Sole 24 Ore
Slitta il salvataggio Delta e cresce il rischio default
Isabella Bufacchi
________________________________________
La società di credito al consumo. Si tratta per un aumento di capitale. Slitta il salvataggio Delta e cresce il rischio default.
Quando la realtà supera la finzione. La trama del salvataggio di Delta, dalla quale dipende la sopravvivenza della Cassa di risparmio di San Marino e il futuro della stessa repubblica del Titano, si infittisce come nei migliori romanzi di fantafinanza. Mentre intanto ilvalore di Delta si sgretola. Sul tavolo delle trattative, serratissime e in corso proprio in questi giorni, tra creditori e debitori fioccano proposte e controproposte conun’inevitabile escalation di complessità. Alla ricerca dell’incastro perfetto, l’operazione Delta verte su una maxi-cartolarizzazione (oltre i miliardo di euro), un possibile prestito garantito dallo stato di San Marino e concesso alla fondazione che possiede la Cassa di San Marino, un’emissione di bond subordinati – a tutt’oggi a caccia di sottoscrittori pubblici o privati – e un aumento di capitale, entrambi a favore della solita Cassa.
A ritardare il salvataggio di Delta, società di Bologna specializzata nel credito al consumo e posta sotto commissaria mento la scorsa primavera, è la ripartizione delle perdite presunte tra le principali banche creditrici del gruppo da un lato e la Cassa di risparmio di San Marino e la repubblica sammarinese dell’altro lato. Dati attendibili sull’effettivo stato di salute di Delta sarebbero stati resi noti soltanto di recente, al tavolo delle trattative: ma il vero nodo della questione riguarda la solvibilità del paradiso fiscale che controlla la Cassa e che dunque indirettamente è rimasto invischiato nel crack Delta.
San Marino rischia di divenire l’islanda del Mediterraneo: gli asset del suo sistema bancario (per il 50% circa concentrati nella Cassa di risparmio) oscillano tra 8 e 9 volte un Pil che a stento raggiunge 1 miliardo di euro. Lo scudo fiscale ter (che si concluderà il 30 aprile di quest’anno) sta prosciugando le casse, cioè i depositi bancari, delle banche sammarinesi che lo scorso dicembre hanno sfiorato una sonora crisi di liquidità. I conti devono alla fine tornare. La Cassa deve accollarsi una certa quota di perdite per mettere fine alla saga Delta (sottoscrivendo una fetta più o meno consistente delle tranche più rischiose della cartolarizzazione): per fare questo, dovrà necessariamente effettuare un aumento di capitale attorno a 250 milioni di euro (a carico della fondazione che la controlla che a sua volta è in mano pubblica) e al tempo stesso trovare i sottoscrittori per un prestito subordinato da 150 milioni di euro. Tra le soluzioni allo studio, il Tremonti bond , cioè uno strumento ibrido di patrimonializzazione emesso dalla Cassa e acquistato da San Marino. E non si esclude persino il ricorso a un’emissione di titoli di stato sammarinesi per saldare parte del conto.