San Marino, relazione Pierfelici. San Marino non ha gli strumenti per contrastare la criminalita’ organizzata

San Marino, relazione Pierfelici. San Marino non ha gli strumenti per contrastare la criminalita’ organizzata

Si legge nella relazione annuale per l’anno 2011 della dr.ssa Valeria
Pierfelici, magistrato Dirigente del Tribunale della Repubblica di San
Marino
:

Si è già
evidenziato nelle Relazioni relative agli anni precedenti il
coinvolgimento nelle attività delittuose di
soggetti appartenenti alla criminalità organizzata
: il dato ha trovato purtroppo
conferme rilevanti e significative nel 2011.

Le indagini, tuttora in corso in
procedimenti penali anche aperti recentemente, confermano il radicamento sul
territorio, nell’economia e nel sistema bancario e finanziario di
organizzazioni malavitose, ed evidenziano concreti e seri elementi che elevano
il livello della preoccupazione anche al profilo dell’ordine pubblico (minacce,
pestaggi, estorsioni, spari con arma da fuoco, ecc.).

E’ mio dovere rappresentare con
chiarezza che in questo momento l’efficacia della repressione delle nuove
manifestazioni criminali e delle nuove emergenze è seriamente compromessa da
una serie di fattori concomitanti.

Si deve subito indicare che San
Marino non possiede, allo stato, risorse, strumenti e strutture adeguate per
far fronte con la necessaria prontezza, determinazione e tempestività alle
emergenze attuali, e con i quali il Paese si deve confrontare per la prima
volta.

Gli Uffici e le Agenzie sono di
recente istituzione, sovente con poche risorse e scontano la ovvia
inesperienza; i Corpi di Polizia, parimenti, non hanno adeguate risorse umane e
professionali per concentrare gli sforzi sul contrasto, rispetto alle
molteplici attività che sono loro assegnate; ho già rilevato nelle Relazioni
sulla giustizia degli anni precedenti che il Tribunale non può far nulla se non
riceve segnalazioni, e quando le riceve, se i Corpi di Polizia e le altre
Autorità cui sono assegnate funzioni di polizia giudiziaria non sono in grado
di svolgere poi le relative indagini

Per quanto riguarda nello specifico
l’attività del Tribunale, si deve rilevare che la complessità di alcuni
procedimenti penali, conseguente anche all’aumento dell’attività da parte delle
Autorità preposte alla vigilanza ed ai controlli, richiede l’apporto di
professionalità diverse, in grado di cogliere le dinamiche economiche ed
operazionali sottostanti, che sono propedeutiche alle scelte di indirizzo degli
accertamenti volti ad acquisire le prove dell’attività criminale, ed un
confronto costante tra i Giudici, che travalica le usuali modalità operative.

[…]

Più in concreto, invece, e sulla
situazione attuale, purtroppo si deve prendere atto che – anche a causa di
cattive interpretazioni degli atti giudiziari ovvero di difetto di comprensione
delle dinamiche del processo e dei presupposti fattuali e giuridici sui quali i
provvedimenti si devono fondare – si tende ad ascrivere al Tribunale la
responsabilità dell’illegalità diffusa, perché non interviene, non definisce le
inchieste, non procede per fatti che portano a pesanti provvedimenti da parte
dei giudici stranieri. Si deve in proposito considerare che la stampa
attribuisce sempre grande rilievo alla inchieste esterne che coinvolgono –
anche marginalmente – la
Repubblica, mentre non si sofferma più di tanto sui risultati
conseguiti in via autonoma dalla Magistratura sammarinese
, limitandosi a
trafiletti sui dibattimenti nei quali vengono trattati processi importanti; ciò
è anche da ascrivere al fatto che il segreto istruttorio e il segreto d’ufficio
impediscono la divulgazione di dati relativi ai procedimenti penali aperti e
pendenti in istruttoria, sì da determinare una asimmetria informativa rispetto
alle autorità estere e rispetto alle parti del processo.

Ma a parte tale osservazione, è
comunque doveroso evidenziare che se non cambiano le condizioni in cui la Magistratura opera, è
impensabile la gestione adeguata ed efficiente di inchieste complesse, ed il
conseguimento tempestivo di risultati tangibili e risolutivi.

Si è più volte sottolineata la
necessità di dotare la
Magistratura di strumenti e risorse indispensabili per il suo
buon funzionamento: l’impegno delle istituzioni ha portato ad importanti interventi
legislativi, nel segno della trasparenza, per adeguarsi agli standard
internazionali, e ciò ha fatto conseguire al Paese importanti riconoscimenti
anche da parte degli organismi internazionali. Ora l’attenzione – con la stessa
determinazione – deve essere spostata sul profilo della effettività, come
indicato, tra l’altro, anche da Moneyval e dall’Ocse, che sottoporranno a
prossima valutazione non solo i risultati conseguiti dalle varie Autorità
interessate, ma anche le risorse, professionali, umane, tecniche deputate,
perché si dà per assodato che i risultati dipendono dalle risorse investite.

[…]

L’emergenza più rilevante è
costituita dal fatto che le risorse deputate alle funzioni della polizia
giudiziaria sono praticamente inesistenti, non solo per numero, ma anche per
formazione in rapporto alle indagini attualmente in corso.
Ad eccezione dei
reati per i quali viene in discussione in senso lato la tutela dell’ordine
pubblico – tutte le indagini sono svolte dal Nucleo Interforze e dal Nucleo
Antifrode.

[…]

E’ dunque divenuto indispensabile ed
urgente fornire nell’immediato più risorse per la polizia giudiziaria,
individuando personale tra quello esistente, che possa consentire di costituire
squadre ulteriori dirette da funzionari di comprovata esperienza nell’ambito
delle indagini in materia contabile e fiscale; si dovrà procedere integrare la
polizia giudiziaria con personale adeguatamente formato e di comprovata
esperienza in analisi finanziaria, che possa portare avanti la formazione sul
campo dei nostri funzionari; apprestare funzionari di polizia giudiziaria che
assieme al giudice inquirente svolgano funzioni di coordinamento delle attività
di competenza della polizia giudiziaria, dell’Agenzia di informazione
finanziaria e della Banca Centrale, unitamente agli altri uffici coinvolti
nell’attività di repressione dei reati.

Il recente reclutamento di alcune
figure professionali alle quali possono essere attribuite deleghe di polizia
giudiziaria, previsto dal decreto legge 27 aprile 2012 n. 45, è sicuramente un importante
passo avanti, ma non è affatto sufficiente senza un ripensamento complessivo
sull’organizzazione delle Forze di Polizia che tenga conto delle nuove
emergenze e del fatto che la formazione indispensabile deve avvenire necessariamente
sul campo: è infatti necessaria l’acquisizione di adeguata professionalità da
parte di tutti i soggetti preposti, che non si consegue con la frequenza a
corsi di aggiornamento teorici, ma necessita dell’affiancamento nelle indagini
per apprendere tecniche, metodi e professionalità specifiche. Il recente
Accordo di cooperazione tra le forze di polizia sottoscritto con l’Italia
sicuramente può essere utile all’assolvimento di tale finalità

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