Sarebbe stata bella una legge semplice, che mettesse esplicitamente donne e uomini sullo stesso piano nella trasmissione del cognome, chiudendo anche simbolicamente sia la lunga stagione della discriminazione, sia quella dei “piccoli passi” che “concedono”, anche tanto a volte, ma lasciando invariato il misconoscimento del pari valore femminile. Il legislatore, accogliendo la proposta d’iniziativa popolare, consente ora la scelta del cognome da trasmettere alla prole, ma ribadisce nel lessico che la “norma” è la trasmissione patrilineare. Per le situazioni già in essere la legge si fa complicata, la decisione finale spetta al magistrato e non alla madre, mancando l’auspicato automatismo nella possibilità di aggiunta del cognome materno. Dispiacciono i percorsi a volte tortuosi e le ultime remore lessicali, ma di fatto ora è possibile valorizzare l’ascendenza femminile, perché dall’entrata in vigore della legge i nuovi nati potranno avere il cognome della madre, del padre o di entrambi. Penso di potere esprimere per questo soddisfazione a nome di tutti i sottoscrittori della legge di iniziativa popolare. Sono ben consapevole che per trasformare la realtà non basta cambiare o aggiungere nomi, ma neppure si può prescindere da questa dimensione che è propria dell’essere umano e che ci costituisce nell’identità più profonda. Vi sono ancora grosse disparità tra donne e uomini nel lavoro, nella suddivisione delle cure domestiche, nella rappresentanza. Non dimentico neppure la diffusa violenza domestica o la nostra legge medievale in materia di aborto che prevede il carcere per la donna che interrompe volontariamente la gravidanza, qualunque siano le sue condizioni personali e anche in caso di stupro, dandole la sola attenuante del motivo d’onore ( ora che su questo tema è arrivato il rimbrotto europeo forse il governo non continuerà a fare finta di niente e magari verrà discussa anche la legge di iniziativa popolare che aspetta già da un paio d’anni). Le misure simboliche non bastano dunque, ma danno visibilità e riconoscimento a ciò che prima era misconosciuto e per questo svalutato, sono indispensabili per scardinare gli opprimenti stereotipi di genere.
- San Marino. Trasmissione paritaria cognome, Vanessa Muratori: ‘La norma è la trasmissione patrilineare’
- Legge bilancio previsionale. Dichiarazione Simone Celli