San Marino. L’informazione: “Neppure la Commissione di inchiesta era al corrente che gli esposti di Gozi e Tomasetti fossero stati malamente archiviati”

San Marino. L’informazione: “Neppure la Commissione di inchiesta era al corrente che gli esposti di Gozi e Tomasetti fossero stati malamente archiviati”

San Marino. L’informazione: “Neppure la Commissione di inchiesta era al corrente che gli esposti di Gozi e Tomasetti fossero stati malamente archiviati”

Le archiviazioni di Roma degli esposti di Catia Tomasetti e Sandro Gozi, che avevano denunciato presso la procura capitolina praticamente gli stessi fatti sui quali sul Titano si sono imbastite Commissioni di inchiesta, procedimenti disciplinari e procedimenti penali, gettano dubbi sulle denunce, e le deposizioni che ne conseguono, fatte più di impressioni che di fatti.

La procura romana ha valutato severamente le ricostruzioni contenute nelle denunce di Gozi e Tomasetti. Scrive infatti che si tratta di dichiarazioni atte a screditare da un lato l’indagine nei loro confronti” – quella sulla famosa consulenza – e dall’altro a colpire il “procuratore Buriani, nonché la figura di Celli”. Non solo, la Pm Claudia Terracina nel chiedere l’archiviazione, poi avallata dal Gip, sottolinea anche la non rilevanza penale di quanto denunciato tanto che aggiunge: “alcuna indagine può avere utilità: non le dichiarazioni di persone tutte coinvolte nella vicenda, non i tabulati telefonici, posto che dimostrerebbero solo contatti possibili tra funzionari sammarinesi perfettamente giustificabili con relazioni ordinarie”.

Questo, e altre considerazioni dello stesso tenore che evidenziano soprattutto la non rilevanza penale di quanto denunciato, è scritto nei procedimenti penali romani 8126/2019 e 51655/2020 (richieste di archiviazione rispettivamente del 24 agosto 2019 e del 20 maggio 2020) aperti sulla base delle denunce di Tomasetti e Gozi. Archiviazioni di cui, evidentemente, la Commissione di inchiesta, conclusasi il 20 ottobre 2020, non è mai stata resa edotta, e neppure sono state depositate dai denuncianti agli atti del processo in corso, dove invece, per contro, è stato allegato uno degli esposti presentati a Roma, sottacendone tuttavia l’esito.

Se questa è una novità, non certo secondaria, emersa nell’udienza dello scorso primo marzo con il deposito delle due archiviazioni da parte dell’avvocato Michela Vecchi, novità che affossa la credibilità delle accuse e consente di vedere le testimonianze dei denuncianti sotto un’altra luce, ci sono anche altri particolari che non erano mai emersi finora.

Le informazioni su Stratos Dalla deposizione di Sandro Gozi è emerso che Simone Celli aveva chiesto all’eurodeputato, che all’epoca viveva a Parigi, se la famigerata Stratos che si era proposta per l’acquisto di BancaCis, fosse affidabile in particolare in relazione al management. “Mi chiese se avevo informazioni su questa banca e sulla signora, sulla persona che aveva ruoli manageriali – ha riferito Gozi – Mi chiese di cercare delle informazioni”.

Gozi cercò e verificò che la Stratos aveva al suo vertice una donna, Ceo, cioè amministratore delegato, nota nel mondo finanziario in Francia e in Lussemburgo. “C’era una valutazione non negativa sulla persona, molto attiva in Francia e in Lussemburgo”, ha detto Gozi in udienza rispondendo alla domanda.

L’avvocato Enrico Carattoni ha chiesto allora se Gozi avesse riferito queste informazioni circa la valutazione “non negativa” a Celli che gliele aveva chieste: “Mi sembra di non avere trasferito queste informazioni a Celli”, è stata la risposta.

Ci sarebbe da capire perché queste informazioni non vennero trasferite, a meno che non si vogliano unire i puntini come è avvezza fare, avendolo detto in udienza, la presidente di Banca Centrale Catia Tomasetti.

Le posizioni sull’ipotesi di vendita Nelle impressioni della presidente di Banca Centrale pare emergere che chiunque chiedesse di vagliare bene l’ipotesi di vendita di BancaCis per non farne ricadere il buco sui cittadini, in pratica per il suo sentore faceva pressioni piuttosto che tenere una posizione politica comunque legittima. Anche perché come è finita si è visto: il buco sui cittadini ci è ricaduto eccome.

Su questo nell’udienza dello scorso 15 febbraio il Procuratore del fisco Roberto Cesarini ha fatto all’ex segretario agli esteri Nicola Renzi, sentito come testimone, una domanda mirata a capire, appunto, quale fosse la posizione istituzionale nell’ambito delle crisi bancarie. La risposta di Renzi è stata chiara: “Quando ci fu la vicenda di Asset Banca io mi battei in Comitato credito e risparmio affinché fosse convocata l’assemblea dei soci di Asset Banca e fosse data la possibilità ai soci di ricapitalizzare la banca. Lo intendevo non per fare un favore a chicchessia, ma perché ritenevo fosse necessario nell’interesse prevalente della Repubblica di San Marino. Vista soprattutto la scelta di non adottare il bail-in a San Marino, quelli erano tutti soldi che sarebbero andati sulle spalle dei contribuenti. Fui molto cauto e dissi che per quanto mi riguardava era doveroso fare questo passaggio di interpellare i soci. Con il Cis mi comportai esattamente nello stesso modo. Su questo può essere utile un recente carteggio intercorso tra Banca Centrale e Repubblica futura”.

Il riferimento è al carteggio nel quale Rf parlava di bail-in alla sammarinese in seguito al quale, come denunciato anche nel Consiglio dell’agosto scorso, Catia Tomasetti ha minacciato di adire le vie legali contro il partito se non avesse ritrattato quanto affermato nella nota. Comunicato che Rf non ha ritrattato, anzi, ha ribadito.

Quando venne fatto intendere da Bcsm che BancaCis era ormai decotta – ha spiegato Renzi ritornando al periodo del crac rispondendo alla domanda del Pf – le questioni erano due: o trovare un acquirente o risol- verla e questo significava farsi carico di tutti i soldi dei depo- sitanti. Noi chiedemmo che la via della possibile vendita fosse vagliata con serietà. Che fosse possibile la vendita ci veniva palesato dalla stessa Banca Centrale, da Bonfatti, dal fatto che la presidente Tomasetti ci diceva che potevano esserci” delle possibilità. “Bene – ha proseguito Renzi – mi aspettavo dalla Banca Centrale che potesse individuare dei possibili acquirenti che fossero degni di iniziare un confronto. Abbiamo un documento della Banca Centrale, del 4 luglio 2019, protocollo 68/51, che fu consegnato in una riunione con presenti molti politici, nel quale si illustrava lo stato dell’arte prima di arrivare alla risoluzione, per decidere se poi si poteva valutare una vendita o risolvere la banca. In quel documento veniva detto da Bcsm che su Stratos era sospeso il giudizio perché servivano ulteriori approfondimenti. A pochi giorni dalla liquidazione io e la mia forza politica chiedevamo se Stratos o qualcun altro fossero interlocutori degni di fiducia”.

La risposta non arrivò e, senza che venisse riferito nulla sugli approfondimenti, BancaCis fu risolta, ha concluso Renzi.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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