San Marino. Lungo dibattito in Consiglio sul nuovo ordinamento giudiziario

San Marino. Lungo dibattito in Consiglio sul nuovo ordinamento giudiziario

In Consiglio Grande e Generale è proseguito in mattinata l’esame del  progetto di legge “La Magistratura. Ordinamento Giudiziario  e Consiglio Giudiziario”.

Maggioranza e opposizione dall’articolo 13, dedicato alla Formazione dei magistrati, con la presentazione di alcuni emendamenti da parte di Repubblica futura e Libera, riporta San Marino News Agency sul proprio dossier.

È stato accolto all’unanimità, con un aggiustamento, un emendamento di Libera che punta a rafforzare l’importanza formativa dei giudici. Il confronto dell’articolato si è poi concentrato sull’esame degli articoli 14 e 15, definiti centrali nel provvedimento: il primo relativo al Magistrato dirigente, il secondo al Consiglio giudiziario.

Sull’articolo 14, Nicola Renzi (Repubblica futura) è intervenuto per richiamare i consiglieri dell’attuale maggioranza: “Spiegate perché oggi accettate l’equiparazione tra supplente e Magistrato dirigente, quando alcuni consiglieri nella scorsa legislatura urlavano al colpo di Stato”.
Quindi ha presentato le proposte di emendamento: “Siamo d’accordo che il magistrato dirigente abbia attribuzioni piene, ma siccome deve rappresentare tutto il Tribunale e tutti i giudici, noi chiediamo semplicemente che sia nominato con i 2/3 dei voti del Consiglio giudiziario”, e non a maggioranza semplice.
L’altro emendamento punta ad abrogare una parte dell’articolo: “Su astensioni e ricusazioni oggi non decide il magistrato dirigente, ma il giudice per i rimedi straordinari, deputato a questo. Mentre con una legge costituzionale si danno prerogative a un Magistrato dirigente che possono incidere sui procedimenti in corso”.

Eva Guidi (Libera) ha ribadito queste ultime preoccupazioni, presentando uno degli emendamenti del suo gruppo: “Secondo noi n dirigente non deve procedere ad effettuare la vocazione dei fascicoli. È un’attività specifica del magistrato, significa riprendere un fascicolo e procedere alla sua ridistribuzione o archiviazione, si tratta di una funzione pienamente giurisdizionale. Secondo noi è una grossa irregolarità”.
Mentre un altro emendamento di Libera chiede la pubblicazione della relazione annuale sullo stato della giustizia, una volta presentata ai consiglieri,  sul sito del Consiglio Grande e Generale.

Il segretario di Stato per la Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, ha replicato chiarendo, in riferimento alle vicende della passata legislatura, che “sulla rimozione del magistrato dirigente abbiamo sempre ritenuto che non si poteva procedere senza una norma precisa, mentre in questa legge viene esplicitato come può avvenire la rimozione, con quali cause, e il dirigente viene equiparato per attribuzione della legge”.
Ugolini ha quindi tranquillizzato sulle funzioni di astensione e ricusazione:  “Nel momento in cui un magistrato, di suo impulso,  dice di voler astenersi dal fascicolo, a quel punto il dirigente valuta se le motivazioni sono fondate, anche per ragioni di speditezza, mentre quando si tratta di ricusazione si passa per il magistrato dei rimedi speciali”.

Successivamente Gian Nicola Berti (Noi per la Repubblica) ha espresso la sua contrarietà alla richiesta di Rf  in favore della maggioranza dei 2/3 per la nomina del magistrato dirigente: “Credo che con un organo di composizione tecnica, come sarà il nuovo Consiglio giudiziario, la maggioranza semplice sia di per sé garanzia di buon funzionamento”.

Alessandro Cardelli (Partito democratico cristiano sammarinese) ha chiarito che la relazione annuale sullo stato di giustizia ancora non c’è, ma “esiste una nota del magistrato dirigente molto dettagliata sui lavori del tribunale che copre larga parte dell’anno”.
E ancora, in replica a Renzi (Rf): “Le polemiche dell’allora opposizione sull’ex dirigente erano legate al fatto che non aveva ‘comprovata esperienza in uffici e strutture giudiziarie’, un  requisito richiesto”.

Gli emendamenti di Rf e Libera sono stati respinti.

