Pinocchio sammarinese
Checco ciao.
Come ogni lunedì anche la scorsa settimana mi sono dilettato a leggere la tua poesia.
È da tanto che ci conosciamo. Quante chiacchierate abbiamo fatto a mezzo fra il serio e il faceto. E spero ancora di poterne fare. Lunedì scorso però hai toccato un argomento che in altri tempi non mi ha fatto né caldo né freddo e invece questa volta non è andata così. Ci hai raccontato che – in sogno – ti sei trovata in casa l’accompagnatrice di una agenzia turistica per un viaggio ‘speciale’ che non avevi prenotato e, per il quale, tantomeno avevi pagato l’anticipo o fatto l’assicurazione come adesso si usa. Non è che per caso le hai lasciato in mano il telefonino con, nella rubrica, i nomi degli amici in evidenza? Lì ci sono anch’io. Anzi, io sono molto avanti. Sono fra quelli per i quali, quando vanno nell’aldilà, nel manifesto tralasciano – superfluo! – il motivo del trapasso.
Scherzo ovviamente. Un motivo per avercela con te sarebbe un altro. Ti ostini a esprimerti in una variante dialettale che non è proprio quella della capitale. Però devo oggettivamente riconoscere che sei diventato, di fatto, il nostro poeta, il poeta di tutti, il poeta nazionale. E mi piacerebbe che fossi anche fuori di qui conosciuto in questa veste. Fuori di qui intendo non solo nell’Emilia Romagna, dove sei da tempo fra gli esponenti massimi del settore.
Allora ne approfitto per rilanciare la proposta – che molto tempo fa non riuscimmo a realizzare attraverso un ente bancario – di commissionarti ufficialmente la versione in dialetto sammarinese di Pinocchio. Il libro di Collodi è il più tradotto in assoluto negli idiomi del mondo. Perché dovrebbe mancare la versione sammarinese fatta da te, designato da noi tutti all’unanimità?
Marino Cecchetti
Articolo di L’informazione di San Marino, pubblicato per intero dopo le 22
