San Marino. Riciclaggio, condanne e confisca oltre 2,4 milioni di euro, Antonio Fabbri

San Marino. Riciclaggio, condanne e confisca oltre 2,4 milioni di euro, Antonio Fabbri

Riciclaggio, sette condanne e confisca per oltre 2,4 milioni di euro

Dei dodici imputati tre sono stati assolti per due è stato dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione

Antonio Fabbri

Si è chiuso ieri il primo grado di uno dei processi per riciclaggio più articolati e complessi per numero di imputati, dodici, e per complessità delle movimentazioni contestate. Un procedimento che ha visto porre sotto sequestro e, ieri, disporre la confisca in primo grado, di oltre 2,4 milioni di euro. Secondo le ricostruzioni dell’accusa il denaro transitato su conti correnti sammarinesi presso l’Ibs-Bac era frutto di bancarotta fraudolenta, reati fiscali e associazione per delinquere, truffa e ricettazione. Tutti gli imputati, a vario titolo, erano accusati di avere contribuito al riciclaggio, tramite movimentazioni e occultamento del denaro sui conti sammarinesi. Dopo la deposizione di uno degli imputati, che ha ricostruito, conto per conto secondo la sua versione dei fatti, la provenienza del denaro, si è passati alle conclusioni.

Il procuratore del fisco Roberto Cesarini ha sottolineato che “la raccolta di prove su questa complessa questione, è voluminosa. Si trovano riscontri e numerose prove logiche dell’imputazione”. La Procura fiscale ha anche calcolato, per alcune condotte, l’intervenuta prescrizione, chiedendo, per due imputati, di non doversi procedere, appunto, per il decorso dei termini di prescrizione del reato. Il Pf ha anche chiesto, in un caso l’assoluzione, mentre per gli altri imputati ha proposto pene da un minimo di 4 anni e 3 mesi a un massimo di 5 anni e 6 mesi. Chiesta anche la confisca del denaro sequestrato e la confisca per equivalente del denaro movimentato sui conti incriminati.

Quindi è toccato agli avvocati difensori con le rispettive arringhe. Gli avvocati d’ufficio Marco Bacciocchi e Sabrina Lettoli, hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti, Francesco Mazzacane, 50enne residente a Brescia ed Elena Lyrtchikova, 42enne nata in Kazakistan e residente a Milano, e altri imputati. Quindi è toccato all’avvocato Moreno Maresi del foro di Rimini, difensore assieme al collega sammarinese Francesco Mazza, di Emanuela Ivaldi, 47enne di Pavia, per la quale anche il Pf aveva chiesto l’assoluzione con formula dubitativa. “Non posso che condividere la richiesta fatta dal Pf con onestà intellettuale, anche se sottolineo che la mia assistita vada assolta con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, o con la formula più ampia possibile che si ritenga di giustizia. Il reato concorsuale che viene contestato alla signora Ivaldi presuppone la consapevolezza della mia assistita circa la provenienza illecita delle somme. Consapevolezza che non c’era, per cui credo che la signora Ivaldi vada assolta”. “Una cosa è il conto di approdo di somme che potenzialmente, a monte, potrebbero avere origine delittuosa. Altra cosa è la consapevolezza della signora Ivaldi – ha rimarcato l’avvocato Francesco Mazza – della provenienza  di quel denaro. Il reato non è né soggettivamente né oggettivamente a lei contestabile. Per questo chiediamo la formula più ampia di assoluzione”.

Più articolate le difese degli avvocati Caterina Filippi e Maria Antonietta Pari, difensori degli altri imputati Polloni, Piras, Papale e Zurlo. I legali hanno ricostruito molte singole movimentazioni contestandone la lettura data dall’accusa e sottolineando che, visto il richiamo ad alcune sentenze dell’Autorità giudiziaria italiana, solo una parte del denaro fosse riconducibile a quei procedimenti e non l’intera somma presente sul conto, pari a oltre 2,4 milioni. L’avvocato Pari ha poi sostenuto che alcune condotte contestate dovevano essere ricondotte al periodo precedente all’entrata in vigore della norma sull’autoriciclaggio, risultando quindi non punibili.

Gli avvocati Filippi e Pari hanno quindi chiesto nel merito l’assoluzione per tutti gli imputati per mancanza dell’elemento soggettivo del reato, per non aver commesso il fatto o in subordine per insufficienza di prove. In subordine chiesta la prescrizione. Per una imputata, Papale, ribadita la richiesta assolutoria: “Il suo ruolo è inesistente nella vicenda”, ha detto l’avvocato Filippi. Chiesta quindi la revoca del sequestro e il rigetto della confisca per equivalente, limitando la eventuale confisca alle sole somme delle quali è stata accertata la provenienza e non dell’intero salto attivo sequestrato sul conto.

Dopo circa un’ora di camera di consiglio il giudice Roberto Battaglino ha assolto Emanuela Ivaldi, 46enne di Pavia per non aver commesso il fatto. Assolte per insufficienza di prove anche Carmen Papale, 58enne di Reggio Emilia, e Elena Lyrtchikova, 42enne di Milano. Dichiarato non dovesi procedere per intervenuta prescrizione del reato per Francesco Mazzacanim 50enne di Brescia e Falliero Salvadori, 54enne di Brescia.

Tutti gli altri – Fabrizio Stefano Piras, 55 anni originario di Cagliari ma residente a Mosca; Giancarlo (66) e Arrigo (68) Zurlo entrambi di Padova; Oreste Polloni, 63enne di Reggio Emilia; Giuseppe Serrano, 73 anni residente a Fano; Francesco (64) e Nicolò (34) Gomirato della provincia di Venezia – sono stati condannati ciascuno a 4 anni e 6 mesi di prigionia, a un anno e mezzo di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici e al pagamento delle spese processuali. Il giudice ha disposto anche alla confisca delle somme già sotto sequestro pari a 2.407.991,08, e alla confisca per equivalente fino alla concorrenza delle somme movimentate sui conti sammarinesi. Possibile l’appello.

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