Si è poi passati all’articolo 15 sul Consiglio giudiziario: Nicola Renzi (Rf) l’ha definito il “nodo cruciale della riforma” e puntato il dito contro la volontà di intervenire con legge costituzionale  sulla composizione dell’organismo principe della Magistratura: “È una vostra scelta per creare una struttura ingabbiata che non possa essere emendata in futuro”.
Il capogruppo di Repubblica futura ha dunque spiegato gli emendamenti di Rf: uno riguarda le funzioni del magistrato dirigente nei lavori del Consiglio giudiziario che “devono essere organizzati dalla Reggenza, organo di massima garanzia”.
Quindi Rf ha proposto di modificare la composizione così come prevista dal governo: invece di 4 eletti togati e 4 laici, “proponiamo 6 componenti eletti dal Consiglio grande e generale con maggioranza di 2/3 tra cittadini sammarinesi che non siano né magistrati né iscritti all’ordine di avvocati e noti, e 6 eletti dal Consiglio giudiziario ‘ordinario’, che inseriremo con un emendamento 15 bis, e che siano rappresentativi di tutti i magistrati, quindi commissari della legge, giudice di appello, terza istanza e procuratori del fisco”.
In questo modo “si evita che la parte laica sia totalmente nelle mani della politica e di quest’Aula,  e che si facciano giudici di serie A e di serie B, con un organo della magistratura in capo solo a pochi”.

Giuseppe Maria Morganti (Libera) ha illustrato gli emendamenti del suo gruppo sull’articolo 14, di cui uno sottoscritto insieme a Rf, sempre sulla composizione del Consiglio giudiziario: “Siamo nel cuore della riforma: se si approvassero anche solo 6/7 emendamenti diminuirebbe il rischio che l’organo giudiziario accentri potere e ci potrebbe essere invece un minimo contro-potere in grado mitigare le possibili deviazioni e rilasciare l’effetto importante che è quello di generare un clima di collaborazione e fiducia dentro tribunale”.

Libera, assieme a Rf, ha proposto che la composizione dell’organismo sia estesa a 5 rappresentanti togati, tra cui giudici di terza istanza e un procuratore del fisco, e a 5 laici nominati dal Consiglio tra figure esperte, ad esclusione di avvocati in attività nella Repubblica di San Marino.
“Facciamo appello alla coscienza – ha infine detto Morganti – affinché non si possano fare dei ‘pateracchi’ in una funzione così delicata che non riguarda solo un potere, la magistratura, ma tutti i poteri. Andiamo infatti a stravolgere un meccanismo che ha garantito la democrazia per secoli”.

Eva Guidi (Libera) ha inoltre sottolineato come il suo gruppo sia favorevole all’uscita della politica dal Consiglio giudiziario,“ tuttavia  questa costruzione non ci piace per niente, la riteniamo preoccupante e pericolosa perché non dà la possibilità di rappresentare in modo completo tutte le voci interne al Tribunale”.
Per la Guidi, infatti, “i meccanismi di nomina e composizione dell’organismo sono assolutamente divisivi”.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete), invece, ha difeso l’articolo che “più di tutti elimina la politica dalla magistratura”.
Ed “è sicuramente l’articolo con più impatto sugli organismi internazionali, non so in quanti Paesi l’organo principale della magistratura sia composto per metà da togati e per metà da politici”.
Fatto che, ha sottolineato il capogruppo di Rete, ha inciso anche a livello qualitativo, dato che “vi erano metà componenti con conoscenze ridotte rispetto l’altra metà”, e giustifica perciò la presenza di avvocati: “Purtroppo a San Marino, oltre a giudici ed avvocati, non abbiamo un gran bacino cui attingere di persone esperte di diritto, quindi garantiamo la parte laica non politica, ma nominata dalla politica, con la garanzia di una maggioranza qualificata, e la parte laica sarà composta non più da politici, ma da persone che abbiano competenze in termini di diritti e possano dare supporto tecnico all’organo”.

Infine, a Luca Boschi (Libera), che ha rilevato il rischio di distorsioni e l’impossibilità di intervento da parte della politica, il segretario Ugolini ha rassicurato: l’impianto previsto dalla legge porta a una “struttura di dialogo tra poteri, pesi e contrappesi, se sono rivelate anomalie la Commissione Affari di Giustizia può chiedere verifica per eventuali sanzioni disciplinari, ci sono tutte le garanzie sia per i magistrati, sia per chi vuole fare verifiche e graduali sanzioni”.
Mentre sulla mancanza della politica attiva dentro il Consiglio giudiziario, Ugolini ha sottolineato che “c’è accordo trasversale in tutte le forze politiche”.
Sulla presenza degli avvocati, il segretario di Stato per la Giustizia ha ricordato in Aula che servono componenti laici con una preparazione alta in materia giudiziaria: “Secondo me, è un errore escludere categorie come quelle degli avvocati, che sono i più preparati in una realtà piccola come la nostra, e anche per questo è inserito il limite di un massimo di 2 legali che esercitino attività”.
In definitiva, il testo finale del pdl “assicura dialogo e connessione tra i poteri, e rappresenta un corretto bilanciamento contestualizzato all’interno della nostra realtà”.

La seduta si è interrotta: riprenderà oggi pomeriggio con la messa al voto dell’articolo 15.

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