Anthony Muroni, La Strada dei soldi porta a San Marino, L’Unione Sarda

Anthony Muroni, La Strada dei soldi porta a San Marino, L’Unione Sarda

L’Unione Sarda
La Strada dei soldi porta a San Marino
Anthony Muroni

Tra i 19 indagati uno dei finanziatori di Carboni
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Strani intrecci con San Marino, banche commissariate, intercettazioni telefoniche, imprenditori indagati, soldi nascosti e ancora da trovare. L’inchiesta romana su P3 ed eolico si incrocia con quelle romagnole sui capitali transitati in maniera illecita su alcuni istituti di credito della Repubblica del Titano, piccola enclave sulla costa adriatica. Indagini (coordinate dai pm di Forlì Fabio di Vizio e Marco Forte) che hanno portato al commissariamento del Credito di Romagna (quello che emise un assegno di 500 mila euro a favore di Antonella Pau, compagna di Carboni) e, novità assoluta, all’iscrizione sul registro degli indagati di 19 tra funzionari di banca e imprenditori. Tra questi c’è anche Alessandro Fornari, uno dei finanziatori del gruppo Carboni, che nell’inverno a cavallo tra 2009 e 2010 ha versato al faccendiere sardo circa quattro milioni di euro. Motivo? «Investimenti nel settore delle energie rinnovabili in Sardegna. Ma non solo, a loro bastava che i soldi fruttassero», ha detto lo stesso Carboni nel suo interrogatorio di garanzia, il 9 luglio, il giorno dopo l’arresto.
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Qual è il collegamento tra il comitato d’affari che voleva mettere le mani sul business delle energie rinnovabili e l’inchiesta di Forlì? I magistrati romani Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli lo cercano in un colloquio (anche questo inedito) intercettato alle 19.20 dell’8 febbraio scorso. Al telefono Flavio Carboni e Cristiano Ragni, gallerista, antiquario e uomo del Pdl in Romagna. La trascrizione non è stata ancora depositata dai carabinieri, ma la ricostruzione del colloquio (già agli atti in forma riassuntiva) è questa: l’uomo d’affari sardo preme per un incontro a breve, dice di aver appena parlato con Dell’Utri e di dover comunicare a Ragni grossi movimenti che lo riguardano. A quel punto Carboni spara a bruciapelo: «Ricordi l’appuntamento che hai fissato a San Marino per Marcello? La persona in questione è Gatti?». Il riferimento è probabilmente al senatore Dell’Utri, mentre l’interlocutore è Gabriele Gatti, allora ministro delle Finanze di San Marino, dimessosi due mesi dopo per uno scandalo finanziario. La risposta di Ragni è gelida: «Gatti? No, Gatti è un figlio di mignotta di prima categoria, che non guarda in faccia nessuno». E Carboni risponde: «Chi è questo Gatti allora?». Uno che conta, secondo Ragni: «E’ il primo ministro, ma si tratta di un pezzo di merda». Il faccendiere di Torralba è più pragmatico, come nel suo stile: «Lascia perdere queste cose, ma ora è lui quello che conta di più?». Ragni non si arrende: «Sì, è così, ma è uno che per queste cose non ci si può fidare». Ma Carboni vorrebbe parlarci lo stesso, ricevendo in cambio un’altra promessa dal suo interlocutore: «Ma guarda, ti faccio incontrare con il Capitano reggente, che è una sorta di presidente della Repubblica». Ma l’imprenditore sardo non vuole sentire ragioni e tronca la conversazione: «Gli devo parlare di quell’altro signore e poi ti spiegherò perché, è arrivato il momento di agire. Stamattina da Cagliari ho sentito Matteo (Cosmi, mediatore finanziario di Forlì, ndr.). A Marcello lo hanno informato, perché anche lui ha la scorta, che quel signore ha una società immobiliare che porta il suo stesso nome. Marcello domattina incontrerà questa persona (Gatti, ndr.) alle 10.30, perché era convinto che l’abbia mandato da lui uno di noi, ma non è così. Ma ne parliamo mercoledì, quando ci vediamo».

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Il riferimento a San Marino, il possibile coinvolgimento del senatore Dell’Utri nelle trame finanziarie, i fondi effettivamente arrivati a Carboni e poi in parte destinati al “Giornale di Toscana” di proprietà del coordinatore del Pdl Denis Verdini. Un rompicapo finanziario che ha la Sardegna come epicentro, testa di ponte presumibilmente utilizzata da un gruppo di imprenditori e mediatori senza scrupoli, che volevano forse riciclare denaro. Queste le ipotesi investigative che vengono prese in considerazione, per due distinte indagini, dalle Procure di Roma e Forlì.

LE INDAGINI.
Dalla cittadina adriatica, nei giorni scorsi, sono arrivate due novità significative: il Credito di Romagna è stato commissariato dal ministro Tremonti (su proposta degli ispettori di Bankitalia) a causa di dodici operazioni “sospette” effettuate in partnership con l’Istituto Bancario Sanmarinese e con la Cassa di Risparmio di San Marino. Triangolazioni di grosse cifre di denaro, passate per il Titano forse per aggirare la legislazione italiana in materia di riciclaggio. Sul registro degli indagati sono finite 19 persone: tra queste c’è anche Alessandro Fornari, imprenditore di 68 anni (residente a Bertinoro), suocero del commercialista Fabio Porcellini.

I FINANZIAMENTI.
Sono loro ad avere effettuato bonifici per circa 4 milioni di euro (a nome della società Sardinia Renewable energy project), finiti nelle disponibilità di Annalaura Scanu Concas e Antonella Pau, moglie e amica di Carboni.

I BONIFICI.
I soldi dalla “Sardinia Reneweble energy project” sono arrivati con quattro distinti versamenti. Un primo da 850 mila euro (tra il 29 giugno e il 16 settembre 2009), un secondo da un milione (il primo ottobre), un terzo e un quarto (da 997 mila e 845 mila euro) il 18 novembre, a seguito delle insistenze di Carboni, che una settimana prima aveva detto (al telefono) a Porcellini: “Ci serve altra grana”.

VERDINI.
I versamenti fatti effettuare da Carboni sui conti del coordinatore Pdl sono cinque: due perfezionati da Antonella Pau e tre da Pino Tomassetti, autista e collaboratore di Carboni. Il primo è del 5 giugno 2009: 20 assegni da 12.500 euro, per complessivi 250 mila euro. Un mese dopo (il 10 luglio) altri 23 titoli da 10 mila euro e uno da 20 mila, per complessivi 250 mila. Il 2 ottobre 16 assegni da 12.500, per un totale di 200 mila e il 27 novembre altri 4 da 12.500, per complessivi 50 mila. Il quadro si compone definitivamente il 24 dicembre, con altri 4 titoli da 12500 euro, per un totale di 50 mila. Ottocentomila euro con una causale comune: “versamento in conto/aumento capitale” e “versamento per cessione preliminare”.

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