SAN MARINO , FACILE PREDA

SAN MARINO , FACILE PREDA

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 SAN MARINO , FACILE PREDA
 
Sono stati i sammarinesi stessi  a chiedere la prima volta che il termine protezione figurasse in un accordo con l’esterno.
     Alla fine del Quattrocento, quando l’equilibrio in zona è ormai rotto per la sconfitta dei Malatesta e comincia, incontrastato, il predominio dei Montefeltro, le contee dei Carpegna, temendo appunto lo strapotere dei Montefeltro, si vincolano a Firenze con un trattato di protezione (accomandigia). San Marino non avverte una necessità analoga, data l’antica amicizia coi Montefeltro prima e poi coi Della Rovere. Tuttavia, quando a Rimini sbarcano i Veneziani, giunge ben accolta sul Titano una rassicurante attestazione di solidarietà e di benevola, quasi paterna, protezione di  papa Giulio II. Poco dopo arriva  una analoga attestazione da parte di papa Leone X, quando vengono giù per la Val Marecchia i Fiorentini, non meno temibili dei Veneziani.
E’ nel decennio 1540-1550 che accadono fatti tali da indurre il Titano a chiedere una protezione anche pubblica e formale ad altri. In quel periodo si era fatta acutissima la questione dell’approvvigionamento del sale, a causa del  sovrapprezzo imposto da papa Paolo III in tutto il territorio dello Stato della Chiesa. San Marino non riesce più ad acquistare il sale ‘liberamente’ sul versante romagnolo ormai saldamente in mano – Cervia compresa – allo Stato della Chiesa. Eppure ne ha un assoluto bisogno per il suo uso interno e per il mercato di Borgo dove, da sempre, è una delle ‘merci’ di maggior richiamo. Anche i duchi d’Urbino si sono dovuti piegare da oltre un decennio a comprare il sale dalla Camera Apostolica: a loro volta essi poi lo rivendono, a prezzo maggiorato e con obbligo d’acquisto, presso le loro salare,  agli abitanti del Ducato, compresi i Carpegna e i Fregoso di Sant’Agata Feltria.
     La trafila nell’acquisto del sale esprime, in genere, la gerarchia dei rapporti esistenti in un territorio. I Carpegna ed i Fregoso, pur essendo famiglie potenti con aspirazione alla autonomia, per il fatto che acquistano il sale presso le salare dei Della Rovere, ammettono pubblicamente di essere soggetti ai Della Rovere, cioè di riconoscerne l’autorità sopra di sé.
I sammarinesi affrontano il problema del rifornimento del sale alla radice. Vanno a Roma a trattare direttamente  coi papi per poter continuare a rifornirsene senza sovrapprezzo e senza pregiudicare la loro libertà. La trattativa, lunghissima, produrrà effetto nel 1548: San Marino potrà acquistare il sale presso la Camera Apostolica, per il suo fabbisogno, senza sovrapprezzo.
Il fatto di aver condotto la trattativa a Roma autonomamente, con propri rappresentanti, e per giunta su una merce così singolare per i risvolti giuridici connessi, mette pericolosamente a nudo lo status reale di San Marino: una entità piccola, piccolissima, con una autonomia quasi assoluta, ma senza protettori. In sostanza, San Marino, nel momento stesso che si evidenzia come entità a sé stante, si rivela essere una possibile – e facile – preda di signorotti senza scrupoli desiderosi di allargare il loro feudo o di acquisirne uno nuovo. Scattano allora verso il Titano due attacchi fra i più pericolosi di tutta la sua storia ed entrambi provenienti dalla Romagna, territorio ‘controllato’ direttamente dallo Stato della Chiesa. Ci provano – complici  le autorità dello Stato della Chiesa – Fabiano da Monte nel 1543 e Leonardo Pio nel 1549. 

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