Lo scontro tra governo e sindacato sulla mancata rivalutazione delle indennità ai dipendenti della Pubblica Amministrazione si è ulteriormente inasprito a causa della scoperta che vi sono almeno quattro casi “speciali” tra i dirigenti, ai quali il Congresso di Stato ha attribuito super indennità in netto contrasto con la filosofia della nuova normativa sulla dirigenza. Fermo restando il pieno rispetto della professionalità dei dirigenti premiati, è evidente la gravità dell’operato governativo che usa due pesi e due misure con i propri dipendenti creando un disagio generalizzato e una nuova situazione di conflittualità con i sindacati. Inoltre, il governo contraddice fin da subito la sbandierata autonomia della PA stabilita nel 2005 e l’annunciata oculatezza nella gestione dei conti pubblici. Si può essere più o meno d’accordo sulla nascente riforma della Pubblica Amministrazione, che, peraltro, a nostro parere non è in linea con le esigenze di modernizzazione del Paese. Tuttavia, non è accettabile che mentre si varano le nuove leggi, si facciano delibere che le smentiscono clamorosamente. Questa è la strada della vecchia politica, dei periodi allegri e spensierati in cui si premiavano le tessere di partito a spese dello Stato, dei tempi in cui il consenso veniva acquisito con impieghi, prebende, favori e indennità e livelli retributivi personali. L’incidente di percorso del governo toglie il velo pietoso su uno scenario in cui si predica bene e si razzola male, per cui i Socialisti Riformisti intendono far sentire pubblicamente il loro dissenso mentre assicurano il loro impegno per far prevalere la legalità, la trasparenza, la giustizia e un radicale cambiamento che metta fine ad un vecchio sistema che tanti danni ha procurato al Paese.
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