Depositate quest’oggi a Palazzo Pubblico dal segretario CDLS, Marco Tura, le 1500 firme raccolte a sostegno del Referendum Salva Stipendi.
“E’ difficile immaginare un rilancio economico del Paese se non si affronta lo snodo cruciale dei rinnovi contrattuali e non si ferma la caduta delle retribuzioni”. Il segretario CDLS, Marco Tura, ha depositato questa mattina a Palazzo Pubblico le firme a sostegno del Referendum Salva Stipendi.
Sono 1.500 i cittadini e i lavoratori che hanno aderito alla proposta referendaria scaturita dal 14° Congresso della CDLS e che chiede di agganciare gli stipendi all’inflazione durante i periodi non coperti dal contratto, con l’obiettivo di proteggere le retribuzioni e insieme rompere l’attuale immobilismo contrattuale.
“Con largo anticipo – spiega Marco Tura – abbiamo chiuso la raccolta firme per sottoporre il quesito all’esame di ammissibilità del Collegio dei Garanti entro l’estate, un iter accelerato per assicurare che la consultazione referendaria possa svolgersi prima del 2013, anno in cui scatta il semestre elettorale”.
I tempi stretti, tuttavia, “non ci hanno impedito di triplicare la soglia minima di firme per presentare la proposta referendaria all’esame dei Garanti, un’ampia adesione di lavoratori e cittadini che testimonia l’urgenza di difendere le retribuzioni e dare uno scossone alla paralisi dei contratti. E neppure sono serviti i tentativi di frenare il referendum con grossolane semplificazioni, agitando per esempio lo spauracchio della vecchia scala mobile”.
Del resto, conclude Tura, “restituire reddito a chi lavora non è solo una dovere di equità sociale, ma ha evidenti motivazioni di natura economica. A San Marino la perdita secca del potere di acquisto di salari e stipendi nel giro di tre anni è stata del 4,5%, mentre i consumi sono crollati oltre il 10%. E’ dunque irrealistico immaginare progetti di sviluppo e di rilancio del Pil se non si affronta lo snodo cruciale dei rinnovi contrattuali e non si ferma la caduta delle retribuzioni”. [c.s. Cdls]