto che il ricovero doveva essere definito dal medico”. Ma era venerdì e nel fine settimana il medico non ci sarebbe stato. “Il sabato 11 giugno ho chiama- to di nuovo al Casale per chiedere informazioni: mi hanno riferito che ancora mia madre non aveva mangiato nulla e non erano neppure riusciti a somministrarle la prescritta terapia medica. Ho chiesto ancora di poter parlare con il medico. Mi hanno risposto che era attiva la Guardia medica, ma alla mia domanda se l’avessero avvertita, mi hanno risposto di no. Di nuovo ho comunicato che mi sarei recata sul posto. Mi hanno di nuovo detto di no, ma io ho insistito anche perché mi avevano riferito che non erano riusciti a somministrarle la terapia e l’antidolorifico, perché tutte le vene di mia madre stavano collassando e quindi non potevano fare nulla”.

La donna si è quindi nuovamente recata sul posto e dopo non poca insistenza è riuscita di nuovo a vedere la madre che era in condizioni critiche. Ha quindi attivato la Guardia medica che, ascoltata dalla figlia la situazione, ha subito attivato il 118 arrivato sul posto tempestivamente

“Quando sono arrivati mia madre aveva 25 di glicemia ed era in coma. Portata al pronto soccorso, sono riusciti a trovarle una vena in una gamba e a salvarla. Durante queste manovre notavo lo sconcerto dei sanitari che comunque sono riusciti a rianimarla. Quindi è stata portata in Geriatria”.

Purtroppo, però, nonostante il miglioramento riscontrato dopo l’intervento del pronto soccorso, la mattina del 13 giugno mi hanno comunicato che mia madre era deceduta. “I medici mi hanno detto che probabilmente a causa dei fatti del giorno precedente e dell’affaticamento, ed essendo stata in coma troppo tempo, il cuore aveva ceduto”, afferma la figlia che ha riportato queste informazioni nella denuncia, oltre ad avere informato la direzione sanitaria e l’ufficio legale dell’Iss di quanto accaduto.

“Ritengo che non sia stata adeguatamente assistita e curata soprattutto nell’ultima fase – afferma la figlia – Non si può non ricoverare una persona nelle sue condizioni che non si alimenta da giorni. Soprattutto penso che, pur soffrendo di Parkinson, potesse vivere ancora. Credo che la mamma avrebbe meritato un trattamento più dignitoso e che con maggiore attenzione avrebbe evitato anche molta sofferenza”

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo 

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