San Marino. Sopaf, per i fratelli Magnoni condanna definitiva

San Marino. Sopaf, per i fratelli Magnoni condanna definitiva

Sopaf, condanna definitiva per i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni

Vi furono anche dubbie vicende di una strana consulenza pagata da Carisp a Sopaf per l’intercessione di Gatti

Sono stati l’origine dei guai di Delta e, di riflesso, della cassa di risparmio. Adesso, per un’altra vicenda, finiscono condannati in via definitiva. La sentenza della Cassazione a Carico di Giorgio Magnoni e del fratello Aldo, è arrivata la settimana scorsa. Si tratta di fatti non legati alla vicenda Delta, ma che fanno capire la spregiudicatezza dei soggetti che, di fatto, diedero origine ai guai della holding di prestito al consumo partecipata da Cassa di Risparmio.

In breve: Sopaf era la società dei fratelli Magnoni che con Cassa di Risparmio era azionista nel gruppo Delta. Un socio che si rivelò problematico e, alla fine, deleterio per la sopravvivenza di Delta. Sopaf voleva vendere le sue quote in Delta a Cassa, ma a un prezzo che Carisp non riteneva congruo.

Allora si innescò la guerra di Sopaf contro Cassa e contro Delta. Da una segnalazione di Sopaf e dei fratelli Magnoni, per mano dell’avvocato Guido Rossi, partì l’intervento di Bankitalia e della procura di Forlì, con l’indagine Varano condotta dal Pm Fabio Di Vizio. Un processo che ancora oggi non ha visto neppure la fine del primo grado a distanza di ben dodici anni. Nel frattempo Delta non esiste più e Carisp ha perso cifre dell’ordine del miliardo di euro in quella operazione.

Comunque, l’azione dei Magnoni – che vide anche dubbie vicende di una strana consulenza pagata da Carisp a Sopaf per l’intercessione dell’allora Segretario alle finanze Gabriele Gatti – fu la scaturigine della morte di Delta o, come è stato definito in un libro, dell’“Omicidio di impresa”.

Di certo di quella vicenda giudiziaria non si è ancora venuti a capo. E’ diventata definitiva, invece, la condanna dei Magnoni di Sopaf per un’altra vicenda, non legata al caso Delta, ma che nelle carte dà conto della spregiudicatezza dei Magnoni stessi. Così la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per il dissesto della Sopaf, finita in concordato preventivo nel 2013 per uno sbilancio di circa 80 milioni di euro, anche per quelli che il pm milanese

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