Antonio Fabbri dell’Informazione di San Marino: Dopo l’operazione titan flags si sono aperti numerosi interrogativi / Dagli yacht agli alimentari, alle Tv. tutto rischia di finire sotto imponibile Iva / La politica se ne sta disinteressando, ma i professionisti sono molto preoccupati. Necessitano chiarmenti
Il Codice Doganale Comunitario
del 1992 indica San Marino
quale parte dell’ambito doganale
comunitario, mentre quello del
2008 omette il riferimento a San
Marino. Visto l’Accordo di unione
doganale in essere, verrebbe
da credere che sia più un omissis
che altro, ma in ogni caso la forza
di un Accordo Internazionale
è maggiore rispetto ad un Regolamento:
ne deriva che non ci sia
stata alcune violazione e quindi
che l’ipotesi di reato di contrabbando
cada. Sarebbe davvero opportuno
che la Repubblica di San
Marino, in forza dell’Accordo
vigente, pretendesse dall’Unione
Europea la rettifica del Codice
Doganale Comunitario del 2008
con il doveroso inserimento anche
di San Marino”, dicono i professionisti
dopo aver tracciato un
quadro normativo.
La politica, dunque, non può
prendere sotto gamba quanto sta
accadendo e deve ricercare una
soluzione. Infatti nell’ipotesi che
l’Accordo sopra richiamato non
ci fosse, e che il Tribunale di
Rimini avesse ragione, le implicazioni
sarebbero molto significative,
e non certamente limitate
a poche imbarcazioni. Il timore
è che “ogni merce acquistata a
San Marino da parte di residenti
dell’Unione Europea dovrebbe
esser assoggettata ad IVA una
volta varcato il confine. Diversamente,
l’acquirente commetterebbe
reato di contrabbando!
Mancando la dogana al confine,
(ma se quanto sopra fosse vero la
dovrebbero istituire), la persona
fisica che compra qualsiasi bene a
San Marino dovrebbe presentarsi
spontaneamente negli uffici della
dogana di Rimini o di Pesaro e
pagare l’IVA, per non incorrere
nel reato di contrabbando”.