Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Processo a ex presidente dc, sentiti i testimoni . “Carte false per giustificare passaggi di denaro”

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Processo a ex presidente dc, sentiti i testimoni . “Carte false per giustificare passaggi di denaro”

 L’Informazione di San Marino

Processo a ex presidente dc, sentiti i testimoni

“Carte false per giustificare passaggi di denaro”

Eccezione di competenza territoriale per Scardaccione, il giudice si riserva di decidere. La difesa di Poggiali: “Fu lui a fare segnalazione ai vertici di Ecb che ha dato origine a questo processo”

Antonio Fabbri

 

Si è aperto ieri mattina davanti al
giudice Gilberto Felici il processo
che vede imputati, l’ex presidente
Dc Leo Marino Poggiali (foto),
assieme a Benito Martellacchi
e Antonia Sassone, con l’accusa
di riciclaggio e Francesco Scardaccione
con l’accusa di appropriazione
indebita. È proprio su
quest’ultima accusa che, nelle
eccezioni preliminari, l’avvocato
di Scardaccione, Maurizio
Simoncini, ha sollevato una eccezione
di incompetenza territoriale.
Di fatto l’avvocato sostiene
che, se appropriazione indebita vi
è stata, si è consumata in Italia.
Quindi ha chiesto di dichiarare
l’incompetenza territoriale del
tribunale sammarinese. Questo
anche se, ha rilevato invece l’accusa,
pure il Gip romano Simonetta
D’Alessandro, che nel novembre
2011 dispose la custodia
cautelare di Scardaccione, aveva
sottolineato nell’ordinanza come
la condotta di appropriazione indebita
si fosse sostanziata con il
trasferimento dei denari sui conti
sammarinesi. Un’eccezione sulla
quale, comunque, il giudice Felici
si è riservato di decidere, procedendo
intanto ieri con l’audizione
dei testimoni.
Considerazioni in apertura anche
dai difensori di Poggiali, Gian
Nicola Berti e Massimiliano Rosti,
i quali hanno sottolineato
come non sia stato possibile fare
valere in istruttoria il fatto che la
segnalazione ai vertici della Ecb
sulle movimentazioni ritenute
anomale, sia arrivata, seppure
in seconda battuta, dallo stesso
Poggiali. “Senza quella segnalazione
– hanno rilevato i difensori
– questa indagine e questo
processo non ci sarebbero stati”.
Ascoltati, dunque, i testimoni:
l’ex Direttore generale di Ecb,
Giuseppe Guidi, e il direttore
dell’Agenzia di informazione fi-
nanziaria Nicola Veronesi, oltre
all’ispettore dell’Aif, Alessandro
Sberlati. Il direttore Veronesi, ha
parlato di documentazione rea-
Truffa ai danni delle assicurazioni. Due
gli episodi contestati, tre le compagnie
assicurative che si sono costituite parte
civile – Zurich, Cattolica e Unipol – nel
processo che vede fissata per oggi la
prima udienza a carico del giornalista de
“La Tribuna”, David Oddone, dei suoi
genitori, di Alessandro Pecci, avvocato
riminese, di Davide Giuliani e Jessica
Leone, questi ultimi due imputatitestimoni,
che hanno ammesso il raggiro
perpetrato in accordo con Oddone.
Due gli episodi che sono stati contestati,
uno del 18 ottobre 2009 e uno del 28
settembre 2011, entrambi verificatisi nello
stesso luogo, in Via Ordelaffi a Borgo
Maggiore. Due incidenti ritenuti finti
dall’accusa – come altri episodi richiamati
nel fascicolo ma verificatisi in Italia
– nei quali, in danno alle assicurazioni
parti lese, sono stati ottenuti risarcimenti
pari a 28mila euro complessivi in un caso
e 19mila nell’altro.
Il processo in calendario per oggi,
dovrebbe però vedere solo una udienza
tecnica, nella quale si formalizzerà
probabilmente la costituzione delle parti
davanti al giudice Roberto Battaglino e si
fisserà presumibilmente un calendario di
udienze. Il legale di David Oddone, Rossano
Fabbri, ha infatti depositato lunedì
mattina una istanza preliminare nella
quale solleva l’incompetenza territoriale
del tribunale di San Marino e chiede che
a valutare il caso sia l’autorità giudiziaria
italiana. Istanza che il legale ha avanzato
direttamente al Giudice per i rimedi straordinari.
In pratica il Collegio garante.
Saranno i saggi a decidere se il processo
dovrà svolgersi sul Monte o in Italia. In
sostanza nell’eccezione presentata da
Rossano Fabbri, che assieme all’avvocato
Filippo Cocco del foro di Rimini difende
Oddone, si fa valere il fatto che essendo
stato, il danno derivato dai finti incidenti
avvenuti a San Marino, risarcito in Italia,
sarebbe competente a giudicare l’autorità
di quello stato, pur essendo la contestata
truffa avvenuta sul Titano. Decidere spetterà
ai Garanti. E’ pertanto probabile che
questa mattina giudice Battaglino, svolti
gli adempimenti preliminari, aggiorni il
processo ad altra data in attesa della sentenza
del giudice superiore. a.f.
Truffa assicurazioni, processo a Oddone. Si apre ma c’è già un’eccezione
lizzata ad arte e successivamente
alle transazioni, per legittimare
passaggi di denaro già avvenuti
e altrimenti non giustificabili.
Sotto accusa sono l’apertura del
conto effettuata nel 2009 con
due versamenti da 30 mila euro
e le successive movimentazioni
e versamenti fatti tramite assegni
o per contante virtuale. Movimentazioni
di vari importi, da
qualche centinaia di migliaia di
euro a cifre superiori al milione.
Al momento della segnalazione
fatta dalla banca all’Aif, c’erano
sul conto 2.360.000 euro. A gestire
il rapporto con Scardaccione
era Poggiali, che secondo l’accusa
non segnalò, diversamente da
quanto sostenuto dai suoi legali,
le movimentazioni su quel conto
corrente. Conto formalmente
intestato al pensionato Benito
Martellacchi, ma nella sostanza
movimento da Scardaccione. Antonia
Sassone entra nell’inchiesta
in quanto amministratrice della
Tiermound, una società inglese
che faceva, secondo l’accusa, da
schermo alle movimentazioni di
questo denaro che doveva essere
destinato all’istituto di previdenza
italiano, l’Inps, ma che era
stato distratto da Scardaccione e
da un complice sul conto di una
associazione con lo stesso acronimo.
Sempre Inps, ma che voleva
significare “Insegnamento
nella partecipazione sindacale”.
Questi soldi, così distratti, erano
finiti a San Marino nel conto nella
disponibilità di Scardaccione
intestato a Martellacchi. Di qui al
conto della società londinese della
Sassone sul quale poteva operare
sempre Scardaccione. Ecco
perché, in funzione di tutti questi
passaggi finalizzati per l’accusa
a fare perdere le tracce dell’origine
illecita del denaro, viene
contestato il riciclaggio. “Siamo
convinti – ha detto Veronesi -che
l’autorità italiana sia arrivata a
capo del reato presupposto, dalle
nostre richieste e segnalazioni
all’Uif”. Una affermazione che
potrebbe tradursi in un caso di
scuola per esemplificare come,
seguendo e verificando le movimentazioni
anomale del denaro,
si possa risalire alla illecita provenienza
di quei soldi e, risalendo
il flusso, al reato presupposto.
Proprio quello che è accaduto in
questo caso come riconosciuto
dalla stessa autorità giudiziaria
italiana. Il processo non si è concluso
e il giudice Gilberto Felici
si è riservato di fissare un’altra
data nella quale si procederà presumibilmente alle conclusioni.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy