Una proposta per guardare avanti. Tito Masi

Una proposta per guardare avanti. Tito Masi

Passato il clamore provocato dall’arresto di Gabriele Gatti e dalle sue ripercussioni, iniziato il processo sul “Conto Mazzini”, è doveroso iniziare a ragionare su come voltare pagina e affrontare in modo nuovo e diverso il futuro che ci attende.

E’ infatti proprio nei momenti di crisi e di difficoltà che occorre avere la forza, il coraggio e la lungimiranza di compiere le scelte importanti necessarie per costruire e affrontare il futuro, così nel mondo delle imprese e così in politica.

Come ho avuto modo più volte di sostenere, questo Paese è governato da molto tempo da una classe politica complessivamente inadeguata. Anche nell’attuale litigioso Governo, senza voler generalizzare, accanto a persone di valore vi sono ruote sgonfie ed effimeri astri nascenti che mirano solo a posizioni personali di potere. Le vicende giudiziarie di questi mesi hanno falcidiato i gruppi dirigenti e creato vuoti difficilmente colmabili all’interno dei partiti. Purtroppo, infatti, come ho già rilevato, il degrado al quale abbiamo assistito non è solo il frutto di singole mele marce ma dell’opera deviata di interi gruppi dirigenti di partito che si sono costituiti in associazioni a delinquere.

Per ripartire è necessario, prima di tutto, che vengano messi definitivamente da parte non solo le persone direttamente compromesse nel sistema corruttivo, spartitorio e clientelare venuto finalmente alla luce, ma anche i loro gregari, coloro che hanno beneficiato del voto di scambio, i faccendieri e i politici d’affari.

Considerati superati i riferimenti ideologici attorno ai quali si sono principalmente costituiti i partiti nel passato, occorre superare schematizzazioni ormai logore e dare vita a nuove forme di aggregazione capaci di coinvolgere le persone per bene presenti nei partiti storici, le nuove leve dei movimenti civici disposte a mettersi in gioco, rifiutando i modelli talebani presenti in alcuni di essi, i cittadini che non si sono mai impegnati in organizzazioni di partito ma che, di fronte alla gravità del momento, sono disposti a dare il loro contributo quale espressione della società civile.

Più che sulla creazione di nuovi partiti, che sono spesso diventati strumenti di voto di scambio e modelli totalizzanti tesi all’ occupazione e al controllo della società e dello Stato, ritengo che dovremmo confrontarci sulla possibilità di dare vita a poche liste elettorali, sostenute da organizzazioni “leggere” e costituite sulla base di valori e programmi condivisi. Liste che siano capaci di rappresentare i poli tipici di un sistema dell’alternanza che nel nostro Paese, nonostante la legge elettorale, non ha mai preso forma, stante la tendenza dei principali partiti di minoranza a salire sul carro dei vincitori piuttosto che svolgere il ruolo di opposizione e prepararsi per costituire una alternativa, che anche in questo frangente non c’è, alla maggioranza di governo.

Il logoramento delle vecchie sigle di partito, con i simboli imbrattati dalle vicende giudiziarie, dovrebbe rendere possibile e consigliabile il percorso che ho indicato, se ancora crediamo nel ruolo che può svolgere la politica al servizio della comunità.

Tranne Alleanza Popolare, Sinistra Unita, Civico 10 e Rete, che insieme non arrivano al 30% del corpo elettotale, tutti gli altri, eccezion fatta per Noi Sammarinesi, che però fa parte della lista DC, sono stati coinvolti e travolti dalle vicende giudiziarie. Di fronte a questo sfacelo non è pensabile una profonda riorganizzazione delle forme della rappresentanza costituendo due sole liste, una moderata ed una più riformista, che si presentano al giudizio degli elettori?

Se poi, per diverse visioni o riscontrate incompatibilità, dovessero diventare tre non sarà questo il problema.

Non so se questa proposta può essere condivisa ed è realizzabile.  Ciò che è certo è che non possiamo fare finta che nulla sia accaduto, con una conseguente, inevitabile perdita di credibilità dell’intera classe politica ed una comprensibile reazione dei cittadini basata esclusivamente sulla protesta e l’indignazione. Le conseguenze le pagherebbe l’intero Paese.

San Marino 23 0ttobre 2015                                                          Tito Masi

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