Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso dei sei miliardi dal Giappone

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso dei sei miliardi dal Giappone

L’informazione di San Marino

Caso dei sei miliardi dal Giappone

Rinviati a giudizio Giannini e Vivoli

Agli ex vertici
della Vigilanza
è contestata la
mancata segnalazione
dell’operazione
sospetta che doveva
vedere l’imponente
capitale di un soggetto
ungherese con guai
con la giustizia finire
in Asset Banca

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Caso dei sei miliardi di dollari dal Giappone che dovevano finire ad Asset Banca, rinviati a giudizio l’ex Direttore di Banca Centrale, Mario Giannini, e l’ex ispettore del Coordinamento della Vigilanza di Via del Voltone, Andrea Vivoli

Caso dei sei miliardi
di dollari dal Giappone
che dovevano finire ad
Asset Banca, rinviati a
giudizio l’ex Direttore
di Banca Centrale,
Mario Giannini (foto a
sinistra), e l’ex ispettore
del Coordinamento della
Vigilanza di Via del
Voltone, Andrea Vivoli
(foto a destra), che dopo
l’apertura dell’indagine
è stato destinato ad
altro incarico in Bcsm.
E’ di questi giorni il
rinvio a giudizio sulla
vicenda che, a settembre
dello scorso anno, ha
causato un terremoto
nell’istituto centrale.
Terremoto che ha
portato prima all’autosospensione,
poi all’autoriabilitazione
e infine
alle dimissioni dagli
incarichi di Giannini e
Vivoli, cui sono seguite
le dimissioni del presidente
di Banca Centrale,
Renato Clarizia,
seppure non indagato.


La contestazione Come era in parte già emerso, quello che viene contestato ai due ex membri della vigilanza di Bcsm nel rinvio a giudizio firmato dai commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, è il fatto di non aver segnalato l’imponente transazione sospetta all’Aif, l’Agenzia di informazione finanziaria. Emerge tuttavia anche un altro dato nuovo: secondo la ricostruzione dell’accusa, questa transazione si voleva compiere con “l’intercessione” di Banca Centrale stessa. I due membri di vertice di Bcsm sono accusati di aver omesso di segnalare l’operazione sospetta di trasferimento fondi per 6 miliardi di dollari.

Questo capitale era di
Gyorgiy Zoltan Matrai,
facoltoso ungherese che,
è poi stato appurato,
aveva qualche guaio con
la giustizia.

Il fatto
Era marzo 2014 quando
l’ungherese venne
presentato da Fiorenzo
Stolfi e dall’allora
Segretario alle Finanze
Claudio Felici ai vertici
di Banca Centrale che,
nell’operazione, doveva
dunque fare da “ponte”.
Infatti, secondo la ricostruzione
dell’accusa, il
facoltoso ungherese aveva
chiesto di realizzare
il trasferimento dell’imponente
mole di fondi
attraverso l’apertura
di un conto intestato a
Banca Centrale della
Repubblica di San Marino
presso la Banca del
Giappone, in vista del
successivo trasferimento dei
fondi presso Asset
Banca.
Emerge insomma, a
leggere la contestazione
dell’accusa, che ad
attuare l’operazione
dovesse essere Banca
Centrale, di fatto intercedendo
e partecipando
anziché restare soggetto
terzo controllore, in una
operazione tra privati.
Operazione che i due
esponenti della Vigilanza
di Bcsm avrebbero
dovuto, secondo l’accusa,
segnalare.


L’interrogatorio
Gli interrogatori su questo
specifico caso sono
contenuti anche nelle
70mila pagine della tangentopoli
sammarinese-conto
Mazzini.
Come già emerso
Giannini, nell’audizione
davanti agli inquirenti,
disse: “Questo Gyorgy
Matrai si disse intenzionato
a fare un ingente
trasferimento di danaro
su una banca sammarinese.
Per verità non si
capiva neppure se fosse
intenzionato solo a fare
il trasferimento o se
volesse altresì acquistareuna banca. I miei
ricordi non sono precisi.
In ogni caso, poiché disponevamo
del nome del
potenziale investitore,
Banca Centrale si attivò
per fare controlli. Ne
venne fuori che Matrai
era sottoposto ad indagine
e aveva qualche
problema giudiziario
o valutario. Per questo
ogni contatto con Matrai
venne interrotto”. Il
problema è che, secondo
quanto contestato
nel rinvio a giudizio,
di questa operazione
Bcsm non fece alcuna
segnalazione ad Aif. E
Giannini lo conferma,
ma si giustifica: “Non
ritenemmo di fare una
denuncia sui fatti relativi
a Matrai, appunto
perché ogni contatto era
stato interrotto”.


Non sono stati dello
stesso avviso, evidentemente,
gli inquirenti
che, a fine settembre,
per la mancata segnalazione
hanno spiccato
il rinvio a giudizio. La
data del processo non è
ancora stata fissata.

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