Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Evasione da 1,7 miliardi . 62 indagati. Rispunta la SMI

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Evasione da 1,7 miliardi . 62 indagati. Rispunta la SMI

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: La nuova
inchiesta nasce da una costola dell’indagine Amphora ed è coordinata
dalla procura di Roma / Evasione da 1,7 miliardi / 62 indagati. Rispunta
la SMI

SAN MARINO. Evasione fiscale miliardaria.
Ancora una volta il Titano al centro di una operazione che ha
scoperchiato un giro colossale in danno al fisco d’oltre confine. I
finanzieri che hanno condotto l’inchiesta si sono concentati su un ampio
periodo tra il 2001 e il 2012. La scoperta della maxievasione arriva
nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di
Roma – il procuratore Nello Rossa assieme ai sostituti procuratori
Filippi e Davinola – e denominata Miliardo. I finanzieri del Nucleo
Speciale di Polizia Valutaria hanno scoperto l’evasione realizzata da
società consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto,
del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata. Disposti
sequestri preventivi di beni per centinaia di milioni di euro. Numerose
perquisizioni locali e domiciliari in Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto
e Sardegna, finalizzate ad individuare e sottoporre a sequestro
cautelare circa novanta immobili tra uffici, unità residenziali ed
opifici, due aziende, nonché numerosi mandati fiduciari e oltre cento
rapporti bancari. 62 i soggetti indagati.

Utilizzo di
fatture per operazioni inesistenti,
bancarotta fraudolenta
e riciclaggio alcuni dei reati
contestati.
Il quadro dell’indagine
italiana
I finanzieri del Nucleo speciale
di polizia valutaria hanno
proceduto ieri all’esecuzione
di un decreto di sequestro
preventivo finalizzato alla
confisca per oltre 100 milioni di
euro, emesso dal Gip di Roma,
Valerio Savio, nei confronti
di una associazione capeggiata
e promossa dai titolari del
cosiddetto “Gruppo Gesconet”
e composta complessivamente
da 62 soggetti, attualmente indagati
anche per associazione
per delinquere. Organizzazioni
che risultavano specializzate
nella sistematica evasione della
riscossione di debiti tributari,
mediante l’utilizzo di circa 250
società consortili e cooperative.
Il danno erariale di 1,7 miliardi
di euro maturato nel corso degli
anni è riscontrato anche dalle
numerose verifiche fiscali effettuate
dagli uffici dell’Agenzia
delle Entrate. Un sistema che
ha permesso a quelli che sono
ritenuti i capi dell’organizzazione,
Pierino Tulli e Maurizio
Ladaga, di appropriarsi illecitamente,
secondo la Guardia di
Finanza, di circa 160 milioni
di euro.
Il meccanismo di frode
Il meccanismo fraudolento utilizzato dal 2001 consisteva
generalmente nell’affidamento
di servizi in subappalto a
società cooperative appositamente
costituite, da parte
delle società consortili amministrate
dagli indagati, che si
aggiudicavano gli appalti sia
da enti pubblici, sia da società
private di rilevanza nazionale.
Le società cooperative, a loro
volta, mediante l’emissione di
fatture per operazioni inesistenti
– accertate dalle Fiamme
gialle per circa 400 milioni di
euro – accreditavano il denaro
ricevuto ad ulteriori cooperative
cosiddette ‘finali’, i cui conti
venivano progressivamente
svuotati mediante prelevamenti
in contante, non giustificati
da alcuna logica commerciale.
Tale denaro veniva poi illecitamente
distratto e veicolato,
da parte dei responsabili delle
organizzazioni, su conti correnti
intestati a società fiduciarie di
San Marino e del Lussemburgo,
attraverso una serie di spalloni
muniti di valigette, per poi
essere riutilizzati nel settore
immobiliare. Le cooperative
‘finali’, quindi, dopo essere state
così depauperate, venivano
poste in liquidazione e sostituite
da ulteriori società neocostituite,
che ciclicamente subivano
lo stesso iter di svuotamento ed
abbandono.
I risvolti sammarinesi
ancora la smi
Di mezzo c’è ancora la Smi, la
San Marino Investimenti, finanziaria
oggi in liquidazione.
Questa inchiesta prende le
mosse, infatti, dalle migliaia
di documenti acquisiti dalla
procura di Roma nell’ambito
dell’indagine “Amphora”. Dopo
quell’acquisizione le carte hanno
preso diverse direzioni. Una
di queste è proprio l’inchiesta
che ha portato ai sequestri di
ieri e agli oltre 60 indagati. Tra
questi anche il conte Enrico Maria
Pasquini e Eugenio Buonfrate,
vertici della Smi. Dalle
ricostruzioni della Guardia di
finanza di Roma emerge che il
sistema utilizzato per la distrazione
di fondi sottratti all’erario
era il medesimo “collaudato” in
altre circostanze. Il denaro, cioè,
veniva destinato alla San Marino
Investimenti. Di qui finiva su
società portoghesi, già comparse
anche nel processo sammarinese
a carico di Pasquini e Buonfrate
condannati sul Titano rispettivamente
a 4 e 3 anni in primo
grado. Le società portoghesi,
Ilha das Pontas e Intersmi, erano
poi il tramite che consentiva
di fare perdere le tracce del denaro
per farlo quindi ritornare a
agli indagati accusati di volerlo
sottrarre al fisco.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy