UNIONE SAMMARINESE DEI LAVORATORI
CONDIVIDERE PER CRESCERE: LAVORATORI ED IMPRESA, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI E LA CONTRATTAZIONE AZIENDALE
In tutta Europa assistiamo ad una crisi che si sta dimostrando più profonda e duratura delle più pessimistiche previsioni. Recessione economica e aumento della disoccupazione stanno iniziando ad alimentare tensioni sociali i cui esiti sono difficilmente prevedibili. Ormai è evidente a tutti che le politiche di rigore da sole non bastano a fare uscire dalla crisi. Serve un cambiamento di rotta, in grado di riavviare un nuovo processo di crescita.
La crescita è la priorità dell’Europa. E’ anche la priorità della nostra Repubblica, che non può più vivere dei suoi tradizionali vantaggi competitivi. Dopo anni di crescita ininterrotta, a partire dal 2009 anche il nostro Paese ha visto un progressivo tracollo della propria ricchezza, l’insorgere delle difficoltà finanziarie dello Stato, la chiusura di un migliaio di aziende e una disoccupazione che negli ultimi tre anni e mezzo è praticamente raddoppiata.
Dopo anni di ubriacatura finanziaria, è arrivato il tempo di passare dall’economia di carta all’economia reale, quella che produce beni e servizi di qualità, rimettendo al centro il lavoro,la nostra più importante risorsa, la vera leva per far ripartire l’economia. Rimettere al centro il lavoro significa anzitutto rimettere al centro lavoratori e imprese, lavorando insieme per vincere la sfida della competizione.
Come Unione Sammarinese dei Lavoratori sentiamo l’urgenza di imboccare una strada nuova, di fare insieme questo gesto di responsabilità condivisa,senza rassegnarsi alla preoccupante situazione di stallo nella quale ci troviamo. Una situazione di stallo che coinvolge pienamente le nostre relazioni industriali, con i contratti scaduti da anni e l’impossibilità di rinnovarli. Una situazione che sfida tutti noi a mettere in campo una vera disponibilità a sperimentare strade nuove anche su questo terreno, con l’obiettivo comune di salvaguardare il nostro patrimonio produttivo, di aumentare la nostra capacità produttiva, di migliorare la competitività del nostro sistema.
E’ tempo di agire, uscendo da arroccamenti di posizione che impediscono di affrontare nel merito e concretamente i problemi aperti dalla crisi, la cui risposta va sotto il segno della differenziazione. Incontriamo tutti i giorni lavoratori che rischiano di restare a casa per le difficoltà in cui versa la propria azienda ma anche lavoratori cui l’azienda ha presentato progetti di sviluppo che comportano un’intensificazione della capacità produttiva e nuove assunzioni.
In entrambi i casi, sia quando si tratta di salvare il posto di lavoro sia quando si tratta di raccogliere nuove sfide di sviluppo dell’azienda, non si riesce ad avere una vera sede di confronto per dare una risposta ai problemi aziendali. In entrambi i casi non si ricerca e non si riesce a mettere a frutto la vera risorsa che può fare la differenza: la cooperazione in azienda.
E’ tempo di fare esperienza della “produttività della cooperazione”, dei risultati che essa è in grado di produrre,così forse impareremo a conoscerla e a crederci con più convinzione. E’ tempo di sperimentare un maggiore coinvolgimento dei lavoratori alle decisioni delle imprese. E’ tempo per prendere sul serio l’importanza e il valore della contrattazione aziendale. I tempi sono maturi, la situazione lo richiede.
I lavoratori sono pronti per questa nuova sfida. Il contratto collettivo nazionale resta fondamentale, ma come quadro di riferimento minimo, come base comune su cui poi sviluppare la contrattazione aziendale, l’unica in grado di offrire adeguate soluzioni ai problemi specifici dell’azienda, si tratti di mettere mano a mutamenti organizzativi o alla flessibilità degli orari.
Mentre ci sono aziende in difficoltà che chiedono la riduzione d’orario, che senso ha insistere in modo generalizzato sull’aumento dell’orario di lavoro?
Occorre puntare con convinzione sulla contrattazione aziendale, affrontando a questo livello situazioni di difficoltà e progetti di rilancio, senza il timore di mettersi in gioco anche con soluzioni innovative rispetto a quelle che abbiamo sin qui conosciute ma con il diritto ad avere un vero confronto ed un vero coinvolgimento.
Questo è il punto. Nel nostro Paese non abbiamo un efficace sistema di relazioni industriali anche se riconosciamo che esso è un fattore di competitività. Intanto i contratti sono scaduti da anni, le retribuzioni dei lavoratori perdono il proprio potere di acquisto, s’indebolisce la capacità produttiva delle aziende e si alimenta la sfiducia.
Allo stesso modo,mentre condanniamo le tensioni o il conflitto non dimostriamo di credere davvero nella “produttività della cooperazione”, coinvolgendo maggiormente i lavoratori nelle decisioni delle aziende e contrattando di più e meglio per portare a casa gli obiettivi comuni che tutti dichiariamo di condividere: salvaguardare il nostro patrimonio produttivo, accrescere la nostra capacità produttiva, migliorare la competitività del nostro sistema.
Quello che proponiamo è di uscire da questo stallo in cui siamo impantanati. Di cogliere nella crisi l’opportunità di sperimentare senza tabù soluzioni innovative in grado di difendere il lavoro e accrescere la capacità produttiva delle aziende,ridisegnando nei fatti un nuovo e più efficace sistema di relazioni industriali che punti con convinzione sulla partecipazione dei lavoratori e sulla contrattazione aziendale.
Abbiamo bisogno di aprirci a questa nuova prospettiva di modernizzazione, superando arroccamenti di posizione che ci impediscono di fare passi in avanti. Codificando regole e procedure per un nuovo assetto della contrattazione collettiva più efficace, articolato su due livelli: uno nazionale, che garantisce elementi comuni minimi a tutti i lavoratori di settore ed uno aziendale, che viene definito dalle specifiche intese che si vanno a raggiungere.
Il cuore della contrattazione si sposta su questo secondo livello, che diventa la sede vera dell’innovazione dei rapporti in azienda. Perché è a questo livello che si deve intervenire per far crescere la produttività e la competitività dell’impresa, è sempre a questo livello che si può realizzare quel coinvolgimento attivo del lavoratore al progetto aziendale sulla base della condivisione degli obiettivi e degli strumenti per realizzarli.
Questo processo e il suo consolidamento nel tempo fanno maturare man mano quel clima di fiducia e di attiva cooperazione oggi così indeboliti, che sole permettono di liberare tutte le potenzialità di crescita del nostro sistema produttivo.
San Marino, 18 giugno 2012
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