San Marino. Non è ancora finito il calvario del cosiddetto crocifisso di Michelangelo

San Marino. Non è ancora finito il calvario del cosiddetto crocifisso di Michelangelo

La Cassazione accogliendo il ricordo dei Ministeri Beni culturali e finanze, ha annullato l’ordinanza del Gip di Rimini che disponeva il dissequestro.

ANTONIO FABBRI – Non è finito il Calvario del crocifisso ligneo inizialmente attribuito a Michelangelo, che poi di Michelangelo non è, comunque ritenuto di pregevole, ma non pregevolissima, fattura e di valore stimato tra i 5.000 e i 10.000 euro.

Non è finito perché la vicenda è tornata davanti alla Cassazione in seguito a un ulteriore ricorso del Ministero per i beni culturali e del Ministero dell’economia e finanze della Repubblica italiana.

La Quarta sezione penale della Corte, dopo l’udienza del 29 marzo 2023, con sentenza pubblicata il 13 giugno scorso, ha disposto l’annullamento dell’ordinanza del Gip di Rimini che prevedeva la revoca della confisca del Crocifisso, che si trova ancora custodito nel caveau della Banca Centrale di San Marino, e la sua restituzione ai proprietari Angelo Boccardelli e Giorgio Hugo Balestrieri, legati al conte Giacomo Maria Ugolini, già discusso e chiacchierato ambasciatore di San Marino, deceduto nel 2006, che aveva lasciato in eredità il crocifisso ligneo a Boccardelli.

Il giallo del crocifisso Il giallo del crocifisso ligneo inizialmente attribuito a Michelangelo, è in piedi da anni, oltre undici per la precisione. La sua provenienza, secondo i racconti che si sono susseguiti in questa vicenda, ricondurrebbe ritrovamento in un monastero del Libano, e passa attraverso storie di esoterismo, canone della perfezione, intrighi e colpi di scena, tra massoneria e ‘ndrangheta. Di certo, e su questo non vi è alcun dubbio, è al centro di una lunga contesa legale.

Angelo Boccardelli, oggi 72enne, quella statuetta disse di averla ricevuta dal conte Ugolini, ambasciatore del Titano in Giordania ed Egitto, il quale a sua volta sostenne di averla ottenuta dal Patriarcato Melchita di Damasco.

Fu Boccardelli a portare il Cristo in una cassetta di sicurezza sul Titano di cui era cointestatario Balestrieri. Cassetta di sicurezza originariamente presso la EuroCommercialBank.

Su questa statuetta era stato aperto un procedimento a San Marino per riciclaggio, poi archiviato, ma nel frattempo era scattata una ulteriore indagine a Rimini per illecita esportazione di opere d’arte.

Così se sul Titano il procedimento si chiudeva, a Rimini veniva aperto e la statuetta veniva prima dissequestrata e poi risequestrata. Per cui le autorità del Titano su richiesta del tribunale di Rimini si erano riattivate per procedere nuovamente al sequestro e alla custodia della statuetta lignea in una cassetta di sicurezza presso la Bcsm dove ancora si trova. Nel frattempo, scrive la Cassazione nella sua ultima sentenza, “il Giudice per le Indagini preliminari, quale giudice della esecuzione, in esito al procedimento nei confronti di Angelo Boccardelli e Giorgio Hugo Balestrieri in ordine al reato di” illecita esportazione di beni culturali “concluso con decreto di archiviazione per intervenuta prescrizione”, aveva disposto la restituzione della statuetta ad Angelo Boccardelli. Nel tempo è intanto intervenuta una serie di modifiche alla legge sulla tutela dei beni culturali.

Non è tuttavia ancora chiaro se il fatto che quella statuetta sia stata portata a San Marino abbia configurato l’illecita esportazione di opere d’arte. Così i due Ministeri, dei beni culturali e dell’economia e finanze, hanno presentato un ulteriore ricorso in Cassazione – ce ne era già stato uno che aveva disposto il dissequestro del crocifisso – poiché sostengono che, sulla base di apposito articolo del decreto legislativo in materia di tutela del patrimonio culturale e artistico italiano, spetti al Ministero dei beni culturali, sulla base di una specifica procedura, valutare se detti beni siano o meno esportabili senza autorizzazione a prescindere dal loro valore.

Il valore del crocifisso Apposita perizia, disposta dal Gip di Rimini nell’aprile 2022 proprio al fine di decidere sulla confisca o meno, aveva attestato che “l’opera non ha interesse culturale di eccezionale rilevanza in quanto “presenta una qualità non deplorevole, ma in alcuni passaggi tutt’altro che entusiasmante. Non può essere avvicinato a un nome del panorama artistico europeo dei Seicento e al contempo non rivela quelle qualità stilistiche che possano qualificarlo come oggetto di assoluto riguardo”;

– l’oggetto ha un valore stimabile intorno ai 5000 euro e sicuramente non oltre i 10.000 euro”, riporta la sentenza della Cassazione.

Sulla scorta di questo parere il Gip aveva disposto, si diceva, la revoca della confisca, anche perché il crocifisso ligneo è stato periziato di valore inferiore a 13.5000 euro, importo previsto dalla norma, una delle tante in materia, come limite per la non esportabilità dei beni artistici senza autorizzazione del Ministero.

La jungla delle leggi La questione pareva chiusa con l’ordinanza del Gip di Rimini dell’aprile 2022, ma appunto i Ministeri italiani dei beni culturali e delle finanze, hanno presentato un ulteriore ricorso in Cassazione.

La Quarta sezione penale ha allora effettuato, in una sentenza di 16 pagine, una disamina della jungla di norme in materia che si sono succedute negli anni, fino alle più recenti del 2022, per fornire degli indirizzi interpretativi al Gip di Rimini al quale sarà nuovamente trasmessa la questione. La Quarta sezione penale della Corte ha infatti concluso accogliendo il ricorso dei Ministeri, annullando l’annullamento della confisca e rinviando gli atti al Gip di Rimini perché decida sulla scorta dei principi enunciati dalla Corte. “Ne consegue – scrive la Cassazione – che l’ordinanza impugnata deve essere annullata con rinvio al Tribunale di Rimini ufficio Gip”, in diversa composizione, “che nel nuovo giudizio dovrà attenersi ai principi” indicati dalla Corte.

Il futuro della statuetta Il crocifisso resta dunque sequestrato e custodito nel caveau di Bcsm, per ora, in attesa di una decisione definitiva. Non si sa dunque che fine farà questa statuetta, alta poco più di 40 centimetri. Era stata prospettata dal legale di Boccardelli, l’avvocato Francesco Ciabattoni, l’esposizione permanente del crocifisso ligneo presso il Battistero Ascoli Piceno, quando pareva dovesse essere dissequestrata e tornare nel possesso del suo assistito.

Qualunque decisione finale verrà presa sulla statuetta, è certo che, se non altro per il calvario giudiziario che ha subito, una esposizione, foss’anche temporanea, se la meriterebbe… magari anche a San Marino, prima di prendere la strada che l’autorità giudiziaria italiana, presto o tardi, in via definitiva indicherà.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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