San Marino. Titoli dati a pegno, nuova udienza alimenta incertezze su natura documento

San Marino. Titoli dati a pegno, nuova udienza alimenta incertezze su natura documento

RASSEGNA STAMPA – Si tratta della dichiarazione sulla base della quale Grandoni è entrato come imputato in questa vicenda della galassia Cis.

Il giudice ha disposto una perizia

ANTONIO FABBBRINuova udienza, ieri, per il processo che vede imputati l’ex direttore generale Daniele Guidi, l’ex vice direttore Marco Mularoni e il maggiore azionista della BancaCis, Marino Grandoni.

Secondo le prospettazioni dell’accusa la banca aveva chiesto dei finanziamenti a istituti esteri e, a garanzia di questi, aveva messo dei titoli propri, ma anche titoli di proprietà della clientela, tra cui i Pct dei fondi pensione, che erano stati utilizzati dalla banca e dai suoi amministratori come propri e messi a garanzia, appunto, per ottenere finanziamenti.

I titoli della clientela usati a garanzia ammontavano, secondo i calcoli del capo di imputazione, complessivamente a quasi 9 milioni di euro (8.949.127,22 euro). I prestiti a favore della banca erano stati contratti nel 2019 con Efg Lussemburgo e Efg Bahamas.

Ieri dunque nuova udienza davanti al giudice Vico Valentini. Che dovrà decidere su contestazioni che vanno a vario titolo dall’appropriazione indebita, alla frode nei contratti alla violazione della legge bancaria sulla “separazione patrimonale” e la “confusione di patrimoni.

Prospettazioni accusatorie che, almeno nell’udienza di ieri, non sono parse più così pacifiche tanto da indurre il giudice a richiedere l’ausilio di un perito d’ufficio per stabilire la natura di un documento che ha chiamato in causa nel processo Marino Grandoni, il quale in una prima fase del processo non era stato rinviato a giudizio.

Nell’udienza di ieri è stato ascoltato, Maurizio Pappalardo, funzionario del coordinamento della vigilanza di Banca Centrale, che ha curato tre relazioni su BancaCis. Pappalardo ha ripercorso la sua attività affermando che l’operatività di utilizzare i titoli come pegno da parte della banca era già esistente fin dai tempi di Banca Partner. Fin da allora, ha detto Pappalardo, la banca si è trovata in costante situazione di tensione di liquidità.

Il funzionario della vigilanza ha anche specificato che questo tipo di operatività sui titoli dati a pegno non è a priori esclusa, ma deve essere chiarito negli accordi contrattuali tra banca e correntista che dei titoli possa essere fatto quell’uso dalla banca.

A questo proposito l’avvocato di Marco Mularoni, Roberto Brancaleoni, ha richiamato una clausola che lo prevedeva contenuta nella contrattualistica, circostanza che sarà evidentemente oggetto di discussione.

Anche in questa udienza è emerso che Marino Grandoni non avesse un ruolo di gestione di BancaCis. Lo stesso Pappalardo ha testimoniato che lo vide solo in occasione di un incontro in Banca Centrale, per discutere sulla perdita dei derivati bancari e sulla necessità, in quanto socio, di ricapitalizzare.

Buona parte dell’udienza, poi, è stata dedicata al documento sulla base del quale Grandoni è stato portato in giudizio. Questo documento per l’accusa sarebbe la dichiarazione con la quale lo stesso si sarebbe intestato la proprietà dei titoli che non erano suoi al fine di darli in pegno e ottenere il finanziamento dalle banche estere.

Le difese – e per la verità anche il testimone Sido Bonfatti, dai cui esposti è partito proprio questo provvedimento, che nella scorsa udienza ha dichiarato la medesima cosa – sostengono invece come quel documento sia in realtà la dichiarazione del titolare effettivo delle azioni della banca. Gli istituti esteri, cioè, prima di erogare il finanziamento hanno chiesto, in ossequio alle norme antiriciclaggio, chi fosse il titolare effettivo maggiore azionista della banca. Cosa che con quel documento venne dichiarata.

Altri due testimoni, la segretaria di direzione di BancaCis e il consulente di parte esperto di sistemi finanziari, dottor Gemma, ieri hanno affermato che quel documento era in sostanza la adeguata verifica antiriciclaggio relativa alla titolarità delle azioni delle proprietà della banca. Dunque non una falsa dichiarazione.

Su altra posizione le parti civili. Per chiarire questo aspetto dirimente il giudice ha disposto una perizia su questo documento per comprenderne la natura. Il perito sarà ascoltato i primi di giugno.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy