San Marino. Rifiuti pericolosi stoccati a Murata, amministratrice condannata

San Marino. Rifiuti pericolosi stoccati a Murata, amministratrice condannata

Rifiuti pericolosi stoccati a Murata, condannata amministratrice

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino

Rifiuti pericolosi stoccati in modo irregolare dalla ditta Beccari srl in due capannoni a Murata, uno dei quali abusivamente utilizzato in quanto non dotato di presidi di sicurezza per contenere il materiale stipato. Una quantità imponente di rifiuti che per essere smaltita avrà costi dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro. Costi che, con tutta probabilità, ricadranno sullo Stato. I controlli delle autorità competenti si sono ripetuti diverse volte dal settembre dello scorso anno e i sigilli ai capannoni interessati sono stati apposti da tempo dall’autorità giudiziaria. I rifiuti pericolosi, però, sono ancora lì e non sono in sicurezza. A farlo con tutta probabilità dovrà essere lo stato dietro provvedimento del giudice delle esecuzioni.

Questo quanto emerso nel processo di ieri a carico di Samantha Beccari, amministratrice della ditta Beccari srl, che ha dovuto rispondere di alcune violazioni al codice ambientale nell’ambito, appunto, della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Per tali violazioni il codice prevede l’arresto. Il Giudice Roberto Battaglino ha accolto in toto le richieste del procuratore del fisco, Roberto Cesarini, condannando la donna a 3 mesi di arresto, pena sospesa, subordinando la sospensione all’intervento per lo smaltimento o messa in sicurezza dei rifiuti. Condanna anche al risarcimento del danno a favore dell’Eccellentissima Camera, rappresentata in giudizio dall’Avvocatura dello Stato. Danno che sarà quantificato in sede civile. Posto che, comunque, la ditta è oramai in decozione ed ha i conti in rosso e, con tutta probabilità, le spese dovrà accollarsele lo Stato. Nell’udienza di ieri sono stati ascoltati i tecnici dell’Unità operativa speciale dell’Iss per la tutela ambientale e la prevenzione. In particolare Il dottor Omar Raimondi, responsabile del servizio, ha ricostruito le diverse ispezioni, le segnalazioni e il pericolo, anche attuale, per le modalità con cui sono stati stipati i rifiuti, tra cui anche liquidi contenuti in dei “cuboplast”, potenzialmente pericolosi per la salute e, quindi, da rimuovere. “C’è pericolo che possano creare un danno ambientale”, ha affermato. Tanto che il giudice Battaglino ha sottolineato: “E’ inutile che ne sosteniamo la pericolosità e poi li lasciamo lì senza intervenire”. E già nel dispositivo letto al termine del processo di ieri, il giudice ha preso in considerazione la necessità di provvedere tempestivamente. D’altra parte i capannoni dove sono stipati i rifiuti, in certi casi impilati anche fino a tre metri di altezza, si trovano in un’area artigianale dove ci sono altre attività ed è anche adiacente a edifici di civile abitazione. “La pericolosità è attuale – ha detto un altro ispettore dell’Iss – essendo il capannone dove si trovano abusivamente i rifiuti in una struttura in condominio dove operano altre attività. E’ capitato proprio mentre stavamo effettuando un’ispezione che il meccanico, che ha la sua attività al piano superiore, facesse delle saldature e le scintille arrivassero proprio nella parte sottostante dove si trovano i rifiuti pericolosi. L’uomo era ovviamente ignaro di cosa ci fosse stoccato sotto”.

Terminato l’esame dei testimoni si è passati alle conclusioni.

L’avvocatura dello Stato “Questa procura – ha detto l’avvocato Alessandra Bellardini in rappresentanza dell’Eccellentissima Camera assieme all’avvocato Simona Ugolini – evidenzia come vi siano riscontri in ordine alle condotte contestate. Quanto presente in atti dà conto delle reiterate violazioni del codice ambientale da parte della ditta Beccari srl, con lo stoccaggio di significative quantità di materiali pericolosi per l’ambiente. Parimenti emerge chiaramente la violazione del divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi e non”. L’Avvocatura ha sostenuto due tipologie di danno allo Stato: patrimoniale e non patrimoniale anche alla luce del fatto che l’intervento per lo smaltimento “sarà necessario e improcrastinabile e lo Stato se ne dovrà fare carico attraverso la protezione civile”. Chiesto dunque il risarcimento del danno da liquidare in sede civile.

La Procura fiscale Il Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, ha sottolineato la necessità di mettere in sicurezza e smaltire i rifiuti accumulati nel tempo anche con l’intervento della stessa società.

“E’ evidente che il problema è nato da tempo. In più dal settembre 2017 ogni volta che gli uffici competenti si sono presentati, non hanno fatto altro che constatare una ulteriore presa in carico di rifiuti, anche pericolosi. Nonostante la sospensione o la limitazione ad operare, la ditta ha continuato a prendere in carico un ingente quantitativo di rifiuti, circa 60 tonnellate pericolosi e 470 tonnellate non pericolosi.  Ha continuato ad operare, facendosi evidentemente pagare, ma non provvedendo allo smaltimento”. Di qui la richiesta di condanna, accolta dal giudice a tre mesi di arresto, subordinando la sospensione condizionale all’interessamento e collaborazione della ditta nello smaltimento dei rifiuti.

La difesa “In questo procedimento penale manca l’imputato: la società stessa. L’amministratrice attuale forse è la minore responsabile della situazione che si è creata. Lei è entrata in una azienda conosciuta, che aveva anche l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti statali ed opera dal 2001. Poi per situazioni di famiglia i due soci si separano e amministratrice, dal giugno 2016, diventa Samantha Beccari. Non fu lei a sottoscrivere il contratto di locazione del capannone non idoneo con Titanstrade”, ha detto l’avvocato Rossano Fabbri. Poi anche il legale ha puntato sul fatto della pericolosità attuale. “I problemi si potrebbero tradurre in disastri ambientali e noi guardiamo per aria. Da una parte parlano, e la burocrazia blocca tutto, in contrasto con la necessità di celerità di intervento. Come si può pretendere che la ditta intervenga se ha la licenza sospesa? Specialmente per i rifiuti pericolosi. In sostanza si sospende la licenza e poi ci si lamenta che non si è intervenuti. Mi sembra un circuito vizioso.  Questo le autorità competenti, la Segreteria di stato, lo sanno!  Magari tolgano un po’ di consulenze a Bcsm e risolvano i problemi imminenti dei cittadini”, ha commentato provocatoriamente il legale. “Oggi la ditta è davvero in braghe di tela. Non sto ad elencarne i motivi. Ma nel momento in cui succedono queste situazioni, dobbiamo avere la forza di intervenire come Stato”.

L’avvocato ha quindi chiesto l’assoluzione e in subordine la pena nel minimo, opponendosi alla richiesta di risarcimento danni. Dal canto suo il giudice, ha accolto le richieste dell’accusa e delle parti civili per il risarcimento, concedendo la sospensione dell’arresto, ma subordinandola alla collaborazione nella bonifica dei siti di stoccaggio dei rifiuti.

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