I politici a San Marino, di fatto, si stanno dando un regime di immunità che, forse, non ha eguali.
In Consiglio Grande e Generale sparlano a ruota libera di persone non presenti senza alcun richiamo, almeno al buon senso, da parte dei colleghi, dei vertici del partito di appartenenza, della Reggenza che presiede le sedute.
Quando fanno debiti possono non onorarli, come ha spiegato papale papale il patron di una banca, senza che sia intervenuto a smentirlo nessun Segretario di Stato né il Presidente di Banca Centrale o dell’Agenzia di Investigazione Finanziaria.
Quando la giustizia fa il suo corso (processo Conto Mazzini, primo grado) ecco l’operazione “terra da ceci”: il tribunale è “sede di una squadraccia di picchiatori con funzioni di polizia politica” e vi comanda un magistrato dirigente che ha “infangato le istituzioni della Repubblica” (CGG, mercoledì 8 gennaio 2020).
I politici non vogliono essere messi sotto giudizio. Quando succede, puntano dritto alla prescrizione.
A proposito della prescrizione in Italia Piercamillo Davigo, figura di primo piano della magistratura, la pensa così: “Negli Stati Uniti, di cui si racconta che avremmo copiato il processo, la prescrizione durante il processo non esiste: si ferma col rinvio a giudizio. E in Europa una prescrizione come la nostra c’è solo in Grecia: tutti barbari tranne noi e i greci?”
A San Marino – come se ai politici non bastasse la prescrizione ‘all’italiana’ – si è preso il vezzo di chiudere certi fascicoli con la formula: “Provvedimento istruttorio di archiviazione processuale”. Così che un direttore di banca che ha sottratto milioni alla propria banca, è stato lasciato libero di andarsene punto e basta. Per evitare il rischio che facesse il nome di qualche politico o di un compagno di merende di un politico o di un amico dell’amico di un politico?